martedì 28 febbraio 2012

Dottrina della Fede, dopo i risultati della Commissione, aspettarà molto prima di pubblicare un verdetto finale sulle apparizioni di Medjugorje

La Commissione d’inchiesta presieduta dal card. Camillo Ruini sulle apparizioni della Madonna a Medjugorje ha finito nei giorni scorsi di ascoltare i veggenti ed entro il 2012 potrebbe essere pronta a consegnare alla Congregazione per la Dottrina della Fede, sotto la cui supervisione lavora, un suo parere. Ma, secondo fonti consultate da Il Foglio, aspetterà a pronunciarsi pubblicamente in merito. L’ex Sant’Uffizio, infatti, seppure in procinto di prendere visione dei risultati a cui è arrivata la Commissione, pare sia intenzionato ad aspettare molto prima di pubblicare un proprio verdetto finale: i fenomeni soprannaturali, del resto, sono ancora in corso e c’è la convinzione che sia azzardato dire qualcosa prima che questi finiscano. Oltre il Tevere la parola d’ordine è: prudenza. Che, tradotto in decisioni pratiche, significa “sospensione del giudizio”. E, come fece Tarcisio Bertone nel 1998 quando era ancora segretario dell’ex Sant’Uffizio, dichiarare che “per il momento nihil obstat”. E cioè: anche se non si può ancora affermare con certezza che si tratta di fenomeni soprannaturali (e anche se non si può dire il contrario), si possono fare pellegrinaggi, i fedeli possono continuare a recarsi nella piccola cittadina della Bosnia. A predicare prudenza è anzitutto il Papa. Ma per lui prudenza non è sinonimo di disinteresse, tutt’altro. Nel gennaio 2010 fece scalpore l’iniziativa presa dal cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn (nella foto con Benedetto XVI) il quale, subito dopo il Natale, decise di recarsi a Medjugorje nonostante la Santa Sede chiedesse alle autorità della Chiesa di non arrischiarsi in missioni simili. Il “pellegrinaggio” di Schönborn provocò, infatti, diverse polemiche. In molti in Vaticano s’indispettirono. Ma forse in pochi sapevano che Schönborn era andato a Medjugorje anche, ovviamente non soltanto, col preciso intento di raccogliere informazioni da riferire poi in seguito al Papa. Benedetto XVI, infatti, come prima Giovanni Paolo II, desiderava sapere, dopo cinque anni dall’elezione al Soglio di Pietro, come stava evolvendo la situazione. Schönborn non ha potuto fare altro che annotare ciò che ha visto: un flusso di pellegrini sempre più convinto della veridicità delle apparizioni. E sempre più persuaso sembra sia lo stesso primate d’Austria che poche ore fa ha dichiarato queste parole: “E’ vero che la Madonna è dappertutto, ma è altrettanto vero che in questi luoghi se ne avverte una presenza molto più forte”. Gli hanno chiesto: come si fa a discernere la verità in eventi come quelli di Medjugorje? Ha risposto Schönborn: “L’aspetto fondamentale sono i frutti. I frutti dicono, i frutti parlano, i frutti sono rivelatori”. Già, ma a Medjugorje, oltre ai frutti, ci sono i messaggi che ogni venticinque del mese la Madonna lascia ai fedeli. Messaggi che sempre invitano alla preghiera e che però molto danno da pensare anche in Vaticano. L’ultimo messaggio è di sabato. Parole che, in tempi di Vatileaks, senz’altro non hanno lasciato indifferenti i porporati alla guida del governo della Chiesa: “Cari figli – ha detto la Madonna tra le altre cose – pregate col cuore. Voi parlate tanto ma pregate poco. Leggete, meditate la Sacra Scrittura e le parole scritte in essa siano per voi vita”.

Paolo Rodari, Il Foglio