Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Papa ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, nell’ambito del ciclo sulla preghiera iniziato lo scorso 4 maggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha incentrato oggi la meditazione sulla preghiera nella vita di Gesù.
"Nelle ultime catechesi abbiamo riflettuto su alcuni esempi di preghiera nell'Antico Testamento, oggi iniziamo a guardare a Gesù, alla sua preghiera, che attraversa tutta la sua vita, come un canale segreto che irriga l'esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida, con progressiva fermezza, al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre", ha esordito il Papa. “Particolarmente significativo” del cammino di Gesù è quanto accade dopo il battesimo nel Giordano, quando “entra in una preghiera personalissima e prolungata”. Il battesimo al quale Giovanni Battista invitava era un “un forte appello a vivere veramente come figli di Abramo, convertendosi al bene”, “sottoporsi al battesimo doveva segnare una svolta determinante, lasciare una condotta legata al peccato ed iniziare una vita nuova. Anche Gesù accoglie tale invito”, ma sorge in noi la domanda sul perché Gesù che “non aveva peccati” si sottopone a questo battesimo “di penitenza e di conversione”. Con quel gesto, ha spiegato il Papa, “Gesù, senza peccato, rende visibile la sua solidarietà con coloro che riconoscono i propri peccati, scelgono di pentirsi e di cambiare vita; fa comprendere che essere parte del popolo di Dio vuol dire entrare in un’ottica di novità di vita, di vita secondo Dio”. "In questo gesto Gesù anticipa la croce, dà inizio alla sua attività prendendo il posto dei peccatori, assumendo sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, adempiendo la volontà del Padre”. E, dopo il battesimo, raccogliendosi in preghiera, “mostra l’intimo legame con il Padre che è nei Cieli, sperimenta la sua paternità, coglie la bellezza esigente del suo amore, e nel colloquio con Lui riceve la conferma della sua missione”. Nelle parole che risuonano dal Cielo “Il Figlio mio, l’amato”, “vi è il rimando anticipato al mistero pasquale, alla croce e alla risurrezione”. “L’insegnamento di Gesù sulla preghiera viene certo dal suo modo di pregare acquisito in famiglia, ma ha la sua origine profonda ed essenziale nel suo essere il Figlio di Dio, nel suo rapporto unico con Dio Padre” e nei Vangeli “le ambientazioni della preghiera di Gesù si collocano sempre all'incrocio tra l’inserimento nella tradizione del suo popolo e la novità di una relazione personale unica con Dio”. “Al tempo stesso, segnano momenti di particolare importanza per Gesù, che consapevolmente si inserisce in questo piano, fedele pienamente alla volontà del Padre”. “Anche nella nostra preghiera – ha affermato il Papa – dobbiamo imparare sempre di più a entrare nella storia di salvezza di cui Gesù è il vertice, a rinnovare la decisione personale di fare la sua volontà, a chiedere con forza di fare la sua volontà in tutta la vita, in fedeltà al progetto personale di Dio per noi”. Il Pontefice ha sottolineato come "la preghiera di Gesù tocca tutte le fasi del suo ministero e tutte le sue giornate. Le fatiche non la bloccano. I Vangeli, anzi, lasciano trasparire una consuetudine di Gesù a trascorrere in preghiera parte della notte". “Quando le decisioni si fanno urgenti e complesse – ha fatto notare il Pontefice – la sua preghiera diventa più prolungata e intensa”. "Guardando alla preghiera di Gesù, deve sorgere in noi una domanda: come preghiamo noi? Quale tempo dedichiamo al rapporto con Dio? Si fa oggi una sufficiente educazione e formazione alla preghiera? E chi può esserne maestro?", si è domandato il Papa. Tra le forme di preghiera, Benedetto XVI ha citato “l’importanza della lettura orante della Sacra Scrittura”, e dunque di quella “forma specifica” di preghiera che è la “lectio divina”: "Ascoltare, meditare, tacere davanti al Signore che parla è un’arte che si impara praticandola con costanza. Certamente la preghiera è un dono che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra”. “Oggi i cristiani sono chiamati ad essere testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all’orizzonte divino e alla speranza che porta all’incontro con Dio”. L’auspicio di Benedetto XVI è che i cristiani possano “aprire finestre verso il cielo di Dio, per aiutare altri” a percorrere la strada della preghiera poiché “anche per la preghiera vale il fatto che camminando si aprono cammini”. “Educhiamoci ad un rapporto con Dio intenso – le parole conclusive del Papa – ad una preghiera non saltuaria ma costante, piena di fiducia, capace di illuminare la nostra vita”, in modo da “poter comunicare alle persone che ci stanno vicino e a chi incontriamo sulla nostra strada la gioia dell’incontro con il Signore, luce per la nostra esistenza”.
TMNews, SIR
L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa