Il sesto anniversario dell’Elezione di Benedetto XVI al Soglio pontificio, celebrato ieri, è un’occasione per riflettere sul profondo significato del ministero di Pastore della Chiesa universale. Poco prima di affacciarsi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana per la sua prima benedizione, il Pontefice appena eletto ha pochi istanti per realizzare pienamente a quale compito è chiamato. La sacrestia della Cappella Sistina è soprannominata "stanza delle lacrime", perché si presume che il Papa appena eletto, che vi entra per la vestizione, scoppi a piangere dalla commozione al pensiero dell’incarico per cui è stato prescelto. Nel Libro intervista a Peter Seewald, "Luce del mondo", lo stesso Benedetto XVI racconta che, dopo il voto del Conclave, ebbe la sensazione di essere stato colpito da una ‘ghigliottina’. In quella pagina il Santo Padre confida quali furono i suoi pensieri pochi istanti prima dell’“Habemus Papam”: “Sapevo che di lì a poco, dalla Loggia centrale, avrei dovuto pronunciare qualche parola, ed ho iniziato a pensare: ‘Cosa potrei dire?’ Per il resto, fin dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire questo: ‘Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi!’”.
Poco prima di rivolgersi per la prima volta alla folla in Piazza San Pietro, Benedetto XVI era profondamente immerso nella preghiera. Così il Papa neo-eletto seppe affidarsi a Dio superando l’iniziale sorpresa e forse la momentanea trepidazione. Ma in quegli istanti la sua determinazione ad assumere il ruolo di successore di Pietro si fondava su un’altra certezza. Lo spiegò lui stesso nell’Udienza generale del 19 aprile 2006, ad un anno dalla sua elezione: “Ricordo con emozione il primo impatto che dalla Loggia centrale della Basilica ho avuto, subito dopo la mia povera elezione, con i fedeli raccolti in questa stessa Piazza. Mi resta impresso nella mente e nel cuore quell’incontro al quale ne sono seguiti tanti altri, che mi hanno dato modo di sperimentare quanto sia vero ciò che ebbi a dire nel corso della solenne concelebrazione con la quale ho iniziato solennemente l’esercizio del Ministero petrino: ‘Sento viva la consapevolezza di non dover portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo’. E sempre più sento che da solo non potrei portare questo compito, questa missione. Ma sento anche come voi lo portiate con me: così sono in una grande comunione e insieme possiamo portare avanti la missione del Signore” (19 aprile 2006).
Radio Vaticana