Dopo l’annuncio del Concistoro, il peso degli elettori curiali in caso di conclave è diventato ancora più preponderante rispetto al 2010. Cresce l’influenza degli italiani (i porporati votanti originari del nostro Paese sono saliti a 30), degli europei e in generale dei cardinali del nord del mondo. Colpisce l’assenza in una lista di 22 nomi (18 votanti più quattro ultraottantenni), di almeno un africano. Così come colpisce l’assenza di nomi di vescovi residenziali dell’America Latina, continente dove si trova oltre la metà dei cattolici del mondo. Nella Curia romana hanno ottenuto la porpora tutti coloro che l’aspettavano perché ricoprono incarichi cardinalizi, più due presidenti di Pontifici Consigli. Ai ministri e i collaboratori del Papa non si è chiesto di attendere né si sono applicate regole non scritte, com’è invece avvenuto per le sedi cardinalizie del mondo, dove si sono lasciati senza berretta gli arcivescovi che avevano i predecessori emeriti ma con meno di ottant’anni. La Chiesa non è paragonabile all’Onu e che non si distribuiscono le porpore col bilancino geopolitico o ragioneristico. La massiccia presenza di cattolici in un Paese o in un continente non dà ovviamente diritto a rivendicare le berrette rosse e men che meno i posti in conclave. L’importante, viene ripetuto da chi risponde all’obiezione, è scegliere principi della Chiesa che siano personalità di valore e possibilmente santi. C’è da domandarsi però per quale motivo santità ed esemplarità di vita si concentrino in dosi così alte nei palazzi d’Oltretevere mentre siano invece meno facili da rintracciare tra i vescovi che guidano le diocesi del mondo. In ogni caso, anche i numeri della prossima infornata cardinalizia vanno relativizzati: i numeri che ora caratterizzano in modo marcatamente eurocentrico e curiale gli equilibri e la distribuzione dei porporati votanti potrebbero cambiare presto. E’ un dato di fatto che nei prossimi due anni, se si esclude la nomina cruciale del nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, non sono previsti avvicendamenti nella Curia romana. Certo, resta il nodo del Segretario di Stato, che quest’anno compie 78 anni, l’età in cui il predecessore Angelo Sodano andò in pensione, ma non è un mistero che il card. Bertone ritenga di poter rimanere al suo posto, se il Papa lo vuole, ancora a lungo. Il fatto che ora la Curia romana sia strabordante di berrette rosse, dovrebbe far sì che al prossimo Concistoro si torni a guardare ai Paesi dove vivono vescovi in prima linea, che rischiano la loro vita a motivo della fede o che sono a capi di grandi e importanti Chiese nel nord e soprattutto nel sud del mondo. Quelle Chiese che hanno bisogno di essere sostenute e incoraggiate, com’è oggi quella della Nigeria.
Andrea Tornielli, Sacri Palazzi