Padre Federico Lombardi, il portavoce vaticano, l’ha confermato due giorni fa: l’8 ottobre, di mattina, Nicolas Sarkozy (nella foto con Benedetto XVI) sarà ricevuto dal Papa. L’incontro è stato organizzato in tempi che per la Santa Sede sono strettissimi. A spingere per l’udienza è stato, ovviamente, lo stesso Sarkozy, in calo di consensi e soprattutto in battaglia con Bruxelles a causa dei rimpatri dei Rom: giusto mercoledì Bruxelles ha avviato una procedura d’infrazione contro la Francia. Per Sarkozy l’incontro con Benedetto XVI sarà una salutare photo-opportunity. Lui l’ha voluta. Lui ha stretto sui tempi, col consenso del Vaticano. Perché questo consenso? Il motivo è semplice: il 22 agosto, mentre in Francia erano furenti le polemiche sui rimpatri dei Rom illegittimamente presenti nel paese, Benedetto XVI lesse in francese un richiamo ad “accogliere le legittime diversità umane”. I media registrarono le sue parole come una netta presa di distanza rispetto alla linea del capo di stato francese sui Rom. In Vaticano questa ricostruzione dei fatti non piacque affatto. Non piacque in Segreteria di Stato dove il corso Dominique Mamberti regge i rapporti con gli Stati per conto del card. Tarcisio Bertone. Di qui l’inusuale, quanto ai tempi, convocazione di Sarkozy. Per chiarire. E, insieme, per dare un segnale alla Chiesa di Francia la quale, questa estate, attraverso diversi suoi rappresentanti si era distanziata dalla politica dell’Eliseo. Anche perché la linea della Chiesa francese non è per nulla univoca. Prova ne sia che il 6 settembre, giorno in cui la comunità Rom sfilava per protesta nelle vie della città, l’arcivescovo André Vingt-Trois aveva detto la sua, in un’omelia significativamente rilanciata nei giorni scorsi da Avvenire. In una Messa nella cattedrale di Notre Dame gremita, il presule aveva detto che “la questione è complessa” ed espresso giudizi tutt’altro che ostili a Sarkozy. Diceva Vingt-Trois: “Per coloro che commettono reati è giusto che il governo disponga che siano ricondotti alla frontiera”. E ancora: “Altri elementi da considerare sono l’assistenza sanitaria e sociale. La legge, infatti, prevede per tutti i residenti nel territorio francese il diritto all’assistenza, ma anche il pagamento dei contributi. Si tratta di un costo considerevole. Per tutte queste ragioni il governo francese intende ridurre il numero dei Rom. Dunque, la questione è legittima. Non si tratta di espulsioni gratuite, perché ricondurre i rom alla frontiera è costoso. Il governo francese si è impegnato con un aiuto economico di 300 euro a persona, pari a tre mesi di salario in Romania, a cui si aggiungono 100 euro per figlio e le spese di viaggio”. “Detto questo – ha proseguito – c’è una questione relativa al modo di mettere in pratica questi respingimenti, che vanno effettuati nel rispetto delle persone, tutelando i principi di umanità e soprattutto evitando misure collettive. Bisogna dire no al trattamento globale e massiccio, ma serve un trattamento individuale. Questo chiediamo al governo francese, e ci auguriamo che lo faccia”. Cosa pensa la Santa Sede della politica sui Rom di Sarkozy? La risposta è complessa. Dalle autorità vaticane arrivano più silenzi che parole. Certo, prima di dimettersi da segretario del dicastero dei migranti per dedicarsi agli studi sul Concilio Vaticano II, mons. Agostino Marchetto aveva accusato le autorità di colpire “persone deboli e povere che sono state perseguitate, che furono anch’esse vittime di un ‘olocausto’ e che vivono sempre fuggendo da chi dà loro la caccia”. Ma poi, niente più. Marchetto, una volta dimessosi, non ha più toccato l’argomento e così hanno fatto tutte le altre autorità vaticane. Anche L’Osservatore Romano, che se ritiene di veicolare un messaggio ufficioso della Santa Sede non si fa problemi, ha preferito non esprimersi sull’argomento. Insomma, un silenzio generalizzato che, se legato all’udienza del prossimo 8 ottobre, suona come un aiuto notevole concesso a Sarkozy per uscire dall’angolo. Scrive sul suo blog il vaticanista Sandro Magister: “La verità è che le autorità della Chiesa si sono convinte, in Francia e altrove, che i rimpatri dei Rom fuori regola, così come di ogni altra persona illegalmente presente nell’uno o nell’altro paese, non sono affatto di per sé irrazionali o, peggio, criminosi”.
Paolo Rodari, Il Foglio