di Carlo Di Cicco
L'Osservatore Romano
Nel nostro tempo di eccessi quasi quotidiani alla ricerca di facili consensi mediatici, la visita pastorale di Benedetto XVI alla diocesi di San Marino-Montefeltro è parsa una felice rarità. Egli ha detto cose grandi e straordinarie quasi colloquiando con i suoi ascoltatori. Un senso di garbo e misura ha, del resto, caratterizzato l'ospitalità a lui riservata dalla diocesi più singolare d'Italia e dalla Repubblica più antica del mondo.Una sola volta la voce del Papa, da calda e suadente, si è fatta d'improvviso vibrante: quando nello stadio di Serravalle, momento più affollato dell'intero percorso, al testo scritto dell'omelia per spiegare il vangelo della domenica della Trinità, ha aggiunto: "Festa di Dio". Forse non a caso. Pare, infatti, questo il punto focale, molto ratzingeriano, per meglio leggere l'intera visita a San Marino e l'incontro finale davanti la cattedrale di Pennabilli riservato ai giovani. Dio non è un argomento occasionale tra i tanti, ma la questione centrale della proposta teologica di Benedetto XVI da cui discende ogni azione pastorale capace di toccare il cuore dell'uomo. Il Papa sa parlare di Dio come "primo e supremo mistero della nostra fede", ma specialmente come amore, punto di partenza per riuscire a guardare con occhi nuovi la grande storia dei popoli e la cronaca quotidiana delle persone. Amore e libertà, parole più facilmente sciupate e tradite, che trovano consistenza nella fede cristiana, sono parole chiave in questa visita pastorale. Ricorrenti in contesti diversi, ma sempre associate all'invito a una vita coerente con quanto si crede. Con la fede nel Dio rivelatosi in Gesù Cristo, ha ricordato il Pontefice, si determinano una cultura e una civiltà "incentrate sulla persona umana, immagine di Dio e perciò portatore di diritti precedenti ogni legislazione umana". La ricchezza distintiva della Repubblica di San Marino è stata la fede cristiana che sul piccolo territorio ha creato "una civiltà veramente unica", ancorata a una "convivenza pacifica secondo criteri di democrazia e di solidarietà". Grazie ad essa, ha aggiunto il Papa parlando ai capitani reggenti nella sala del Consiglio Grande e Generale del Palazzo Pubblico, "si può costruire una società attenta al bene della persona, alla sua dignità e libertà, capace di salvaguardare il diritto di ogni popolo e vivere nella pace". Sono capisaldi della laicità all'interno della quale le istituzioni civili devono impegnarsi a difesa del bene comune e la Chiesa collaborare al servizio dell'uomo "nella difesa dei suoi diritti fondamentali, di quelle istanze etiche che sono iscritte nella sua stessa natura". I santi sono coloro che meglio parlano di Dio e testimoniano il suo amore dando vita a esperienze durature come è accaduto nella storia di San Marino e San Leo. Furono due scalpellini cristiani dei primi secoli, soltanto in seguito divenuti uno diacono e l'altro sacerdote. Essi restano all'origine della comunità cristiana della diocesi di San Marino-Montefeltro. Alle parole, i Santi uniscono l'esempio che le rende convincenti; e perciò fu possibile a San Marino lasciare nel testamento alla sua comunità la raccomandazione a restare liberi da ogni potere. Quasi a ricordo della sua visita, Benedetto XVI ha affidato a tutti i fedeli l'esortazione a "essere come fermento nel mondo" mostrandosi "cristiani presenti, intraprendenti e coerenti". Con uno stile di incoraggiamento piuttosto che di giudizio e sensibili, sull'esempio dell'amore di Dio, alle situazioni di particolari bisogni. Per il nostro tempo di crisi economica e prevalenza di modelli consumistici il Papa ha messo in primo piano l'attenzione alla famiglia; la tutela della vita; il sostegno al lavoro dei giovani colpiti come mai dalla precarietà; l'accoglienza ai rifugiati. Così operando si aprono orizzonti di speranza non vana in un mondo nuovo dove il prototipo di cittadino è colui che segue le orme di Cristo.