martedì 5 luglio 2011

La visita del Papa alla sede de 'L'Osservatore Romano'. Benedetto XVI segue interessato e incuriosito le varie fasi di impaginazione del quotidiano

Un ospite speciale per il compleanno di un giornale singolare. Il quotidiano della Santa Sede ha festeggiato il 150° anniversario di fondazione ricevendo la visita del suo editore. Non accadeva da vent’anni. E quella di stamattina per Joseph Ratzinger è stata la prima volta da Pontefice nella sede de L’Osservatore Romano. Il Papa in redazione è un avvenimento inconsueto. Anche per il "suo" giornale, nato un secolo e mezzo fa proprio con lo scopo di offrire "alla causa del Vicario di Cristo - recitava l’editoriale del primo numero uscito con la data del 1° luglio 1861 - il tributo del nostro ingegno e della nostra parola". Da quando il 4 novembre 1929, pochi mesi dopo la firma del Trattato del Laterano, la sede del quotidiano si è trasferita all’interno della Città del Vaticano, le porte della redazione si sono aperte a cinque Papi. Ha cominciato Pio XI nel gennaio del 1930. E allora come oggi, lo ha rilevato il direttore all’inizio dell’incontro, la visita seguiva di poco l’anniversario sacerdotale del Pontefice: cinquant’anni per Achille Ratti, 20 dicembre 1929, sessant’anni per Joseph Ratzinger, 29 giugno 2011. Poi è stata la volta di Giovanni XXIII nel 1959, quindi di Paolo VI nel 1963, di Giovanni Paolo II, che ha compiuto due visite, nel 1979 e 1991, e infine di Benedetto XVI. Il Papa è stato accolto all’ingresso della sede del giornale, in via del Pellegrino, dal card. Tarcisio Bertone, suo segretario di Stato, dal direttore generale della Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano, il salesiano don Pietro Migliasso, dal vicedirettore Carlo Di Cicco e dal direttore Giovanni Maria Vian. Salito in ascensore al terzo piano, dove in un salone erano riunite tutte le componenti della comunità di lavoro, il personale della redazione del quotidiano, delle altre edizioni, dell’ufficio correttori di bozze, della postazione grafica e tecnica, dell’amministrazione e della segreteria, il Pontefice ha voluto salutare personalmente ognuno dei presenti, a cominciare dal segretario di redazione Gaetano Vallini, dal redattore capo Antonio Chilà e dal redattore capo grafico Piero Di Domenicantonio. In tutto un centinaio di persone, rappresentative di ben quindici Paesi di quattro continenti: Europa, America, Africa e Oceania. Era presente anche il direttore emerito del quotidiano, Mario Agnes. Al termine dei saluti, a Benedetto XVI è stata mostrata su un monitor la "confezione" del giornale. Il Pontefice si è seduto a una delle postazioni grafiche e, visibilmente interessato e incuriosito, ha seguito le varie fasi dell’impaginazione che precedono la stampa, illustrategli dal redattore capo grafico e dal direttore. Quindi l’indirizzo di saluto rivoltogli dal direttore, che ha espresso la sua gratitudine per l’incontro familiare che il Papa ha riservato ad ogni dipendente del quotidiano. Si è soffermato sul motto del giornale che campeggia sulla testata “Unicuique suum, non praevalebunt”: “Unicuique suum, un principio della filosofia antica, la giustizia, tratta dal diritto romano, l'altra - non prevalebunt - deriva dal detto di Gesù nel Vangelo di Matteo. E' lo stesso detto che contiene il Tu es Petrus. Quindi questo significa veramente un'unità profonda, profondamente intrecciata: Tu es Petrus, non prevalebunt. Siamo naturalmente tutti nella stessa piccola barca, navicula Petri. Grazie Santità”. Il Pontefice ha poi pronunciato il primo capoverso del discorso preparato, proseguendo poi a braccio con una lunga riflessione sul ruolo del quotidiano della Santa Sede nel panorama dell’informazione internazionale. Quindi ha impartito la benedizione apostolica. Al termine, accompagnato da un lungo applauso, il Papa è sceso al secondo piano, nell’ufficio del direttore, dove ha firmato un foglio a ricordo della visita. Quindi il direttore gli ha offerto la prima copia del numero speciale dedicato al 150° anniversario, curato da Francesco M. Valiante, e gli ha mostrato le bozze a colori dell’edizione settimanale in lingua italiana, che si stampa proprio il martedì mattina. Al Pontefice sono stati anche donati gli esemplari di alcune pubblicazioni realizzate in occasione della storica ricorrenza: il volume "Singolarissimo giornale. I 150 anni de L’Osservatore Romano", edito da Allemandi a cura di Antonio Zanardi Landi e del direttore Vian, il libro "Tempo di Dio, tempo della Chiesa. L’anno liturgico bizantino" (Marietti) dell’archimandrita Manuel Nin, rettore del Pontificio Collegio Greco, che raccoglie gli editoriali sulla liturgia orientale pubblicati sul quotidiano, una copia di ciascuna edizione (in italiano, francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco e polacco) del numero speciale realizzato in occasione della Beatificazione di Giovanni Paolo II. Infine, prima del congedo, il dono più prezioso: gli Opera omnia di Sant’Agostino nella classica edizione curata da Armand-Benjamin Caillau (1794-1850). L’opera, 42 volumi in ottavo, pubblicati a Parigi tra il 1836 e il 1840, più un indice uscito nel 1842, fa parte della Collectio selecta di testi dei padri della Chiesa che l’ecclesiastico francese realizzò tra il 1829 e il 1842 dando alle stampe ben 133 volumi prima che il suo connazionale Jacques-Paul Migne (1800-1875) desse inizio alla monumentale opera di pubblicazione di tutti i testi patristici latini e greci. La copia donata a Benedetto XVI era di proprietà del canonico Agostino Zaboglio, rettore del seminario di Como al tempo di Benedetto XV, ed era successivamente entrata in possesso di don Virgilio Levi, segretario di redazione (1967-1972) e poi vicedirettore de L’Osservatore Romano (1972-1983), che lo ha lasciato in dono alla biblioteca del giornale. Per una singolare coincidenza l’opera è stata ritrovata da Giovanni Maria Vian in un angolo nascosto dell’archivio proprio il 1° luglio scorso, data del 150° anniversario.

L'Osservatore Romano, Radio Vaticana

Il saluto del direttore