mercoledì 9 giugno 2010

Anno Sacerdotale. I vescovi italiani ai preti: dolore per accuse generalizzate. Incalcolabile il bene che offrite alle comunità, siamo fieri di voi!

Le “accuse generalizzate” contro i sacerdoti, per lo scandalo degli abusi sessuali, “hanno prodotto amarezza e dolore”, per questo i vescovi italiani si stringono ai loro preti per esprimere “la nostra cordiale stima e vicinanza”: è quanto si legge nel “Messaggio dei vescovi italiani ai sacerdoti che operano in Italia”, diffuso oggi dalla Conferenza Episcopale italiana. Il testo è stato elaborato nel corso della recente Assemblea generale: una iniziativa inedita, nel solco delle due lettere vergate da Benedetto XVI, la prima ai vescovi di tutto il mondo sulla vicenda dei lefebvriani, la seconda ai cattolici irlandesi sullo scandalo degli abusi. “Noi vescovi, riuniti in Assemblea generale – si legge -, abbiamo avvertito il forte desiderio di scrivervi mentre l’Anno Sacerdotale si avvia alla conclusione. Il nostro primo pensiero è sempre per voi, e lo è stato ancora di più in questi mesi. Incalzati da accuse generalizzate, che hanno prodotto amarezza e dolore e gettato il sospetto su tutti, abbiamo pregato e invitato a pregare per voi. Ora, tutti insieme vogliamo esprimervi la nostra cordiale stima e vicinanza, ispirata dalla comune responsabilità ecclesiale”. I vescovi rivolgono ai sacerdoti “anzitutto, una parola di gratitudine. La gloria di Dio risplende nella vostra vita consumata nella fedeltà al Signore e all’uomo...Noi siamo fieri di voi! Il bene che offrite alle nostre comunità nell’esercizio ordinario del ministero è incalcolabile e, insieme ai fedeli, noi ve ne siamo grati. La vostra consolazione – continuano i presuli - non dipenda dai risultati pastorali, ma attinga alla presenza amica dello Spirito Paraclito e alla partecipazione al calice del Signore”. Quindi l’esortazione a “perseverare nel cammino di conversione e di penitenza”, a “non rassegnarci alle fragilità e al peccato”, ma ad “andare avanti” e “a non adagiarci sulle comodità, a non lasciarci distogliere dall’essenziale, a non rassegnarci a ciò che è solo abituale nel ministero...La chiamata che ci ha afferrato e plasmato ci aiuterà a superare anche le tribolazioni di questo tempo, corrispondendo con rinnovato slancio al mandato che ci è stato affidato”.Infine “una parola di incoraggiamento”. Il Signore – scrivono i vescovi italiani – “non ci ha promesso una vita facile, ma una presenza che non verrà mai meno. Senza di lui siamo nulla e non possiamo fare niente; dimorando in lui i nostri frutti saranno abbondanti e duraturi. La sua compagnia non ci mette al sicuro dagli attacchi del maligno né ci rende impeccabili, ma ci assicura che il male non avrà mai l’ultima parola, perché chi si fa carico del proprio peccato può sempre rialzarsi e riprendere il cammino. Vi sostenga – concludono i vescovi - la comunione del presbiterio, la nostra paternità, la certezza della presenza del Signore Risorto che rende possibile attraversare ogni prova. Gratitudine, conversione, incoraggiamento: questo vi diciamo per essere ancora più uniti nel condividere l’impegno e la gioia del ministero a servizio delle nostre Chiese e del Paese”.

Il Velino