“La fede della Chiesa è fede essenzialmente eucaristica, che viene nutrita in modo peculiare alla mensa dell’Eucaristia (o nella celebrazione del Sacramento). Ci è piaciuto esprimere questa nostra convinzione nella Esortazione Apostolica postsinodale "Sacramentum Caritatis", con la quale abbiamo proposto alcune riflessioni e alcuni impegni morali per suscitare nella Chiesa una nuova fioritura Eucaristica”. Queste le parole, lette nel Duomo di San Ciriaco, con cui Papa Benedetto XVI ha nominato il card. Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi, legato straordinario per il XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona e Metropolia, che si è aperto questa sera e si concluderà l’11 settembre. Il card. Re è arrivato ad Ancona dal mare, simbolo della vocazione di dialogo e apertura al mondo della città, a bordo di una motovedetta della Capitaneria di porto salpata da Numana. Il sindaco Fiorello Gramillano ed altre autorità lo hanno accolto al porto. Da lì il trasferimento in Cattedrale tra gli applausi dei pellegrini. “Ora - ha scritto il Papa - concentriamo le nostre riflessioni su un evento eucaristico di particolarissimo significato, cioé sul XXV Congresso Eucaristico Nazionale d’Italia, occasione propizia di preghiera, di meditazione e di rinnovamento eucaristico. Il tema proposto, ‘Signore, da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana’, fa riferimento alle parole rivolte da San Pietro a Gesù e rivela il particolare valore del Sacramento dell’amore nella vita e nell’opera di ciascun credente”. Benedetto XVI conclude: “Noi stessi, che con ogni diligenza ci impegniamo affinché la fede eucaristica diventi sempre più viva nel popolo di Dio, ben volentieri saremo presenti al Congresso Eucaristico di Ancona nel giorno conclusivo e saluteremo con affetto tutti coloro che vi parteciperanno". Il vescovo di Ancona, mons. Edoardo Menichelli, ha accolto il legato pontificio con queste parole: “L’accoglie questa Chiesa di Ancona – Osimo che custodisce una millenaria storia di fede nella fedeltà a Cristo Signore e allo Spirito che sempre la sostiene; L’accoglie questa città di Ancona, nobile nella sua storia, e le presenta il suo volto segnato dall’antica storia romana, dallo splendore dei suoi monumenti e dal suo porto per il quale anche essa è legittimamente porta aperta all’Oriente; L’accoglie questa Chiesa Cattedrale con i suoi due gloriosi Santi: Santo Stefano, il protomartire al quale era dedicata la prima Cattedrale e San Ciriaco figlio della terra di Cristo e testimone con il martirio della fedeltà al Signore...Insieme ci mettiamo nelle mani di Maria, invocata in questa Cattedrale come ‘Regina di tutti i Santi e venerata come la ‘cara Madonna del Duomo’; sia Essa, come a Cana di Galilea, ad orientarci a Cristo Signore affinché le nostre anfore, qualche volta vuote, siano riempite del vino buono che per noi è bevanda di salvezza versata da Cristo sulla storia dell’umanità”. In mattinata, nella cattedrale di S. Ciriaco, una celebrazione per i volontari ecclesiali e di protezione civile, presieduta da mons. Adriano Caprioli, vescovo di Reggio Emilia e presidente del Comitato per il Congresso Eucaristico Nazionale. Mons. Menichelli ha fatto gli onori di casa, ringraziando tutti per l’impegno profuso per l’organizzazione, auspicando che l’Eucarestia possa uscire dalla “prigionia sacrale” e riversarsi sulla vita. Mons. Caprioli, durante l’omelia, ha sottolineato come fosse giusto dedicare la Messa ai volontari, quali operai della prima ora: “Si ha un diffuso nomadismo ma ci sono tanti modi di mettersi in cammino. Ciò che conta è essere vivi dentro: diversamente, si può andare anche in capo al mondo, ma senza fare un solo passo. C’è il viaggio dei profughi, che abbandonano le loro terre in cerca di lavoro, di libertà, di dignità: ad essi spesso guardiamo con preoccupazione e paura. Ci sono poi i pellegrini di Emmaus: ciò che stupisce è che i suoi discepoli non abbiano riconosciuto Cristo, se non allo spezzare del pane: gli occhi si aprono dove c’è l’amore, allora l’occhio guarda in profondità e riscopre l’amicizia...L’Eucarestia chiede di essere vissuta ogni giorno, declinandola nei diversi ambiti: famiglia, malattia, lavoro, tradizione e politica”. Al termine della Santa Messa il sotto-segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, mons. Miguel Delgado Galindo, ha consegnato ai