martedì 25 settembre 2012

Il congedo di mons. Müller dalla diocesi di Ratisbona: il Vangelo va annunciato e vissuto in tutta la sua pienezza. Non possiamo farlo trascinare qua e là, come una foglia appassita, dal vento delle opinioni

"Gioiosa fiducia in Dio, amore attivo per il prossimo e serena pacatezza": sono i tre pilastri spirituali che hanno sorretto, e continuano a farlo, la vita e il ministero dell’a rcivescovo Gerhard Ludwig Müller (nella foto con Benedetto XVI), prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Lo ha confidato egli stesso domenica 23 settembre, durante la celebrazione con cui si è congedato dalla diocesi di Ratisbona, dopo averla guidata per dieci anni. Vescovo nella diocesi bavarese dalla fine del 2002, il presule, che il 1° ottobre prossimo celebrerà il decennale di episcopato, è stato infatti chiamato, il 2 luglio scorso, a sostituire il cardinale statunitense William Joseph Levada, immediato successore di Joseph Ratzinger all’ex Sant’Uffizio. Alla vigilia del commiato, la sera di sabato 22, mons. Müller ha inaugurato a Pentling, sobborgo di Ratisbona, l’ex residenza di Joseph Ratzinger, sottoposta di recente a lavori di ristrutturazione. Donata due anni fa alla fondazione diocesana Papst Benedikt XVI., è stata trasformata in centro di documentazione e di incontro con la vita e l’opera del Pontefice. Tra i presenti alla cerimonia, anche il nunzio in Germania, l’arcivescovo Jean-Claude Périsset, il fratello di Benedetto XVI, mons. Georg Ratzinger, e il suo segretario particolare mons. Georg Gänswein. La casa-museo, che conserva anche oggetti appartenuti ai due fratelli sacerdoti e alla sorella Maria, sarà aperta ai visitatori su prenotazione a partire dal prossimo mese di ottobre. L’indomani, presiedendo l’Eucaristia domenicale nel duomo di Ratisbona, il presule tedesco ha offerto ai numerosi presenti e concelebranti un’omelia sul significato salvifico dell’amore di Cristo, che offre all’umanità "un orientamento nel tempo e una prospettiva nell’eternità. Per questo non ci rassegniamo e non ci lasciamo togliere la gioia di vivere e la vita stessa"; e per questo "non ci rifugiamo nemmeno nell’ebbrezza del piacere e del consumismo, che sovrasta la paura del nulla e banalizza la vita". Perché, ha aggiunto, "chi crede in Cristo comprende le proprie capacità come dono di Dio, svolge i propri compiti e doveri quotidiani verso Dio e il prossimo e sopporta le asperità del cammino terreno e le cattiverie dei contemporanei". Bussola per orientarsi in questo itinerario è per mons. Müller il Vangelo, "anche in una situazione resa più difficile dalla secolarizzazione e da un modo di pensare e di comportarsi come se Dio non esistesse, che caratterizza anche molti cristiani, i quali non comprendono più con chiarezza l’importanza della fede in Dio e nel suo amore". Un Vangelo, ha subito chiarito, che va "annunciato e vissuto in tutta la sua pienezza. Non possiamo seguire il consiglio scaltro di mettere in vendita la parola di Dio, che è eterna, nella fiera annuale delle opinioni e delle ideologie, e di consegnarla come un programma di partito alle preferenze degli elettori o di farla trascinare qua e là, come una foglia appassita, dal vento delle opinioni". Infatti, ha proseguito, "chi si confronta con serietà e dignità con la verità sull’uomo nella vita e nella morte è immune alle promesse dell’auto-redenzione e dal canto delle sirene di tutto ciò che gira intorno al wellness. Il creato non può che essere il cammino dell’uomo verso Dio, e non la sua meta". Ricorrendo a una metafora, il presule ha evidenziato come "da dietro le quinte del 'mondo senza Dio', che si presenta in modo tenue o anche stridulo", spunti il "fantasma" del "nichilismo", che vaga in un’Europa stanca della vita. "Come un suggeritore dalla sua buca, ci sussurra che tutto è teatro, tanta apparenza e niente sostanza". Grazie a Dio, però, ci sono i credenti, che sono aperti al mondo, "poiché la creazione manifesta la bontà di Dio nei nostri confronti. La bellezza della natura, l’emozione della storia, il fascino di ogni biografia non sono la falsa apparenza del nulla, bensì lo splendore dell’universo, del mondo ordinato dal logos della ragione della Parola di Dio, che rispecchia la sua gloria e la sua potenza. La ragione, della quale Dio ha dotato l’uomo, non si lascia impressionare dagli spettri del nichilismo e della disperazione. Chi riflette sulla propria situazione, nella fede in Dio sperimenta che dietro il mondo dell’apparenza ci sono l’esistenza di Dio, la sua verità e la sua bontà". Testimonianza della sua volontà salvifica, ha continuato il presule, sono "il susseguirsi delle generazioni e l’intera creazione. Da lui abbiamo ricevuto tutto ciò che siamo e che possediamo". Perciò "l’uomo non è sospeso sopra un precipizio, che alla fine lo inghiotte o che lo deruba. Dio non si esaurisce nella sua creazione, sicché tra lui e noi potrebbe nascere una rivalità. Più ci avviciniamo a lui nella fede e nella speranza, più sperimentiamo il Dio dell’amore trinitario come garante della nostra libertà e come nostro perfezionatore nella sua vita". Da qui la conclusione, che è un inno alla speranza cristiana: "Nel grande confronto spirituale universale, oggi - come in ogni tempo - non si tratta di cose secondarie, di liti tra redentori dell’umanità autoproclamatisi tali, che alla fine si rivelano sempre truffatori truffati. Nel confronto tra la morte e la vita esiste sempre un solo vincitore. È questo il messaggio del cristianesimo che sostiene la Chiesa e che ogni giorno dà forza e fiducia anche ai suoi Pastori e servitori della Parola divina: il Vangelo della vittoria di Cristo sulla morte e il compimento della nostra speranza di risurrezione e di vita eterna". Al termine del rito, sulla piazza del duomo si è svolta una caratteristica festa bavarese, durante la quale molti fedeli hanno potuto salutare personalmente l’arcivescovo Müller, testimoniando il loro affetto.

L'Osservatore Romano