Come l’anno scorso, queste giornate di luglio a Castel Gandolfo sono per Benedetto XVI un tempo di lavoro più intenso e più raccolto, con uno spazio maggiore per la meditazione, la lettura personale, l’attenzione alla natura, la distensione. Non sono mancati alcuni impegni abituali come gli incontri di lavoro con il cardinale segretario di Stato e altri prelati, o l’udienza al primo ministro della Malaysia, nella mattina di lunedi scorso. I giorni trascorrono ordinati, secondo un orario leggermente anticipato rispetto a quello abituale, con passeggiate nel verde, solitamente pomeridiane, scandite dalla preghiera mariana del rosario recitato con il segretario particolare e i collaboratori piu stretti, di norma concluso davanti all’immagine della Madonna cara a Pio XI. Molte le carte e i libri portati dal Vaticano, in vista tra l’altro dei prossimi viaggi a Madrid e in Germania. L’impegno prioritario e rivolto alla preparazione e alla scrittura della conclusione dell’opera su Gesù di Nazaret, dedicata a un’analisi dei Vangeli dell’infanzia. Un altro tema centrale sta a cuore a Benedetto XVI: la riflessione sulla fede, mentre si avvicina il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Vaticano II (11 ottobre 1962), al quale Joseph Ratzinger ha partecipato sin dall’inizio. "Se il Concilio non tratta espressamente della fede, ne parla ad ogni pagina": a esprimersi cosi, l’8 marzo 1967, era Paolo VI, che il 29 giugno successivo, nel diciannovesimo centenario del martirio di Pietro e Paolo, inauguro un "Anno della fede" concluso il 30 giugno 1968 con il "Credo del popolo di Dio".
L'Osservatore Romano