venerdì 3 giugno 2011

Un anno fa veniva ucciso in Turchia il vescovo Luigi Padovese. Mons. Franceschini: un'eredità esemplare. Il processo all'assassino inizierà presto

Domenica 5 giugno, solennità dell’Ascensione, a Iskenderun, la Chiesa Cattolica turca si riunirà per ricordare il primo anniversario della morte di mons. Luigi Padovese (nella foto con Benedetto XVI), vicario apostolico di Anatolia, ucciso il 3 giugno 2010, dal suo autista, Murat Altun. A celebrare, alla presenza di rappresentanti dell’ordine dei Cappuccini, della diocesi di Milano e di Congregazioni vaticane, saranno il nunzio apostolico, mons. Antonio Lucibello, e il presidente della Conferenza Episcopale turca, mons. Ruggero Franceschini, che di mons. Padovese ricopre la carica in attesa del successore nominato dalla Santa Sede. Si tratta dell’evento centrale nel quadro di una serie di iniziative volte a ricordare la figura del religioso cappuccino, profondamente legato alla Turchia, al suo popolo, devoto al dialogo interreligioso che ricercò in ogni momento del suo servizio pastorale. Mons. Padovese si prodigò molto, prima, durante e dopo l’Anno Paolino, nel cercare di ottenere dalle autorità turche la chiesa-museo di San Paolo a Tarso come luogo permanente di culto. Un desiderio rimasto, per ora, non esaudito pienamente. Particolarmente significativa è una cerimonia, domani nella chiesa-museo di san Paolo a Tarso, nella quale verranno accesi dei lumi, in ricordo di mons. Padovese, da parte di rappresentanti dell’ambasciata di Turchia a Berlino che lo scorso marzo avevano ricevuto la visita della comunità delle suore “Figlie della Chiesa” di Tarso. Ora la visita viene ricambiata nel nome del vicario ucciso. Con i lumi verranno lette delle intenzioni di preghiera e di dialogo interreligioso. Le stesse religiose, inoltre, confermano all'agenzia SIR il trend positivo dei pellegrinaggi a Tarso: “è una grande gioia per noi accogliere così tanti pellegrini che da marzo, ormai, ininterrottamente, giungono qui alla chiesa di san Paolo per pregare. Tutti ricordano mons. Padovese che ci guarda e vigila dall’alto. Ogni giorno arrivano gruppi e questa presenza la consideriamo un frutto del grande lavoro di mons. Luigi”. “L’istruttoria sull’omicidio di mons. Padovese si è chiusa in questi giorni e il processo inizierà presto. Si è chiusa, e mi pare anche bene”, da notizia mons. Franceschini. “Abbiamo sofferto, corso rischi - abbiamo dissentito con vigore da certe posizioni scontate e un po’ troppo comode sulla vicenda – abbiamo lottato ed ora sembra che la realtà ci stia dando ragione – dichiara nell’intervista all'agenzia SIR il presule - non sto invocando condanne a morte o torture, assolutamente! Voglio solo dire che bisogna essere rispettosi di tutte le persone, tanto più di quelle che hanno subito un massacro atroce. Su questo forse, finalmente il mondo islamico ci darà una lezione”. “Le autorità preposte – spiega mons. Franceschini - hanno lavorato tanto su questo caso e probabilmente sono giunte ad una conclusione ovvia, ma alla quale, forse, nessuno pensava o voleva pensare. Si volevano seguire teorie più facili. Quando si avverte che è stato commesso uno sbaglio, che aveva ragione la persona rimasta uccisa, bisogna evitare di giudicare frettolosamente. Non potevo tollerare falsità sul conto di mons. Padovese”. L’auspicio del presidente della CET è che “questa ricorrenza del primo anniversario della morte di mons. Padovese possa servire a dare impulso alla nomina del suo successore. Le comunità cristiane e cattoliche turche, per quanto siano una piccolissima minoranza, sono vive, felici ed hanno il coraggio di testimoniare la loro fede. E’ importante che ‘ci siamo’ perché i cristiani sono nati in questa terra. Non dobbiamo dimenticarlo!”.

SIR

Mons. Luigi Padovese: un'eredità esemplare. Un anno fa veniva ucciso a Iskenderun in Turchia