Radio Vaticana
sabato 16 aprile 2011
Pasqua 2011. Le meditazioni della Via Crucis: nessuno può attraversare il mare di questo secolo se non è portato dalla croce di Cristo
C’è l’uomo di fronte al suo cuore meschino e preso dalla contabilità del proprio benessere nelle meditazioni scritte da madre Rita Piccione per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, che sarà presieduta dal Papa. Meditazioni che la Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato oggi. Nei suoi testi la monaca agostiniana vuol parlare a credenti e non, che si chiudono alla verità o sfregiano “l’ingenuità dei piccoli e dei deboli” e identifica nel peso della croce portata da Gesù le persecuzioni contro la Chiesa di ieri e di oggi. “Scorgiamo la meta da raggiungere, tuttavia c’è di mezzo il mare di questo secolo...è venuto...colui al quale noi volevamo andare...e ci ha procurato il legno con cui attraversare il mare. Nessuno, infatti, può attraversare il mare di questo secolo, se non è portato dalla croce di Cristo”. Sono queste parole di Sant’Agostino ad offrire la chiave di lettura delle meditazioni. Le riflessioni di madre Rita nascono dalla premessa che il percorso verso il Calvario è come “l’ora della prova della nostra vita”, “quando le varie maschere della menzogna deridono la verità e le lusinghe del successo soffocano l’intimo richiamo all’onestà”, “quando il vuoto di senso e di valori annulla l’opera educativa e il disordine del cuore sfregia l’ingenuità dei piccoli e dei deboli”. L’ora di Cristo insinua “la tentazione della fuga, il sentimento dello sgomento e dell’angoscia”. Ed è toccante la meditazione della prima stazione, dove emergono gli interrogativi di Pilato sulla verità e l’identità di Gesù, quel restare sordo alla sua Parola e il non comprenderne la sua testimonianza di verità, quel suo uscire fuori verso i giudei più volte, durante l’interrogatorio a Gesù, che è come “un impulso a fuggire da sé. E poi il prevalere della voce che lo raggiunge da fuori sulla Parola che è dentro.Tutto questo oggi è riconoscibile nei condizionamenti che giungono dall’esterno, che soffocano i richiami della coscienza. E non trova migliori parole se non quelle di Sant’Agostino, madre Rita, per parlare all’uomo di oggi: “Non uscire fuori, torna in te stesso, è nel tuo uomo interiore che abita la verità”. Nello scorrere delle meditazioni è protagonista il cuore umano, spesso meschino, che si lascia “ingannare dalle illusioni del piccolo tornaconto personale”. Ed è a questo cuore “preso dalla contabilità del proprio benessere” (II stazione) e “cieco alla mano del povero e dell’indifeso che mendica ascolto e chiede aiuto” che le tre cadute di Gesù sotto il peso della croce lasciano insegnamenti. Così, se nella prima caduta (III stazione) si può riconoscere l’umana impotenza, dove si innesta la potenza divina, nella seconda c’è da imparare la pazienza e nel carico della croce si può scorgere (VII stazione) “il peso della persecuzione contro la Chiesa di ieri e di oggi”. Persecuzione “che uccide i cristiani in nome di un dio estraneo all’amore” o “coloro che rispondono con l’amore all’odio” e “con la mitezza alla violenza”. La terza caduta è invece l’invito a “perseverare”, a “rimanere fermi e saldi” nella prova e a rimanere in Cristo. Nell’incontro tra Gesù e le donne di Gerusalemme (VIII stazione), l’esortazione è a ritrovare la capacità di piangere sui propri peccati, a “riconoscere le ferite delle nostre infedeltà e delle nostre ambizioni, dei nostri tradimenti e delle nostre ribellioni” e a invocare il balsamo della conversione. L’ultima stazione della Via Crucis, la XIV, porta dinanzi al Cristo che sta per essere sepolto. Bisogna avvicinarvisi “non camminando, ma credendo”, scrive madre Rita, “non con i passi del corpo, ma con la libera decisione del cuore”.