Conclusa la Santa Messa con l’amministrazione del Battesimo ad un gruppo di bambini nella Cappella Sistina, il Santo Padre a mezzogiorno si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Benedetto XVI ha offerto “una breve riflessione sull’essere figli di Dio”. Prima, però, è partito dal “nostro essere semplicemente figli: questa è la condizione fondamentale che ci accomuna tutti. Non tutti siamo genitori, ma tutti sicuramente siamo figli. Venire al mondo non è mai una scelta, non ci viene chiesto prima se vogliamo nascere. Ma durante la vita, possiamo maturare un atteggiamento libero nei confronti della vita stessa: possiamo accoglierla come un dono e, in un certo senso, ‘diventare’ ciò che già siamo: diventare figli”. Questo passaggio, per Benedetto XVI, “segna una svolta di maturità nel nostro essere e nel rapporto con i nostri genitori, che si riempie di riconoscenza. È un passaggio che ci rende anche capaci di essere a nostra volta genitori - non biologicamente, ma moralmente”. “Anche nei confronti di Dio - ha aggiunto il Papa - siamo tutti figli. Dio è all’origine dell’esistenza di ogni creatura, ed è Padre in modo singolare di ogni essere umano: ha con lui o con lei una relazione unica, personale. Ognuno di noi è voluto, è amato da Dio”. E anche in questa relazione con Dio, ha rimarcato il Pontefice, “noi possiamo, per così dire, ‘rinascere’, cioè diventare ciò che siamo. Questo accade mediante la fede, mediante un sì profondo e personale a Dio come origine e fondamento della mia esistenza”. Con questo “sì”, ha chiarito il Santo Padre, “io accolgo la vita come dono del Padre che è nei Cieli, un genitore che non vedo ma in cui credo e che sento nel profondo del cuore essere il Padre mio e di tutti i miei fratelli nell’umanità, un Padre immensamente buono e fedele”. La fede in Dio Padre si basa “su Gesù Cristo: la sua persona e la sua storia ci rivelano il Padre, ce lo fanno conoscere, per quanto è possibile in questo mondo. Credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, consente di ‘rinascere dall’alto’, cioè da Dio, che è Amore”. Per il Papa "nessuno si fa uomo: siamo nati senza il nostro proprio fare, il passivo di essere nati precede l’attivo del nostro fare. Lo stesso è anche sul livello dell’essere cristiani: nessuno può farsi cristiano solo dalla propria volontà, anche essere cristiano è un dono che precede il nostro fare: dobbiamo essere rinati in una nuova nascita". Questo è “il senso del sacramento del Battesimo: il Battesimo è questa nuova nascita, che precede il nostro fare. Con la nostra fede possiamo andare incontro a Cristo, ma solo Lui stesso può farci cristiani e dare a questa nostra volontà la risposta, la dignità, il potere di diventare figli di Dio, che da noi non abbiamo”. Il Pontefice ha poi osservato che l'odierna festa del Battesimo di Gesù conclude il tempo del Natale. "Rendiamo grazie a Dio per questo grande mistero, che è fonte di rigenerazione per la Chiesa e per il mondo intero. Dio si è fatto figlio dell’uomo, perché l’uomo diventi figlio di Dio. Rinnoviamo perciò la gioia di essere figli: come uomini e come cristiani. Nati dall’amore di un padre e di una madre, e rinati dall’amore di Dio, mediante il Battesimo”, ha concluso Benedetto XVI.
SIR, Agi
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS