Sarà un incontro "politico" tra i rappresentanti di due Stati, ma nel loro colloquio domani in Vaticano il presidente russo Dmitri Medvdev (foto) e Benedetto XVI parleranno con ogni probabilità anche di questioni legate alla fede. Ne sono convinti al Patriarcato di Mosca dove la prima visita del capo del Cremlino alla Santa Sede dopo la normalizzazione dei rapporti diplomatici è letta anche sullo sfondo dello "sviluppo positivo dei rapporti tra le due Chiese" e di un rinnovato impegno del potere politico a concedere spazi alla Chiesa nella società russa. "La tematica che riguarda la cooperazione tra le due Chiese viene discussa dai rappresentanti delle nostre due Chiese", ha sottolineato all'agenzia TMNews l'arciprete Nikolaj Balashov, vicepresidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca e addetto ai rapporti col Vaticano. "Tuttavia non mi sorprenderei, se nel colloquio tra due persone credenti venissero toccate anche tematiche legate alla fede. Medvedev è un ortodosso e non è indifferente al tema dei rapporti con i cattolici", ha aggiunto Balashov. Sposato con una cristiana ortodossa fervente, la signora Svetlana, il presidente mira, secondo alcuni, a presentarsi come colui che spianerà definitivamente la strada dei rapporti tra il Vaticano e l'ortodossia russa, diventando l'artefice del dialogo religioso, aspetto su cui ultimamente sta puntando molto. La Chiesa russo-ortodossa vive un vera rinascita dopo 70 anni di ateismo di Stato e si sta guadagnando sempre più sostegno dal potere politico. Il Cremlino è interessato ad avere nel Patriarcato un alleato per combattere piaghe e minacce sociali come alcolismo, denatalità, terrorismo e xenofobia. La presenza della Chiesa nella vita civile del Paese è un leit motiv che accompagna il mandato del patriarca Kirill fin dall'inizio e uno dei temi centrali del dialogo coi cattolici. "In questo campo abbiamo molti compiti comuni - spiega Balashov - come la promozione delle radici cristiane dell'Europa e affermare il diritto delle persone credenti all'azione sociale". "La leadership politica russa ha già preso importanti decisioni per facilitare il successo della missione sociale delle comunità religiose: il varo di una legge per la restituzione delle proprietà religiose, l'approvazione dell'insegnamento dei fondamenti della cultura morale e spirituale delle religioni nelle scuole pubbliche e l'introduzione dei cappellani militari", conclude. Non gli rivolgerà inviti a recarsi a Mosca, manca in questo senso il placet del Santo Sinodo, ma il sentore è che lo storico incontro tra il Papa e il Patriarca ortodosso Kirill si stia avvicinando, e che avverrà quasi sicuramente in un paese terzo: si parla con insistenza di un Paese dell’area balcanica, dove Benedetto XVI ha in programma alcuni viaggi in questi anni e in cui le comunità ortodosse sono comunque ben radicate. Non è, del resto, un segreto il desiderio dello stesso Kirill di poter incontrare questo Papa, che da metropolita ha già incontrato tre volte. Papa Ratzinger, inoltre, è molto stimato nella Chiesa ortodossa russa, come teologo e per la sua fedeltà alla tradizione, unita alla proposta di una fede “ragionevole”. Sul fronte diplomatico, sarebbe imminente la nomina del nuovo nunzio in Russia, per il quale mancherebbe solo il “placet” ufficiale del governo di Mosca, e su cui il Patriarcato avrebbe già espresso un parere favorevole. In una intervista a Interfax, il segretario di nunziatura, mons. Visvaldas Kulbokas, ha parlato di “alcuni giorni o settimane”. Al nuovo nunzio spetterà il compito di continuare l’opera di mons. Antonio Mennini, recentemente trasferito a Londra, dopo aver normalizzato e stabilizzato, nell’arco di otto anni, i rapporti tra Russia e Santa Sede. Il suo successore è “sulla stessa linea” assicurano in Curia, e il passaggio delle consegne dovrebbe avvenire senza particolari problemi.
TMNews, Il Velino