giovani presenti la Croce della GMG, che sarà presente nello ‘spazio dei giovani’: “Cari giovani, accogliete dunque con gioia questa Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù che adesso vi viene affidata in occasione del Congresso Eucaristico di Ancona. Nei prossimo giorni, guardando questa semplice Croce di legno, pensate che ogni qualvolta partecipate alla Santa Messa, state assistendo al rinnovamento sacramentale del sacrificio di Cristo sulla Croce, fonte di vita eterna”. Invece nell’introduzione del primo incontro pomeridiano ‘Eucarestia e storia di una nazione’, il prof. Marcello Bedeschi ha ricordato la figura del porto recanatese Enrico Medi: “Quando abbiamo cominciato l’impegno per l’organizzazione del XXV CEN, ci siamo ricordati di un grande scienziato marchigiano, il Prof. Enrico Medi che ha avuto come fonte del Suo impegno di docente universitario e di uomo pubblico, l’Eucaristia. Egli con molta semplicità parlando, nei primi anni ‘70, ad un gruppo di giovani mamme anconetane (ebbi la fortuna di essere presente a quell’incontro), così spiegò l’Eucaristia: mamme, quando avete messo al mondo un figlio e l’avete stretto forte fra le braccia, quali parole gli avete detto? Ti mangerei tutto. Perché grande è stato il vostro desiderio di riprenderlo, di riformare una sola carne in un immedesimarsi sostanziale di un amore consumante: questa è l’Eucaristia”. Il card. Angelo Bagnasco, salutando i partecipanti, ha ricordato il connubio tra Congressi Eucaristici ed Unità d’Italia: “La storia dei Congressi Eucaristici, del resto, è intrecciata indissolubilmente alla vita e alle trasformazioni del nostro Paese e riflette fedelmente, sin dal primo Congresso Eucaristico di Napoli del 1891, le differenti stagioni civili e religiose del nostro popolo...Nell’anno in cui il nostro Paese fa memoria dei suoi 150 di unificazione nazionale, è importante esplicitare la forza rigenerante dell’Eucaristia, che ha contribuito a plasmare l’identità profonda del nostro popolo ben prima della sua stessa identità politica”. Il presidente della Regione Marche, Giammario Spacca, ha ricordato che i Congressi Eucaristici sono una festa del popolo: “Il Congresso Eucaristico Nazionale è un importante momento di raccoglimento della comunità nazionale e regionale intorno ai temi della vita affettiva, del lavoro, della festa, della fragilità umana, della tradizione e della cittadinanza. E’ festa della fede, ma è anche festa di popolo e occasione di orientamento del sentire comune”. Conclusi i saluti il prof. Andrea Riccardi ha percorso l’itinerario storico dei Congressi Eucaristici ponendo la relazione tra Stato ed Eucarestia: “Eucaristia e storia di una nazione. Ma che relazione tra loro? L’Eucarestia è realtà intima della Chiesa. L’Italia dei 150 anni è invece una vicenda storico-politica. Metterle insieme non é una forzatura? Soprattutto perché lo Stato italiano nasce all’insegna della laicità, contrapposto al papato, con una politica di laicizzazione della società, attuata da leggi che riducono drasticamente la presenza della Chiesa”. Nella relazione lo storico ha ripercorso le date dei Congressi Eucaristici, affermando: “L'introduzione di questa forma di culto eucaristico in Italia lo si deve all'impulso dato direttamente dalla Sede apostolica. Dopo il Congresso tenuto a Venezia, il quinto della serie, per dare maggiore continuità e su richiesta del Congresso dei sacerdoti adoratori, venne istituito il Comitato permanente dei Congressi eucaristici nazionali, quale sotto-comitato per i Congressi internazionali”. Concludendo la relazione, il prof. Riccardi ha ribadito la necessità di saper leggere i segni del nostro tempo: “Ho parlato di Eucaristia e nazione: non si vuole confessionalizzare la nazione, ma bisogna dire che, nella Chiesa che celebra il mistero, ci sono fonti di rara profondità. Nella logica della liturgia, la profondità si collega a uno spessore sociale. Liberatici da una storiografia riduzionista, incapace di indagare sulle correnti profonde della storia, oggi siamo convinti che questa non è solo guerre o governi o economia. C’è una dimensione spirituale della storia. Sarebbe tragico ignorarla oggi dopo che si è tanti valori si sono consumati. Questa dimensione spirituale della storia spiega come, nonostante i limiti, il mondo del cattolicesimo italiano sia una risorsa per il futuro”.
Il Resto del Carlino, Korazym.org