La preghiera in privato in suffragio dei Pontefici che lo hanno preceduto e di tutti i fedeli defunti. Come da tradizione, Benedetto XVI ha trascorso così parte del pomeriggio di ieri, 2 novembre, sostando in raccoglimento nelle Grotte della Basilica Vaticana. In ginocchio davanti alle tombe che custodiscono l’ultimo riposo di chi lo ha preceduto alla guida della Chiesa universale, ma con il cuore aperto sul popolo di Dio sparso nel mondo, dal bambino neobattezzato a chi è giunto al termine della sua esistenza. Dalla filigrana del breve rito presieduto nelle Grotte Vaticane, traspaiono i sentimenti di Benedetto XVI legati alla Commemorazione dei defunti: “In queste Grotte Vaticane affidiamo alla misericordia del Padre coloro che hanno il loro sepolcro e attendono la risurrezione della carne. In particolare Papa Giovanni Paolo II e gli altri Sommi Pontefici che hanno svolto il servizio di pastori della Chiesa universale, perché siano partecipi dell’eterna liturgia del cielo”. La preghiera dei fedeli che ha seguito la lettura del Salmo abbraccia tutte le intenzioni che abitano il cuore del Papa: la protezione di Dio della Chiesa, il ridestarsi del “desiderio di santità” nei credenti, la conversione del cuore per chi è lontano da Dio, l’educazione dei giovani “al dono gioioso di sé”, una nuova forza alla speranza di chi è povero o soffre, fino all’ultima richiesta: perché il pensiero della Risurrezione di Cristo accompagni “l’ultimo respiro dei moribondi” e la misericordia divina arrivi a tutti i defunti. Una preghiera completa, quasi un “Urbi et orbi” nascosto, levato non lontano dalla tomba di Pietro e suggellato da un’invocazione che esprime l’essenza della fiducia cristiana: “Ascolta la preghiera che rivolgiamo a Te per tutti coloro che hanno lasciato questo mondo. Apri le braccia della tua misericordia e ricevili nell’assemblea gloriosa della santa Gerusalemme”.
Radio Vaticana