lunedì 18 aprile 2011

VI anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Mantenere la barra dritta della Chiesa, non deviare dalla via maestra: la missione di Papa Ratzinger

La fede prima di tutto. Anche prima della ragione. Ridotto all’essenziale, il messaggio di Papa Joseph Ratzinger, è questo. Declinato attraverso le parole dette ogni domenica all’Angelus e ogni mercoledì all’Udienza generale, attraverso i discorsi pronunciati durante i suoi viaggi, di fronte ai capi di Stato e ai capi religiosi che riceve e incontra, attraverso tre Encicliche, due libri su Gesù, un libro-intervista e le pubblicazioni uscite prima che diventasse Benedetto XVI. Sono passati sei anni da quel 19 aprile del 2005 in cui fu eletto Pontefice. Nelle sue prime parole ai fedeli si definì "un umile lavoratore nella vigna del Signore". Un’umiltà prima di tutto intellettuale, quella a cui alludeva il Papa teologo. Quella che tanto spesso lo ha portato a ripetere che la scienza non può considerarsi autosufficiente, ma dovrebbe avere l’umiltà e il coraggio di aprirsi al mistero di Dio. Questo è senz’altro il tratto peculiare del suo pontificato, per come si è espresso in questi primi sei anni. Un arco di tempo durante il quale non sono mancate difficoltà, passaggi difficili. Il primo a Ratisbona, il 12 settembre 2006, nella lectio magistralis sul rapporto tra ragione e fede, appunto. Il Papa cita una frase dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo ed è subito tempesta. Perché quella frase recita: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava". Parole che il mondo islamico non accetta. Dietro la bufera c’è un profondo fraintendimento. Ma un passo indietro e delle spiegazioni risultano indispensabili. A quella prima 'empasse' ne seguiranno altre. Il 'no' al preservativo come mezzo di lotta all’Aids, pronunciato sul volo che, nel marzo 2009, sta portando Papa Ratzinger in Camerun crea un caso a livello internazionale. Da Francia, Germania, Spagna, Unione Europea arrivano dure critiche. La revoca della scomunica al vescovo lefebvriano Williamson, che risulterà poi aver negato l’Olocausto, produce nuove tensioni e offende gli ebrei. Ma il vero ciclone arriverà con i casi di pedofilia, e le accuse rivolte alla Chiesa di aver coperto preti colpevoli di abusi. I fatti risalgono spesso a un passato lontano. Ma le vittime di queste violenze trovano tardi il coraggio di parlare. È ormai convinzione diffusa che Joseph Ratzinger abbia agito per fare pulizia all’interno della Chiesa. Ma il Papa ha comunque dovuto spesso muoversi, in questi anni, attraverso un mare in tempesta. E lui stesso usa questa metafora, parlando della Chiesa, nel suo ultimo libro su Gesù di Nazaret. Il suo sforzo, anche ora che le acque sembrano più tranquille, appare quello di mantenere la barra dritta, di non deviare mai dalla via maestra. E l’appello che ripete più spesso è rivolto all’uomo, perché rispetti i suoi limiti. Un appello ripetuto anche ieri: l’uomo vuole essere come Dio, ma la tecnica e le sue conquiste non sempre rendono liberi e producono vero progresso.

Il Secolo XIX