Nel Konzerthaus di Friburgo, come ultimo appuntamento del viaggio apostolico in Germania, Papa Benedetto XVI ha incontro i cattolici impegnati nella Chiesa e nella società. “Da decenni”, ha riconosciuto il Pontefice nel suo discorso, il più lungo tra quelli pronunciati in questo 21° viaggio apostolico all'estero, “assistiamo ad una diminuzione della pratica religiosa, constatiamo un crescente distanziarsi di una parte notevole di battezzati dalla vita della Chiesa”. “Emerge la domanda: la Chiesa non deve forse cambiare? Non deve forse, nei suoi uffici e nelle sue strutture, adattarsi al tempo presente, per raggiungere le persone di oggi che sono alla ricerca e in dubbio?”. Quando venne chiesto alla Beata Madre Teresa di dire quale fosse, a suo avviso, la prima cosa da cambiare nella Chiesa, rispose “Lei ed io!”. Questo episodio, ha spiegato il Papa, rende evidenti due cose: “Da un lato, la religiosa intende dire all’interlocutore che la Chiesa non sono soltanto gli altri, non soltanto la gerarchia, il Papa e i vescovi: Chiesa siamo tutti noi, i battezzati”, “dall’altro lato, essa parte effettivamente dal presupposto: sì, c’è motivo per un cambiamento. Esiste un bisogno di cambiamento”, perché “ogni cristiano e la comunità dei credenti sono chiamati ad una continua conversione”. Il Pontefice si è quindi chiesto come debba configurarsi concretamente questo cambiamento e se si tratti di una sorta di restauro o di “una correzione, per riprendere la rotta e percorrere in modo più spedito e diretto un cammino”. “Questi ed altri aspetti hanno importanza”, ha riconosciuto, “ma per quanto riguarda la Chiesa, il motivo fondamentale del cambiamento è la missione apostolica dei discepoli e della Chiesa stessa”. La Chiesa, infatti, “deve sempre di nuovo verificare la sua fedeltà a questa missione”, perché “a causa delle pretese e dei condizionamenti del mondo” “la testimonianza viene ripetutamente offuscata, vengono alienate le relazioni e viene relativizzato il messaggio”. La Chiesa, ha ricordato il Papa, “trova il suo senso esclusivamente nell’impegno di essere strumento della redenzione, di pervadere il mondo con la parola di Dio e di trasformare il mondo introducendolo nell’unione d’amore con Dio”. Essa stessa “è sempre in movimento, deve continuamente mettersi al servizio della missione, che ha ricevuto dal Signore”. "La Chiesa - ha spiegato Papa Ratzinger - deve sempre di nuovo aprirsi alle preoccupazioni del mondo e dedicarsi senza riserve ad esse, per continuare e rendere presente lo scambio sacro che ha preso inizio con l'incarnazione. Nello sviluppo storico della Chiesa si manifesta, però, anche una tendenza contraria: quella cioè di una Chiesa che si accomoda in questo mondo, diventa autosufficiente e si adatta ai criteri del mondo. Essa dà così all'organizzazione e all'istituzionalizzazione un'importanza maggiore che non alla sua chiamata all'apertura". Ma per il Papa, "per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanità del mondo".
"In un certo senso - ha detto il Papa - la storia viene in aiuto alla Chiesa attraverso le diverse epoche di secolarizzazione, che hanno contribuito in modo essenziale alla sua purificazione e riforma interiore. Le secolarizzazioni infatti - fossero esse l'espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili - significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spogliava, per così dire, della sua ricchezza terrena e tornava ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena". La Chiesa "condivideva in quei momenti storici l'esigenza di una povertà che si apriva verso il mondo, per distaccarsi dai suoi legami materiali, e così anche il suo agire missionario tornava ad essere credibile". In questo senso, "gli esempi storici mostrano che la testimonianza missionaria di una Chiesa 'demondanizzata' emerge in modo più chiaro. Liberata dal suo fardello materiale e politico, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell'adorazione di Dio e al servizio del prossimo". "Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa". "Si tratta piuttosto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità, che non trascura né reprime alcunché della verità del nostro oggi, ma realizza la fede pienamente nell'oggi vivendola, appunto, totalmente nella sobrietà dell'oggi, portandola alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità sono convenzioni ed abitudini". "La fede cristiana è per l'uomo uno scandalo sempre e non soltanto nel nostro tempo", ha detto Benedetto XVI.
"Che il Dio eterno si preoccupi di noi esseri umani, ci conosca; che l'Inafferrabile sia diventato in un determinato momento afferrabile; che l'Immortale abbia patito e sia morto sulla croce; che a noi esseri mortali siano promesse la risurrezione e la vita eterna - credere questo è per noi uomini una vera pretesa. Questo scandalo, che non può essere abolito se non si vuole abolire il cristianesimo, purtroppo - ha detto Benedetto XVI - è stato messo in ombra proprio recentemente dagli altri scandali dolorosi degli annunciatori della fede. Si crea una situazione pericolosa, quando questi scandali prendono il posto dello skandalon primario della Croce e così lo rendono inaccessibile, quando cioè nascondono la vera esigenza cristiana dietro l'inadeguatezza dei suoi messaggeri". "Vi è una ragione in più - ha detto ancora il Papa - per ritenere che sia nuovamente l'ora di togliere coraggiosamente ciò che vi è di mondano nella Chiesa. Questo non vuol dire ritirarsi dal mondo. Una Chiesa alleggerita degli elementi mondani è capace di comunicare agli uomini - ai sofferenti come a coloro che li aiutano - proprio anche nell'ambito sociale-caritativo, la particolare forza vitale della fede cristiana". “Anche le opere caritative della Chiesa devono continuamente prestare attenzione all’esigenza di un adeguato distacco dal mondo per evitare che, di fronte ad un crescente allontanamento dalla Chiesa, le loro radici si secchino – ha rilevato –. Solo il profondo rapporto con Dio rende possibile una piena attenzione all’uomo, così come senza l’attenzione al prossimo s’impoverisce il rapporto con Dio”. “Essere aperti alle vicende del mondo significa quindi, per la Chiesa 'demondanizzata', testimoniare, secondo il Vangelo, con parole ed opere qui ed oggi la signoria dell’amore di Dio”, ha dichiarato Benedetto XVI. “Questo compito”, ha concluso, “rimanda al di là del mondo presente: la vita presente, infatti, include il legame con la vita eterna”.
Zenit, TMNews, SIR
VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (XX) - il testo integrale del discorso del Papa