mercoledì 16 novembre 2011

Mea culpa della francese Comunità delle Beatitudini per casi di pedofilia, coinvolto anche il fondatore. Nel 2010 nominato un commissiario pontificio

Un lungo e dettagliato comunicato stampa in cui la Comunità delle Beatitudini prende atto con “lucidità, umiltà e pentimento” dei “gravi delitti” che un gruppo “ristretto” di suoi membri, tra cui il fondatore, ha commesso in materia di abusi sessuali al suo interno. Il documento è stato diffuso ieri sera dalla Francia ed è firmato dal Commissario pontificio nominato in maniera straordinaria dalla Santa Sede nel 2010, il padre domenicano Henry Donneaud, e dal Consiglio generale della Comunità. Il comunicato tiene a precisare che, sebbene le accuse di pedofilia siano emerse sulla stampa e che il 30 novembre prossimo si aprirà un processo penale a Rodez nei confronti di un suo membro, la Comunità “è impegnata, da diversi anni e su richiesta delle autorità cattoliche, in un processo non soltanto di chiarificazione e di purificazione ma anche di ristrutturazione in profondità e di rifondazione”. Fondata nel 1973 in seno alla più ampia corrente del Rinnovamento Carismatico, la Comunità delle Beatitudini ha conosciuto nei suoi primi tre decenni di vita, una rapida crescita che l’ha portata a fondare più di 66 case nei cinque continenti. È stata poi riconosciuta nel 2002 dalla Santa Sede. È da quell’anno, si legge nella ricostruzione fatta dal comunicato, che cominciano ad apparire le prime “fragilità, errori e derive”. Nel comunicato si parla di “pratiche psico-spirituali poco equilibrate, confusione tra i differenti stati di vita (laici e consacrati), problemi di governo e gravi delitti commessi da alcuni suoi membri”. Nel 2007 la Santa Sede fissò l’obbligo di rifondazione dando direttive precise e nominando un commissario che ha aperto un processo di ristrutturazione. Oggi, di fronte ai “gravi errori commessi da alcuni suoi membri”, la Comunità “nella nuova forma che recentemente ha assunto, intende assumersi tutte le sue responsabilità davanti all’evidenza pubblica di questi delitti”. Nel comunicato si parla di tre casi: il primo è quello di Pierre-Etienne Albert, molto vicino al fondatore della Comunità delle Beatitudini, Ephraïm Croissant. Pierre-Etienne Albert fu accusato di pedofilia nel 2003 e reo confesso nel 2008. La Comunità, in attesa di comparire come testimone al processo che a suo carico si aprirà il 30 novembre a Rodez, esprime la sua vicinanza alle vittime e afferma che se ci sono state delle “defaillance” esse si sono potute verificare per “il contesto di generale impreparazione di fronte al dramma della pedofilia”. Altro capitolo doloroso affrontato nel comunicato chiama in causa lo stesso fondatore della Comunità, Ephraïm, per i “delitti contro la morale della Chiesa” da lui commessi ai danni soprattutto delle “sorelle” che vivevano nella sua Comunità. “Il suo prestigio di fondatore carismatico – si legge nel comunicato – unito alla seduzione della sua parola, ha condotto la maggior parte delle sue vittime a lasciarsi abusare”. “La Comunità prova profonda vergogna per i comportamenti di Ephraïm ed esprime la sua prossimità a tutte le persone che sono state da lui abusate”. Nel comunicato si parla anche di Philippe Madre, cognato di Ephraïm che gli successe alla guida della Comunità come primo moderatore generale. In seguito a numerose denunce depositate contro di lui, è stato dichiarato colpevole in una sentenza di prima istanza dall’Ufficio interdiocesano di Tolosa nel maggio del 2010 e immediatamente espulso dalla Comunità. Contro di lui pende anche una denuncia al Tribunale civile. “La Comunità – si legge nel comunicato – intende riconoscere con umiltà, lucidità e pentimento questi gravi delitti compiuti al suo seno da un numero ristretto di persone. Essi non devono però condurre a disconoscere il valore della sua identità riconosciuta dalla Chiesa né la qualità della sua azione spirituale, apostolica e umanitaria, apprezzata da tutti i vescovi che l’accolgono nelle loro diocesi”. Detto questo, la Comunità si “rimette con fiducia nelle mani della Chiesa Cattolica”.

SIR