martedì 21 febbraio 2012

Il Papa in Messico e a Cuba. Carriquiry: Benedetto sarà portatore di un messaggio di pace e riconciliazione in un Paese dilaniato da inaudite violenze

"La visita papale in Messico non ha tinte elettorali". A precisarlo per stoppare polemiche e strumentalizzazioni è stato il nunzio apostolico nel paese centroamericano, Christophe Pierre: "La visita di Benedetto XVI è eminentemente religiosa e priva di qualunque connotazione elettorale". Del resto lo ha ricordato lo stesso Benedetto XVI durante l'udienza concessa questa il 10 febbraio ai membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, guidata dal card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum". Il compito della Chiesa non è la "trasformazione dell’ordine politico né il cambiamento del tessuto sociale ma l'annuncio di Cristo". Quindi, "la carità deve animare tutte le nostre azioni. Non si tratta di voler fare un mondo 'su misura' ma di amarlo". E’ per questo che "la Chiesa non ha come vocazione principale la trasformazione dell'ordine politico o il cambiamento del tessuto sociale. Vuole portare la luce di Cristo. E’ Lui che trasformerà tutto e tutti. E’ a causa di Cristo che il contributo cristiano è così particolare". Il mandato dei cristiani, sottolinea Benedetto XVI, è "testimoniare che Cristo e' vivo e che il suo amore va al di là di ogni religione, razza e cultura è importante anche per loro". Intanto fervono i preparativi in Messico e a Cuba per il viaggio apostolico di Benedetto XVI, in programma dal 23 al 28 marzo prossimo. "Una doppia visita per rinvigorire la missione della Chiesa in America Latina", sottolinea a Radio Vaticana il professor Guzmán Carriquiry, segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina: "E’ assai significativo, simbolico che il cuore della visita del Santo Padre in Messico sia la Messa che presiederà il 25 marzo nel parco chiamato del Bicentenario dell’indipendenza dei Paesi latino-americani". Messa che sarà seguita da "un incontro con tutti i vescovi messicani, rappresentanti di tutto l’episcopato latino-americano". Questo offrirà al Papa "la preziosa occasione di rivolgersi esplicitamente a tutti i popoli dell’America Latina, a tutta la Chiesa in America Latina". Un’America Latina che, "negli ultimi dieci anni, sta vivendo un processo di fortissima crescita economica senza subire gli effetti della crisi dei Paesi del 'primo mondo', che vede diminuire le tuttora presenti situazioni di povertà". L’America Latina, evidenzia Carriquiry, "emerge con protagonismo proprio nel concerto mondiale" ed "è impegnata in un processo di integrazione e sviluppo, ma deve affrontare gravissime sfide: la difesa di una cultura della vita, la difesa e la promozione della verità e della bellezza del matrimonio e della famiglia, il superamento dei deficit educativi e di gestione delle istituzioni politiche, la lotta per una maggiore equità sociale". La missione della Chiesa in America Latina è "fondamentale per rigenerare, rafforzare tra i latino-americani consapevolezze molto forti, molto profonde di filiazione e di fraternità nella vita dei nostri popoli". Benedetto XVI "sarà portatore di un messaggio di pace e riconciliazione, di giustizia, di speranza in un Paese dilaniato da inaudite violenze, con radicate sacche di povertà e dure polarizzazioni politiche, ideologiche". Il Papa "terrà presente anche che il Messico è un incrocio strategico che guarda verso il Nord - verso gli Stati Uniti, il Canada - attraverso i flussi commerciali economici, le migrazioni, e guarda verso il Sud - il Centro America, il Sud America - a popoli a cui è unito da un sostrato storico, culturale e religioso. Ciò che succederà nel futuro del Messico avrà una ripercussione fondamentale per tutto il continente americano". E il viaggio a Cuba nasce nel segno di Maria. In un’America Latina che vede il continuo avanzare delle sette, può essere il culto popolare mariano la scintilla per rilanciare la nuova evangelizzazione nelle zone dove la Chiesa è meno presente e più secolarizzata.

Giacomo Galeazzi, Vatican Insider