domenica 4 settembre 2011

I 329 preti austriaci minacciano lo scisma se non verranno accolte le loro richieste. Da Roma l'indicazione è resistere ma evitare la rottura

“E’ il momento della verità”, scrive il settimanale cattolico inglese The Tablet in merito alle proteste dei 329 preti austriaci (tanti sono diventati da inizio luglio, quando erano soltanto in 150, a oggi) che ancora minacciano, a pochi giorni dall’arrivo di Papa Benedetto XVI nella vicina Germania, di uscire dalla Chiesa Cattolica se non vedranno Roma cedere alle loro richieste: sì alle donne prete, basta col celibato sacerdotale e con le misure restrittive per i divorziati risposati. Il rischio è niente meno che uno scisma, uno strappo contro il quale il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn (nella foto con Benedetto XVI), sta cercando di opporre tutta l’arte diplomatica di cui è capace. Ma non è facile. L’antiromanità da sempre presente in parte del cattolicesimo di area tedesca, espinto con forza dai settori protestanti, è viva e decenni dopo decenni non promette di diminuire. Uno dei più influenti abati dell’Austria, Martin Felhofer dell’abbazia di Schlägl, ha detto nelle scorse ore che lo scisma “è vicino” e che per scongiurarlo Schönborn può fare ben poco a meno che vescovi, religiosi e preti del paese non si siedano attorno a un tavolo e trovino una soluzione. Per tutti il pericolo maggiore è uno: che i 329 arrivino alla rottura definitiva il prossimo 22 settembre, ovvero il giorno in cui Benedetto XVI atterrerà nella sua terra natale. I 329 hanno ricevuto recentemente una lettera dell’arcivescovo di Vienna che chiedeva loro di obbedire a Roma. La risposta altro non è stata che un rinnovato appello alla disobbedienza, con richiesta esplicita che di qui in avanti siano i laici a guidare le parrocchie. A loro dire altra soluzione non vi è per contrastare il disastro della carenza generalizzata di vocazioni sacerdotali. Secondo un sondaggio effettuato nei giorni scorsi in Austria circa il 76% degli interpellati, cittadini austriaci di diversa estrazione, vede con favore le rivendicazioni dei ribelli. Non così le gerarchie cattoliche. Queste vedono tutto il movimento di protesta con profonda apprensione tanto che il teologo Paul Zulehner, amico di Schönborn e insieme vicino al movimento Noi siamo Chiesa, ha chiesto di offrire risposte in tempo breve, per evitare lo scisma. Schönborn è stato pochi giorni fa a Castel Gandolfo per partecipare all’annuale appuntamento di studio che il Papa organizza con i suoi ex allievi e non ha mancato di riferire degli avvenimenti austriaci come inprecedenza aveva fatto in curia. Da Roma l’indicazione è di “resistere”, ma nello stesso tempo difare di tutto per evitare la rottura definitiva. Un’impresa che, visto come stanno andando le cose, sembra essere al limite del possibile. A guidare il dissenso in Austria è un ex collaboratore di Schönborn, ovvero Helmut Schüller, ex vicario generale di Vienna. La sua spinta riformatrice è una spina nel fianco della Chiesa austriaca e soprattutto di Schönborn. Recentemente era circolata la notizia di una marcia indietro dei riformatori: “Nemmeno per sogno”, ha subito fatto sapere ai media proprio Schüller.

Paolo Rodari, Il Foglio

Austria, il momento della verità