giovedì 25 ottobre 2012

Con il nuovo Concistoro il Papa vuole far respirare la Chiesa, portarla fuori dal malgoverno romano, da una certa animosità fra fazioni diverse della Curia che non si sono risparmiate stoccate dure

E’ da prima che iniziasse il Sinodo dei vescovi che gli episcopati non europei facevano rimostranze a Roma per il peso troppo romano centrico che, a motivo degli ultimi due Concistori, aveva assunto il Collegio cardinalizio, il consesso che in caso di morte del Pontefice si riunisce per eleggere un successore. Benedetto XVI ha ascoltato le loro voci e ha voluto rispondere con un atto di governo autonomo, e cioè gestito senza il sussidio dei suoi principali collaboratori, proprio mentre il ghota dell’episcopato mondiale è riunito a Roma. La decisione, resa nota ieri, dice di un Concistoro (il quinto dell’era Joseph Ratzinger) che avverrà il 24 novembre per la creazione di sei nuovi cardinali, fra le quali non figura né un italiano né un europeo. Certo, i sei porporati non spostano il peso dei continenti che è ancora preponderante sull’Europa (su 120 cardinali che comporranno a fine 2012 il collegio cardinalizio, 62 sono gli europei, 21 i latinomamericani, 14 i nordamericani, 11 gli asiatici, 11 gli africani, 1 solo proveniente dall’Oceania) ma l’annuncio resta carico di significato soprattutto per una Curia romana arenata da mesi sulle secche di Vatileaks, il furto di documenti riservati a opera dell’ex maggiordomo papale Paolo Gabriele. Nella storia recente non è mai accaduto che si celebrassero due Concistori nello stesso anno. Il fatto che l’ultimo Concistoro sia stato convocato appena lo scorso febbraio dice dell’eccezionalità dell’annuncio di ieri. Il Papa vuole far respirare la Chiesa, portarla fuori dal malgoverno romano, da una certa animosità fra fazioni diverse della Curia romana che non si sono risparmiate stoccate dure fra i pantani di Vatileaks. L’annuncio, insomma, sembra voler dire della volontà del Papa di reagire al torbidume degli ultimi tempi con un’azione di governo a sorpresa. E c’è chi dice che in futuro ne seguiranno altre. Fra queste la più scontata, anche per questioni anagrafiche: l’arrivo al vertice della Segreteria di Stato oggi in mano al 78enne Tarcisio Bertone di un diplomatico.

Paolo Rodari, Il Foglio