“Un’esistenza ricca di esperienze mistiche, descritte con semplicità, lasciando intuire l’ineffabile mistero di Dio, sottolineando i limiti della mente nell’afferrarlo e l’inadeguatezza della lingua umana nell’esprimerlo”. È quella vissuta da Margherita d’Oingt (1240-1310), la quarta priora della Certosa di Poleteins al centro della catechesi dell’Udienza generale di Papa Benedetto XVI. In una gremita Aula Paolo VI in Vaticano, il Santo Padre ha ricordato questa mattina che Margherita “concepisce tutta la vita come un cammino di purificazione fino alla piena configurazione a Cristo” e “scrive di sé per giovare agli altri e per fissare più profondamente nel proprio cuore la grazia della presenza di Dio, per far sì, cioè, che ogni giorno la sua esistenza sia segnata dal confronto con le parole e le azioni di Gesù”. Attraverso i suoi scritti, appare come “una donna molto colta” che “scrive abitualmente in latino, la lingua degli eruditi, ma scrive pure in franco provenzale e anche questo è una rarità”. Inoltre, ha aggiunto il Papa, “ha una personalità lineare, semplice, aperta, di dolce carica affettiva, di grande equilibrio e acuto discernimento, capace di entrare nelle profondità dello spirito umano, di coglierne i limiti, le ambiguità, ma pure le aspirazioni, la tensione verso Dio”. Nel mostrare “una spiccata attitudine al governo, coniugando la sua profonda vita spirituale mistica con il servizio alle sorelle e alla comunità”, ha precisato il Pontefice, Margherita d’Oingt “afferma che la croce di Cristo è simile alla tavola del parto” e “il dolore di Gesù sulla croce è paragonato a quello di una madre”. Dalle parole di una monaca certosina, la figura di Margherita ci rivela “una personalità affascinante, dall’intelligenza viva, orientata verso la speculazione e, allo stesso tempo, favorita da grazie mistiche: in una parola, una donna santa e saggia che sa esprimere con un certo umorismo un’affettività tutta spirituale”. Sull’esempio di Margherita che invita a “meditare quotidianamente la vita di dolore e di amore di Gesù e quella di sua Madre, Maria”, Benedetto XVI ha affermato: “Margherita d’Oingt ci invita a meditare quotidianamente la vita di dolore e di amore di Gesù e quella di sua Madre, Maria. Qui è la nostra speranza, il senso del nostro esistere. Dalla contemplazione dell’amore di Cristo per noi nascono la forza e la gioia di rispondere con altrettanto amore, mettendo la nostra vita a servizio di Dio e degli altri”. Quindi l’invito a “lasciare entrare”, come Margherita che solo a prima vista può apparire lontana da noi tutti, “la luce di Cristo nella nostra coscienza”, “perché sia pulita e illuminata, e “capisca ciò che è vero e buono e ciò che è male”: “La spazzatura non c'è solo in diverse strade del mondo. C'è spazzatura anche nelle nostre coscienze e nelle nostre anime. È solo la luce del Signore, la sua forza e il suo amore che ci pulisce, ci purifica e ci dà la retta via”.
Nei saluti, nelle varie lingue, Benedetto XVI ha rivolto un indirizzo particolare ad una delegazione ebraica di Anti-Defamation League e ai rappresentanti delle comunità ebraica e cattolica di Pittsburg. Infine, l’invito a giovani, malati e sposi novelli a riflettere, “ancora una volta, sull’autentico significato dell’esistenza umana”, dopo la solennità di Tutti i Santi, la Commemorazione dei defunti e la memoria domani di San Carlo Borromeo, a quattro secoli dalla canonizzazione: "Questi giorni di riflessione e di preghiera costituiscano per voi, cari giovani, un invito a imitare l’eroismo dei Santi, che hanno speso la vita a servizio di Dio e del prossimo. Siano di grande conforto per voi, cari ammalati, associati al mistero della passione di Cristo. Diventino un’occasione propizia per voi, cari sposi novelli, per comprendere sempre meglio che siete chiamati a testimoniare con la vostra reciproca fedeltà l’amore infinito con cui Dio circonda ogni uomo".