Oggi in Irlanda il Consiglio nazionale per la salvaguardia dei bambini nella Chiesa Cattolica ha pubblicato 6 Rapporti relativi ad altrettante diocesi irlandesi in cui si esaminano le pratiche messe a punto per prevenire i casi di abuso, ridefinisce le accuse e valuta come sono state trattate, intervista le persone-chiave delle inchieste, e soprattutto pubblica una serie di raccomandazioni perché l’impegno per la salvaguardia e la protezione dei minori sia sempre ai massimi livelli. Le diocesi interessate sono quelle di Ardagh e Clonmacnois, Derry, Dromore, Kilmore, Raphoe e Tuam che oggi mettono in rete i singoli Rapporti accompagnati dai comunicati dei loro vescovi. Con una nota più positiva, comunque, i sei rapporti confermano che mentre in passato queste diocesi erano spesso più preoccupate a proteggere l’immagine della Chiesa Cattolica e a tutelare i preti dalle accuse piuttosto che a interessarsi dei bambini vittime di abusi, oggi queste stesse diocesi hanno attuato procedure serie ed efficaci per la tutela dei minori. I vescovi di queste diocesi hanno invitato l’agenzia ad esaminare le procedure passate e quelle presenti attuate nelle loro rispettive diocesi. Inoltre, essi hanno reso disponibile la documentazione relativa alle accuse di abuso passate, anche se i rapporti non riportano i dettagli degli abusi allo stesso modo dei rapporti giudiziari precedenti. Mentre i rapporti offrono l’importante e necessaria conferma che la Chiesa d’Irlanda si trova ora sulla giusta strada, essi hanno tuttavia fornito la prova evidente che i vescovi nei decenni passati cercavano di proteggere sia i preti che compivano gli abusi che il buon nome della Chiesa, senza riconoscere la salvaguardia dei minori come priorità assoluta. Ciò è stato particolarmente evidente nel caso della diocesi di Raphoe, che ricopre la maggior parte della contea di Donegal, nel nord dell’isola. Qui, rivelano i rapporti, la polizia ha ricevuto 52 accuse di abuso da parte di 14 preti tra il gennaio 1975 e l’agosto 2010. Otto di loro sono stati allontanati, mentre quattro sono stati dichiarati colpevoli di aver compiuto reati sui minori. "É evidente che sono stati compiuti gravi errori di giudizio da parte dei vescovi che si sono trovati a far fronte alle accuse di violenze sui minori all'interno delle loro diocesi" afferma il rapporto di Raphoe. Si aggiunge anche che “si è dato troppo rilievo alla situazione dei preti accusati” e “troppa poca importanza ai bisogni dei querelanti”, mentre sarebbe stata necessaria una maggiore attenzione “per garantire rapide azioni preventive al manifestarsi dei problemi". Secondo il rapporto di Raphoe, i casi di abuso sono stati riferiti al Vaticano solo quando i preti sono stati perseguiti penalmente o quando le diocesi ne hanno chiesto l’espulsione. Il rapporto della diocesi di Derry rivela che sono state effettuate 31 accuse di abuso contro 23 preti, ad oggi 16 deceduti, e afferma che anche in situazioni dove le “preoccupazioni erano fondate”, i preti “non sono stati affrontati con decisione o trattati in maniera adeguata" e i problemi sono stati spesso risolti con il loro trasferimento altrove. Ian Elliott, il direttore dell’agenzia della Chiesa per la salvaguardia dei bambini, membro della Chiesa d’Irlanda e non cattolico, ha rivelato che dal 1975 le sei diocesi, chi più e chi meno, hanno protetto i preti autori di abusi dalle accuse. Ma in anni recenti, ha affermato, la situazione è cambiata. I vescovi hanno iniziato a informare la polizia e le autorità sanitarie irlandesi con sollecitudine e in maniera esauriente. Tuttavia, ha affermato, l’agenzia ha scoperto che in molti casi di abuso, i vescovi non si occupavano di informare la Congregazione Vaticana per la Dottrina della Fede, pur essendone obbligati dal 2001.“Ogni accusa – commenta il vescovo di Kilmore, mons. Leo O’Reilly – rappresenta una persona che ha sofferto e i miei pensieri oggi vanno alle vittime degli abusi. Sono consapevole che la pubblicazione di questo e di altri Rapporti del Child Safeguarding possono riaprire oggi ferite dolorose a coloro che hanno sofferto abusi per mano di sacerdoti. Ancora una volta chiedo loro persone, esprimo la mia rabbia e il mio profondo dolore a coloro che hanno sperimentato il tradimento di chi avrebbe dovuto portar loro l’amore di Cristo e la sua compassione”. I vescovi irlandesi esprimono quindi la loro “gratitudine” e il loro ringraziamento a tutti coloro che lavorano nel Consiglio Nazionale. “Il Rapporto – scrive l’arcivescovo Michael Neary di Tuam – dimostra quanto forti siano le procedure messe in atto per garantire la sicurezza dei bambini”. “Voglio – scrive dal canto suo l’arcivescovo di Dromore, mons. John McAreavey – ringraziare il personale del National Board per la professionalità con cui sta portando avanti questa verifica. Sottomettere ognuno e ogni diocesi allo scrutinio di un organo indipendente non è facile. Il National Board ha portato avanti il suo lavoro, aiutandoci a riconoscere sia le nostre forze che le nostre debolezze. Il Rapporto finale contiene anche una serie di raccomandazione che ci aiutano a migliorare”. Il vescovo della diocesi di Raphoe ammette: “Fu data scarsa enfasi ai bisogni delle vittime che sono stati spesso non riconosciuti con il vano tentativo di proteggere la reputazione della Chiesa. Ci sono stati frequenti casi di ritardi e addirittura di non accettazione delle denunce e delle lamentele circa abusi sessuali suo minori”. Nell’offrire la sua “umile scusa” il vescovo promette: “La speranza è che quei gravissimi errori non si ripetano mai più”. E in tutti i comunicati, il vescovi ricordano il numero verde attivato sia in Irlanda che in Inghilterra e Irlanda del Nord al quale rivolgersi per chiedere servizi ai sostegno e supporto in caso di abuso. Con la diffusione dei rapporti relativi a queste sei diocesi e la precedente pubblicazione dei Rapporti giudiziari sull’arcidiocesi di Dublino e sulle diocesi di Cloyne e Ferns, 9 diocesi irlandesi su un totale di 26 sono state esaminate fino ad oggi. Ian Elliot spera che entro i prossimi due anni la sua agenzia riuscirà a completare le verifiche su tutte le diocesi irlandesi, le case religiose e le altre istituzioni cattoliche, per poter presentare alla Chiesa Cattolica e alla popolazione irlandese un quadro veritiero della situazione.
SIR, Vatican Insider