mercoledì 15 giugno 2011

Nella diocesi di Roma cresce il numero di persone che chiede il battesimo in età adulta. Tendenza Vallini, vicario del Papa dal 'low profile'

La Città eterna, sede del Successore di Pietro e centro della cristianità mondiale, tiene ancora. Lo dicono i dati relativi ai battesimi e alle conversioni diffusi dal vicariato lunedì, nelle ore in cui Papa Benedetto XVI apriva il Convegno ecclesiale diocesano con una catechesi dedicata proprio al tema chiave della trasmissione della fede: “L’impegno per una rinnovata stagione di evangelizzazione è compito non solo di alcuni ma di tutti i membri della Chiesa” ha detto il Papa. Nel 2010 nella diocesi di Roma sono avvenuti circa ventimila battesimi. Venticinquemila sono in tutto i bambini nati nel comune. Il dato è in linea, con le dovute proporzioni, con le altre diocesi italiane e supera di molto le migliori realtà europee. Ma la notizia è un’altra. Ed è che a Roma, come spesso non avviene altrove, a essere in notevole aumento è il numero di persone che chiede il battesimo in età adulta. Dicono dalla diocesi: “Tra le persone che chiedono il sacramento del battesimo molte provengono da famiglie non credenti, dai testimoni di Geova, o da confessioni religiose quali l’ebraismo, l’islam, il buddismo. Per alcuni di questi nuovi battezzati la conversione al cristianesimo può essere molto pericolosa nella stessa città di Roma, a motivo delle pressioni delle etnie di origine che si oppongono talvolta risolutamente al loro avvicinamento alla fede. Nelle loro lettere di richiesta del battesimo, scrivono di essere stati conquistati dalla ‘misericordia e dalla libertà del Dio dei cristiani’”. Si tratta di conversioni vere. In diocesi ne contano centinaia ogni anno. Sono adulti che arrivano al battesimo grazie a un percorso di catecumenato rigoroso che non dura mai meno di due anni. La conversione trova un terreno fertile in cui attecchire non soltanto nei movimenti ecclesiali, realtà molto forti in diocesi, ma anche, e a Roma soprattutto, nelle parrocchie. Da anni a Roma c’è una realtà nuova che prende il nome di “Dieci comandamenti”. Non è la sola “causa” delle conversioni ma ne rappresenta una spinta notevole. E’ un percorso di “iniziazione” alla fede ideato da un sacerdote del clero romano, don Fabio Rosini: due anni di catechesi al termine del quale sono in tanti a scoprire la fede, spesso anche con scelte vocazionali radicali. Due anni di immersione dentro la realtà parrocchiale, non fuori di essa. Don Rosini ha condotto i “Dieci comandamenti” per diverso tempo nella sua parrocchia di Santa Francesca Romana. Ma da poco, probabilmente non a caso, il card. Vallini l’ha chiamato in vicariato per affidargli l’ufficio “vocazioni” dell’intera diocesi. Roma è una diocesi particolare. Il vescovo è il Papa che ne affida il ministero pastorale a un suo vicario. Nell’era wojtyliana la diocesi di Roma era guidata da un cardinale, Camillo Ruini, al quale Giovanni Paolo II aveva affidato anche la guida della chiesa italiana. La Chiesa di Ruini, radicata e fortemente presente nel tessuto sociale e politico, era un modello a cui il Papa voleva tutti guardassero. Con Benedetto XVI alcune cose sono cambiate. Il vescovo vicario di Roma non ha in mano oggi la Chiesa italiana. Il presidente della Conferenza Episcopale è l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco e molto dei rapporti tra Chiesa e politica è gestito dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ma ciò non significa che l’attenzione del Papa verso la sua diocesi sia diminuita. Vallini è un pastore di poche parole. Quando venne nominato a Roma era tra i porporati meno noti del Collegio cardinalizio. Era prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Spostolica, una sorta di Corte di cassazione o di consiglio di stato. Parlava poco in pubblico, quasi mai coi giornalisti. Da cardinale vicario ha mantenuto il suo low profile. Non si è preoccupato di replicare la fortunata parabola del suo predecessore Ruini, né di entrare in parti non sue. Semplicemente, ha provato a occuparsi del popolo affidatogli valorizzando le risorse interne per come meglio ha potuto. E i risultati sembrano dargli ragione. Una diocesi che porta alla fede tanti adulti ogni anno è un modello per tutti.

Paolo Rodari, Il Foglio