“Non si esagera se si pensa che, proprio dal ‘padre’ Giuseppe, Gesù abbia appreso – sul piano umano – quella robusta interiorità che è presupposto dell’autentica giustizia, la ‘giustizia superiore’, che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli” (Angelus, 18 dicembre 2005).
Gesù-Dio che apprende da un semplice, sia pur straordinario, uomo il valore della giustizia divina. Sembrerebbe quasi un’iperbole, una frase ad effetto creata per enfatizzare la grandezza in fondo irraggiungibile del padre putativo di Gesù, se non fosse che proprio ciò che Giuseppe è come uomo, nel suo contesto sociale e storico, a dare a Gesù Bambino quella sicurezza che è doverosa verso un figlio. Per suo tramite, ha affermato il Papa, il Bambino risultava legalmente inserito nella discendenza davidica, realizzando così le Scritture nelle quali il Messia era profetizzato come “figlio di Davide”.
“La sua grandezza risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questa via e questo stile - l'umiltà e il nascondimento - nella sua esistenza terrena” (Angelus, 19 marzo 2006).
Il suo silenzio, in così stridente controtendenza con la protervia della comunicazione contemporanea, spiega il Pontefice in un’altra occasione, è “permeato di contemplazione del mistero di Dio, in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini”.
“In altre parole, il silenzio di San Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore, e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione… Lasciamoci ‘contagiare’ dal silenzio di San Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l'ascolto della voce di Dio” (Angelus, 18 dicembre 2005).
Ciò che rende San Giuseppe un modello intramontabile sono proprio le sue virtù di integrità, di capacità di lavorare per il bene della famiglia, di un’autorevolezza “posta al servizio dell’amore”, oggi così lontane dalla sensibilità comune e spesso pubblicamente derise e dunque ancor più necessarie da aver fatto esclamare a Benedetto XVI lo scorso 14 maggio: “Quanto ha bisogno il nostro mondo dell’esempio, della guida e della calma forza di uomini come Giuseppe!”.
“Vorrei affidare a lui i giovani che a fatica riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro, i disoccupati e coloro che soffrono i disagi dovuti alla diffusa crisi occupazionale. Insieme con Maria, sua Sposa, vegli San Giuseppe su tutti i lavoratori ed ottenga per le famiglie e l'intera umanità serenità e pace” (Angelus, 19 marzo 2006).
Radio Vaticana