"Gioiosa fiducia in Dio, amore attivo
per il prossimo e serena pacatezza": sono i tre pilastri spirituali che
hanno sorretto, e continuano a farlo,
la vita e il ministero dell’a rcivescovo Gerhard Ludwig Müller (nella foto con Benedetto XVI), prefetto
della Congregazione per la
Dottrina della Fede. Lo ha confidato
egli stesso domenica 23 settembre,
durante la celebrazione con cui
si è congedato dalla diocesi di Ratisbona,
dopo averla guidata per dieci
anni.
Vescovo nella diocesi bavarese
dalla fine del 2002, il presule, che
il 1° ottobre prossimo celebrerà il
decennale di episcopato, è stato
infatti chiamato, il 2 luglio scorso, a
sostituire il cardinale statunitense
William Joseph Levada, immediato
successore di Joseph Ratzinger
all’ex Sant’Uffizio.
Alla vigilia del commiato, la sera
di sabato 22, mons. Müller ha
inaugurato a Pentling, sobborgo di
Ratisbona, l’ex residenza di Joseph
Ratzinger, sottoposta di recente a
lavori di ristrutturazione. Donata
due anni fa alla fondazione diocesana
Papst Benedikt XVI., è stata trasformata
in centro di documentazione
e di incontro con la vita e l’opera
del Pontefice. Tra i presenti alla cerimonia,
anche il nunzio in Germania,
l’arcivescovo Jean-Claude Périsset,
il fratello di Benedetto XVI,
mons. Georg Ratzinger, e il
suo segretario particolare mons.
Georg Gänswein. La casa-museo,
che conserva anche oggetti appartenuti
ai due fratelli sacerdoti e alla
sorella Maria, sarà aperta ai visitatori
su prenotazione a partire dal
prossimo mese di ottobre.
L’indomani, presiedendo l’Eucaristia
domenicale nel duomo di Ratisbona,
il presule tedesco ha offerto
ai numerosi presenti e concelebranti
un’omelia sul significato salvifico
dell’amore di Cristo, che offre
all’umanità "un orientamento nel
tempo e una prospettiva nell’eternità.
Per questo non ci rassegniamo e
non ci lasciamo togliere la gioia di
vivere e la vita stessa"; e per questo
"non ci rifugiamo nemmeno
nell’ebbrezza del piacere e del consumismo,
che sovrasta la paura del
nulla e banalizza la vita". Perché,
ha aggiunto, "chi crede in Cristo
comprende le proprie capacità come
dono di Dio, svolge i propri compiti
e doveri quotidiani verso Dio e il
prossimo e sopporta le asperità del
cammino terreno e le cattiverie dei
contemporanei". Bussola per orientarsi in questo
itinerario è per mons. Müller il
Vangelo, "anche in una situazione
resa più difficile dalla secolarizzazione
e da un modo di pensare e di
comportarsi come se Dio non esistesse,
che caratterizza anche molti
cristiani, i quali non comprendono
più con chiarezza l’importanza della
fede in Dio e nel suo amore".
Un Vangelo, ha subito chiarito, che va "annunciato e vissuto in
tutta la sua pienezza. Non possiamo
seguire il consiglio scaltro di mettere
in vendita la parola di Dio, che è
eterna, nella fiera annuale delle opinioni
e delle ideologie, e di consegnarla
come un programma di partito
alle preferenze degli elettori o
di farla trascinare qua e là, come
una foglia appassita, dal vento delle
opinioni". Infatti, ha proseguito, "chi si confronta con serietà e dignità
con la verità sull’uomo nella
vita e nella morte è immune alle
promesse dell’auto-redenzione e dal
canto delle sirene di tutto ciò che
gira intorno al wellness. Il creato
non può che essere il cammino
dell’uomo verso Dio, e non la sua
meta".
Ricorrendo a una metafora, il
presule ha evidenziato come "da
dietro le quinte del 'mondo senza
Dio', che si presenta in modo tenue
o anche stridulo", spunti il "fantasma" del "nichilismo", che vaga in
un’Europa stanca della vita. "Come
un suggeritore dalla sua buca, ci
sussurra che tutto è teatro, tanta apparenza
e niente sostanza". Grazie
a Dio, però, ci sono i credenti, che
sono aperti al mondo, "poiché la
creazione manifesta la bontà di Dio
nei nostri confronti. La bellezza della
natura, l’emozione della storia, il
fascino di ogni biografia non sono
la falsa apparenza del nulla, bensì
lo splendore dell’universo, del mondo
ordinato dal logos della ragione
della Parola di Dio, che rispecchia
la sua gloria e la sua potenza. La
ragione, della quale Dio ha dotato
l’uomo, non si lascia impressionare
dagli spettri del nichilismo e della
disperazione. Chi riflette sulla propria
situazione, nella fede in Dio
sperimenta che dietro il mondo
dell’apparenza ci sono l’esistenza di
Dio, la sua verità e la sua bontà".
Testimonianza della sua volontà
salvifica, ha continuato il presule, sono "il susseguirsi delle generazioni
e l’intera creazione. Da lui abbiamo
ricevuto tutto ciò che siamo
e che possediamo". Perciò "l’uomo
non è sospeso sopra un precipizio,
che alla fine lo inghiotte o che lo
deruba. Dio non si esaurisce nella
sua creazione, sicché tra lui e noi
potrebbe nascere una rivalità. Più ci
avviciniamo a lui nella fede e nella
speranza, più sperimentiamo il Dio
dell’amore trinitario come garante
della nostra libertà e come nostro
perfezionatore nella sua vita".
Da qui la conclusione, che è un
inno alla speranza cristiana: "Nel
grande confronto spirituale universale,
oggi - come in ogni tempo -
non si tratta di cose secondarie, di
liti tra redentori dell’umanità autoproclamatisi
tali, che alla fine si rivelano
sempre truffatori truffati. Nel
confronto tra la morte e la vita esiste
sempre un solo vincitore. È questo
il messaggio del cristianesimo
che sostiene la Chiesa e che ogni
giorno dà forza e fiducia anche ai
suoi Pastori e servitori della Parola
divina: il Vangelo della vittoria di
Cristo sulla morte e il compimento
della nostra speranza di risurrezione
e di vita eterna".
Al termine del rito, sulla piazza
del duomo si è svolta una caratteristica
festa bavarese, durante la quale
molti fedeli hanno potuto salutare
personalmente l’arcivescovo Müller, testimoniando il loro affetto.
L'Osservatore Romano
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