domenica 8 gennaio 2012

Il Papa: il vero educatore non è possessivo, vuole che l’educando ascolti la voce della verità parlare al suo cuore e la segua in un cammino personale

“La vostra responsabilità di genitori cristiani vi ha fatto pensare subito al Sacramento che segna l’ingresso nella vita divina, nella comunità della Chiesa. Possiamo dire che questa è stata la vostra prima scelta educativa come testimoni della fede verso i vostri figli: la scelta fondamentale!”: così ha esordito Papa Benedetto XVI, nell'omelia della Messa celebrata nella Cappella Sistina, durante la quale ha battezzato 16 neonati. “Il compito dei genitori, aiutati dal padrino e dalla madrina – ha precisato -, è quello di educare il figlio o la figlia. Educare è molto impegnativo, a volte è arduo per le nostre capacità umane, sempre limitate. Ma educare diventa una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo”. Nella prima Lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia, ha ricordato il Papa, “Dio si rivolge al suo popolo proprio come un educatore”. Dio “vuole darci cose buone da bere e da mangiare, cose che ci fanno bene; mentre a volte noi usiamo male le nostre risorse, le usiamo per cose che non servono, anzi, che sono addirittura nocive. Dio vuole darci soprattutto Se stesso e la sua Parola: sa che allontanandoci da Lui ci troveremmo ben presto in difficoltà, come il figlio prodigo della parabola, e soprattutto perderemmo la nostra dignità umana”. E per questo “ci assicura che Lui è misericordia infinita, che i suoi pensieri e le sue vie non sono come i nostri – per nostra fortuna! – e che possiamo sempre ritornare a Lui, alla casa del Padre”. Richiamando, poi, il ritornello del Salmo, “Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza”, il Pontefice ha evidenziato che “come persone adulte, ci siamo impegnati ad attingere alle fonti buone, per il bene nostro e di coloro che sono affidati alla nostra responsabilità”. “Le sorgenti della salvezza” sono “la Parola di Dio e i sacramenti. Gli adulti sono i primi a doversi alimentare a queste fonti, per poter guidare i più giovani nella loro crescita. I genitori devono dare tanto, ma per poter dare hanno bisogno a loro volta di ricevere, altrimenti si svuotano, si prosciugano. I genitori non sono la fonte, come anche noi sacerdoti non siamo la fonte: siamo piuttosto come dei canali, attraverso cui deve passare la linfa vitale dell’amore di Dio”. Dunque, “se ci stacchiamo dalla sorgente, noi stessi per primi ne risentiamo negativamente e non siamo più in grado di educare altri”. In realtà, “la prima e principale educazione avviene attraverso la testimonianza”. Il Vangelo di oggi “ci parla di Giovanni il Battista. Giovanni è stato un grande educatore dei suoi discepoli, perché li ha condotti all’incontro con Gesù, al quale ha reso testimonianza. Non ha esaltato se stesso, non ha voluto tenere i discepoli legati a sé”. “Il vero educatore – ha sostenuto Benedetto XVI - non lega le persone a sé, non è possessivo. Vuole che il figlio, o il discepolo, impari a conoscere la verità, e stabilisca con essa un rapporto personale. L’educatore compie il suo dovere fino in fondo, non fa mancare la sua presenza attenta e fedele; ma il suo obiettivo è che l’educando ascolti la voce della verità parlare al suo cuore e la segua in un cammino personale”. Prendendo spunto dalla seconda Lettura, il Papa ha ricordato che lo Spirito di Dio “rende testimonianza a Gesù, attestando che è il Cristo, il Figlio di Dio”: “Questo – ha affermato - ci è di grande conforto nell’impegno di educare alla fede, perché sappiamo che non siamo soli e che la nostra testimonianza è sostenuta dallo Spirito Santo”. È molto importante per voi genitori, e anche per i padrini e le madrine, credere fortemente nella presenza e nell’azione dello Spirito Santo, invocarlo e accoglierlo in voi, mediante la preghiera e i sacramenti – ha dichiarato il Pontefice -. È Lui, infatti, che illumina la mente, riscalda il cuore dell’educatore perché sappia trasmettere la conoscenza e l’amore di Gesù”. La preghiera è “la prima condizione per educare, perché pregando ci mettiamo nella disposizione di lasciare a Dio l’iniziativa, di affidare i figli a Lui, che li conosce prima e meglio di noi, e sa perfettamente qual è il loro vero bene. E, al tempo stesso, quando preghiamo ci mettiamo in ascolto delle ispirazioni di Dio per fare bene la nostra parte, che comunque ci spetta e dobbiamo realizzare”. I sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la penitenza, “ci permettono di compiere l’azione educativa in unione con Cristo, in comunione con Lui e continuamente rinnovati dal suo perdono. La preghiera e i sacramenti ci ottengono quella luce di verità grazie alla quale possiamo essere al tempo stesso teneri e forti, usare dolcezza e fermezza, tacere e parlare al momento giusto, rimproverare e correggere nella giusta maniera”. "Invochiamo - ha concluso Benedetto XVI - dunque tutti insieme lo Spirito Santo, perché scenda in abbondanza su questi bambini, li consacri ad immagine di Gesù, e li accompagni sempre nel cammino della loro vita. Li affidiamo alla guida materna di Maria Santissima, perché crescano in età, sapienza e grazia e diventino veri cristiani, testimoni fedeli e gioiosi dell’amore di Dio”.

SIR

SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA CON IL RITO DEL BATTESIMO DEI BAMBINI - il testo integrale dell'omelia del Papa