I lefebvriani consegneranno "a breve" una risposta in merito al Preambolo dottrinale che la Santa Sede ha proposto al gruppo scismatico tradizionalista come condizione per il pieno reintegro nella Chiesa Cattolica. Un documento che, spiega in un'intervista il superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, mons. Bernard Fellay, "è suscettibile di chiarimenti e di modifiche" perché "l'adesione al Concilio è problematica". In pratica nel Preambolo si chiede alla Fraternità di sottoscrivere la "Professio fidei" richiesta a ogni persona che assume un ufficio ecclesiastico. Questa professione di fede cattolica prevede tre gradi diversi di assenso richiesti e distingue tra verità rivelate, dichiarazioni dogmatiche e Magistero ordinario. A proposito di quest’ultimo, afferma che il cattolico è chiamato ad assicurare un "religioso ossequio della volontà e dell’intelletto" agli insegnamenti che il Papa e il collegio dei vescovi "propongono quando esercitano il loro magistero autentico", anche se non sono proclamati in modo dogmatico, come nel caso della maggior parte dei documenti del Magistero. La Santa Sede non ha quindi escluso la possibilità di mantenere una discussione aperta su alcuni punti del Concilio Vaticano II che i lefebvriani continuano a considerare problematici. "Il Preambolo dottrinale che ci è stato consegnato sia un documento che, come indica la nota che l'accompagna, è suscettibile di chiarimenti e di modifiche", afferma il successore di Lefebvre. "Non si tratta di un testo definitivo. Noi invieremo a breve una risposta a questo documento, ove indicheremo con franchezza le posizioni dottrinali che ci sembra indispensabile mantenere. Dopo l'inizio dei nostri colloqui con la Santa Sede - i nostri interlocutori lo sanno bene - la nostra costante preoccupazione è stata quella di presentare in tutta lealtà la posizione tradizionale". "Da parte di Roma - secondo mons. Fellay - la discrezione s'impone anche perché questo testo, pur nello stato attuale che necessita numerosi chiarimenti, rischia fortemente di suscitare l'opposizione dei progressisti, i quali non ammettono la semplice idea di una discussione sul Concilio, perché considerano che questo Concilio pastorale sia indiscutibile o 'non negoziabile', come se si trattasse di un Concilio dogmatico". Per il capo dei lefebvriani, invece, "questo Preambolo dottrinale non può ricevere il nostro avallo, benché comporti un margine per una 'legittima discussione' su certi punti del Concilio. Qual è l'ampiezza di questo margine? La proposta che farò in questi giorni alle autorità romane e la loro risposta a loro volta ci permetteranno di valutare le opportunità che ci rimangono. Qualunque sia l’esito di questa discussione, il documento finale che sarà stato accettato o rifiutato, sarà reso pubblico". Dopo aver citato le posizioni anti-conciliariste di Brunero Gherardini e Athanasius Schneider, nonché la rivisitazione del Concilio di Roberto de Mattei, Fellay spiega: "Questi lavori sollevano le difficoltà dottrinali poste dal Vaticano II e dimostrano quindi perché l'adesione al Concilio è problematica. Il che è un primo passo essenziale". Il superiore dei lefebvriani domanda: "Il Credo non sarebbe più sufficiente, oggi, per essere riconosciuto come cattolico? Esso non esprime più tutta la fede cattolica? Si esige oggi che coloro che abbandonano i loro errori e si riuniscono alla Chiesa Cattolica professino la loro fede nella libertà religiosa, nell'ecumenismo o nella collegialità?". Mons. Fellay sottolinea che la Chiesa Cattolica odierna è in crisi e afferma: "Dei giovani vescovi e preti che ereditano questa situazione prendono sempre più coscienza della sterilità di 50 anni di apertura al mondo moderno. Non danno la colpa unicamente alla laicizzazione della società, si interrogano sulle responsabilità del Concilio che ha aperto la Chiesa a questo mondo in piena secolarizzazione".
TMNews, Vatican Insider
La Fraternità San Pio X e il Preambolo dottrinale - il testo integrale dell'intervista