Concerto per l'onomastico di Benedetto XVI. Il Papa: esempio tra i più sublimi in campo musicale di come si possano sposare l’arte e la fede
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Ringraziamo il Signore per questi grandi geni artistici, che hanno saputo e voluto misurarsi con la sua Parola – Gesù Cristo – e con le sue parole – le sacre Scritture. Rinnovo il mio grazie a quanti hanno ideato e preparato questo omaggio: il Signore ricompensi ciascuno con larghezza”. Ieri, al termine del concerto nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico vaticano in suo onore nel giorno dell'onomastico, Benedetto XVI ha rivolto queste parole ai presenti, anche se, ha esordito, “al termine di un ascolto così intenso e spiritualmente profondo, la cosa migliore sarebbe conservare il silenzio e prolungare la meditazione”. L’esecuzione ha proposto “Le sette ultime parole di Cristo sulla croce” di Joseph Haydn, nella versione curata da José Peris Lacasa ed eseguita dal quartetto d’archi Henschel e dal mezzosoprano Susann Kelling. “La scelta di quest’opera – ha detto il Santo Padre nel suo saluto – è stata davvero felice. Infatti, se da una parte la sua bellezza austera è degna della solennità di San Giuseppe – di cui lo stesso insigne compositore portava il nome – dall’altra il suo contenuto è quanto mai adatto al tempo quaresimale, anzi, ci predispone a vivere il Mistero centrale della fede cristiana”. L’opera eseguita, ha ricordato Benedetto XVI, è “un esempio tra i più sublimi, in campo musicale, di come si possano sposare l’arte e la fede. L’invenzione del musicista è tutta ispirata e quasi ‘diretta’ dai testi evangelici, che culminano nelle parole pronunciate da Gesù crocifisso, prima di rendere l’ultimo respiro. Ma, oltre che dal testo, il compositore era vincolato anche da precise condizioni poste dai committenti, dettate dal particolare tipo di celebrazione in cui la musica sarebbe stata eseguita. Ed è proprio a partire da tali vincoli così stringenti che il genio creativo ha potuto manifestarsi in tutta la sua eccellenza: dovendo immaginare sette sonate di carattere drammatico e meditativo, Haydn punta sull’intensità”. “Vi è, in questo – ha proseguito il Papa –, qualcosa di simile al lavoro dello scultore, che deve costantemente misurarsi con la materia su cui opera – pensiamo al marmo della ‘Pietà’ di Michelangelo –, e tuttavia riesce a far parlare quella materia, a far emergere una sintesi singolare e irripetibile di pensiero e di emozione, un’espressione artistica assolutamente originale ma che, al tempo stesso, è totalmente al servizio di quel preciso contenuto di fede, è come dominata da quell’avvenimento che rappresenta – nel nostro caso dalle sette parole e dal loro contesto”. Prima del concerto l’indirizzo di saluto del card. Segretario di stato Tarcisio Bertone che ha voluto sottolineare la forte somiglianza che esiste tra il Papa e San Giuseppe.