La Santa Sede è favorevole all'ipotesi che le diocesi della Cina promuovano cause di Beatificazione di personalità che hanno mantenuto integra la fede cattolica nei decenni del regime comunista. Lo afferma mons. Savio Hon (foto), segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, in un'intervista ad AsiaNews, l'agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere. "Spetta alle diocesi cinesi, cioè alla Chiesa locale, raccogliere - ricorda il presule originario di Hong Kong - la documentazione e presentarla alla Congregazione dei Santi. Se questo avviene, senz'altro il Vaticano prenderà in considerazione l'istanza". Il presule salesiano cita in proposito la figura del card. Ignazio Gong Pinmei, creato cardinale in pectore da Giovanni Paolo II e deceduto nel 2000. "Nel caso del card. Gong - spiega Hon - essendo lui il vescovo di Shanghai, c'è forse il problema di mettere d'accordo la comunità sotterranea e quella ufficiale di Shanghai. Ma non è impossibile". "Lo stesso - assicura il presule - vale per i tanti martiri del periodo comunista, morti nei lager o in prigione o di stenti, durante questi ultimi decenni. Se ogni diocesi raccoglie la documentazione su questi martiri, vale la pena inviarla a Roma e iniziare il processo formale per la Beatificazione. Noi saremmo felici". Il 9 giugno prossimo potrebbe esserci una nuova ordinazione episcopale illecita ad Hankow nella regione cinese dell'Hebei. Il candidato sarebbe padre Shen Guoan, del quale non è chiaro se accetterà di prestarsi a un atto che rappresenterebbe una nuova lesione dei rapporti tra la Chiesa ufficiale cinese e la Santa Sede. "Questa notizia - afferma mons. Hon - mi preoccupa, preoccupa il Papa e soprattutto tutta la Chiesa di Cina. Da quello che so, i fedeli di Hankow hanno reagito e con in mano il codice di diritto canonico hanno chiesto al Governo e all'Associazione patriottica di non compiere questo gesto ed evitare questa ordinazione. Ma purtroppo in questi tempi non abbiamo molte notizie su cosa pensa il candidato". "Da fratello a fratello - rivela il presule - voglio dire a padre Shen: 'ho fiducia in te, perchè tu agisca nel modo giusto. E non c'è altro modo giusto se non rifiutarsi di accettare'". "Da quel che si vede, è chiaro - sottolinea mons. Hon nell'intervista - che sacerdoti e vescovi sono sotto pressione. Ma questa pressione mi sembra meno forte di quella che altri nostri fratelli hanno subito negli scorsi decenni: oggi non si rischia i lavori forzati, la prigione, la morte. Il governo di oggi non fa queste cose". Il segretario del dicastero vaticano competente sulla Cina ammette però che "se i vescovi e i preti non si sottomettono, saranno certo puniti in vari modi. Ad esempio, si possono perdere le sovvenzioni dello Stato per la diocesi; si creano ostacoli al lavoro pastorale quotidiano; vi sono penalizzazioni nella carriera (e cioè non li si promuove nell'assemblea consultiva del governo); o non ricevono permessi per andare all'estero o di girare all'interno della Cina; o li costringono a subire corsi di rieducazione". Nell'intervista, il numero due di Propaganda Fide, da diversi mesi nel suo nuovo ruolo in Vaticano, esprime solidarietà ai vescovi e ai sacerdoti sottomessi a pressioni e a minacce, ma chiede loro di rifiutarsi di obbedire alle pretese del regime che vuole costituire una Chiesa "indipendente" dalla Santa Sede e totalmente sottomessa allo Stato. Mons. Hon racconta anche che coloro che si sono ribellati al volere del Partito, come mons. Li Lianghui, ora subiscono "isolamento e sessioni politiche", cioè un vero e proprio "lavaggio del cervello". Ma ribadisce che i sacerdoti e i vescovi cinesi devono tenere "la schiena diritta" di fronte a tutte le pressioni, per amore all'unità della Chiesa e nel solco lasciato da tanti eroici testimoni della fede negli scorsi decenni. La Commissione vaticana per la Chiesa in Cina sta elaborando alcune direttive per salvaguardare la Chiesa cinese dalla divisione e dallo scandalo provocato ai fedeli. E in merito il presule salesiano denuncia la leggerezza con la quale teologi americani ed europei parteggiano per una Chiesa "indipendente" e diffondono in Cina il germe della divisione. Rivela inoltre che da diversi mesi il Vaticano chiede la liberazione dei vescovi in prigione, Giacomo Su Zhimin di Baoding e Cosma Shi Enxiang di Yixian, ma il governo di Pechino non dà risposta.
Agi
Mons. Savio Hon: Vescovi cinesi, non abbiate paura di dire no alle pretese di Pechino