venerdì 23 ottobre 2009

'Caritas in veritate'. Mons. Crepaldi: la vera economia e la vera finanza devono accogliere dei presupposti che da sole non possono darsi

Nessuna forma di integralismo da parte di Papa Benedetto XVI nell'Enciclica ''Caritas in veritate''. Lo afferma il vescovo di trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, nella prolusione dell'Anno Accademico dell'Istituto di scienze religiose, presentando appunto la più recente Enciclica. Se la "Centesimus annus" aveva un sistema a tre: il mercato, lo Stato e il terzo settore, ''Benedetto XVI dice invece che la gratuità deve essere presente in tutte le dimensioni economiche e proprio per questo non esita a considerare superata la vecchia distinzione profit e non profit ed ha addirittura chiesto di progettare nuove forme di istituzioni economiche, dando un preciso mandato agli esperti e segnatamente ai giuristi''. Ma qual'è l'intento del Papa quando dice queste cose? Vuole egli moralizzare tutto - si chiede mons. Crepaldi - anche il non moralizzabile? ''Vuole fare degli operatori economici dei santi'? Vuole battezzare gli istituti di credito'? Assolutamente no. Nessun integralismo. Egli vuole semplicemente dire a queste realtà profane che per funzionare come tali - non per diventare altro, ma per essere se stesse, ossia vera economia e vera finanza - esse devono accogliere dei presupposti che da sole non sono in grado di darsi''. La logica del dono in economia c'è già di fatto, più ampiamente di quanto si pensi - ricorda Crepaldi -; ma soprattutto deve esserci perchè l'economia non sia diseconomia. Questa è la sfida che il Papa ha lanciato agli economisti''.

Asca