A seguito della pubblicazione del Rapporto della Commissione di inchiesta sulle vicende degli abusi sessuali su minori da parte di membri del clero e sul modo in cui essi sono stati affrontati nella diocesi di Cloyne, il vice primo ministro e ministro degli Esteri irlandese Eamon Gilmore, lo scorso 14 luglio aveva convocato il nunzio in Irlanda, consegnandogli copia del Rapporto e illustrandogli il punto di vista del governo, e chiedendo una risposta della Santa Sede circa il Rapporto stesso e quanto riguardava più specificamente la Santa Sede. Il 20 luglio, il primo Ministro Enda Kenny, era tornato sull’argomento con un discorso in Parlamento e il Parlamento stesso aveva votato una mozione a riguardo. Il nunzio era stato richiamato a Roma il 25 luglio per consultazioni. L’attesa risposta è stata consegnata questa mattina a Helena Keleher, incaricata d’affari ad interim dell’Irlanda presso la Santa Sede ed è stata quindi resa pubblica dalla Sala Stampa della Santa Sede. Si tratta di un documento in inglese, della lunghezza di oltre venti pagine. ''La Santa Sede ha esaminato con attenzione il 'Cloyne Report', riscontrando gravi ed inquietanti errori nel modo di affrontare le accuse di abuso sessuale di bambini e minori da parte di sacerdoti della diocesi di Cloyne''. ''La Santa Sede - si legge nel testo - non può nascondere la propria grave preoccupazione per le conclusioni della Commissione, circa le gravi mancanze nel governo della diocesi e il trattamento inadeguato delle accuse di abuso''. ''E' particolarmente inquietante che tali mancanze siano potute accadere nonostante i vescovi e i superiori religiosi avessero assunto l'impegno di applicare le linee guida sviluppate dalla Chiesa in Irlanda per garantire la protezione dei minori, e nonostante le norme e le procedure della Santa Sede relative ai casi di abuso sessuale''. La precisa affermazione che tutto ciò non avrebbe mai dovuto avvenire è quindi il punto di partenza inequivoco della risposta della Santa Sede. L’introduzione conclude tuttavia con una nota positiva, invitando a riconoscere i passi compiuti dalla Chiesa in Irlanda nel comprendere la situazione e le esigenze di una adeguata salvaguardia dell’infanzia, tanto che lo stesso Cloyne Report riconosce che le linee adottate dalla Chiesa sono appropriate. Occorre quindi metterle efficacemente in pratica. Il documento passa poi ad esaminare le questioni critiche sollevate nei confronti della Santa Sede. Per quanto riguarda il Rapporto Cloyne il problema riguarda essenzialmente una lettera indirizzata nel gennaio 1997 dall’allora nunzio in Irlanda ai vescovi del Paese sulle osservazioni della Congregazione del Clero a un documento sulla questione degli abusi sessuali sui minori preparato da un Comitato costituito dai vescovi irlandesi, noto come Framework Document. La lettera del nunzio è stata infatti considerata dimostrazione di una posizione romana contraria a una linea di risposta rigorosa e decisa al problema, incoraggiando così atteggiamenti ambigui e di non collaborazione con le autorità civili. La “risposta” tratta estesamente della corretta interpretazione della lettera del nunzio e della natura del Framework Document, mettendo in luce alcuni punti fondamentali. Il Framework Document non era stato presentato a Roma come un documento ufficiale della Conferenza Episcopale, che non chiese mai alle competenti autorità vaticane di dare ad esso valore di legge vincolante tramite la procedura della “Recognitio”, che quindi non fu mai rifiutata. La preoccupazione della Congregazione del Clero, riflessa dalla lettera del nunzio, era che il Framework Document venisse esaminato attentamente in modo che non contenesse in alcun modo indicazioni che potessero essere considerate non in accordo con le norme della Chiesa universale. Ma non vi fu alcuna indicazione della Congregazione contraria alla cooperazione con le autorità civili, né alcuna indicazione per scoraggiare i vescovi dall’impegnarsi a metter in pratica nelle loro diocesi le misure che ritenessero adeguate per affrontare il problema degli abusi. Del resto, l’adesione chiara dei vescovi irlandesi al Framework Document è sempre stata rispettata dalla Santa Sede e non vi è stato da parte sua alcun intervento in senso contrario. Sul punto del “mandatory reporting” (obbligo di denuncia) la lettera avanzava delle riserve, ma è giusto ricordare che anche nella società e nell’ambito del governo irlandese la questione era stata già oggetto di complesse discussioni e non vi era allora alcuna norma di legge civile in tal senso. In ogni caso la Santa Sede insiste di non essere mai intervenuta e aver mai interferito sulle direttive del governo in materia di salvaguardia dei minori. La Santa Sede, si legge poi nella sintesi diffusa dalla Sala stampa vaticana, ''comprende e condivide i profondi sentimenti di rabbia e frustrazione manifestati pubblicamente a fronte di ciò che è emerso con il Cloyne Report, e che ha trovato espressione nel discorso dell'on. Enda Kenny''. Tuttavia ''la Santa Sede nutre significative riserve su alcuni aspetti del discorso. In particolare, è infondata l'accusa che la Sede Apostolica abbia tentato 'di ostacolare un'Inchiesta in una Repubblica sovrana e democratica, appena tre anni fa, non trent'anni fa'''. ''Un portavoce governativo, quando è stato interrogato in merito - sottolinea la risposta vaticana - ha chiarito che l'on. Kenny non si riferiva ad alcun episodio specifico''. ''Del resto - sottolinea ancora la risposta -, le accuse di ingerenza da parte della Santa Sede sono smentite dai molti rapporti che pure vengono utilizzati per criticarla. Quei rapporti, lodati per la loro esaustiva investigazione degli abusi sessuali e del modo in cui essa è avvenuta, non forniscono prove che la Santa Sede abbia interferito negli affari interni dello Stato Irlandese o, addirittura, sia stata implicata nell'ordinaria gestione delle diocesi irlandesi o delle congregazioni religiose circa i problemi degli abusi sessuali. Piuttosto, ciò che colpisce di questi rapporti e delle numerose informazioni sulle quali sono basati è la mancanza di documentazione a supporto di tali accuse''. ''In nessun modo'' la Santa Sede ''ha ostacolato o tentato d'interferire in alcuna delle indagini sui casi di abuso sessuale sui minori nella diocesi di Cloyne''. ''In nessun momento - prosegue il testo -, la Santa Sede ha cercato d'interferire nel diritto irlandese o di intralciare le autorità civili nell'esercizio delle loro funzioni''. Il documento avanza una riseva anche su una citazione attribuita al card. Ratzinger, e tratta in realtà da un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, che viene dimostrata non pertinente al contesto, in quanto si riferiva al servizio del teologo nella Chiesa e non al rapporto fra la Chiesa e la società democratica né alle questioni della protezione dei fanciulli dagli abusi. Infine, la “Risposta” contesta ancora due affermazioni, contenute rispettivamente nelle osservazioni del Ministro degli Esteri e nella mozione del Parlamento, relative alla valutazione del Framework Document da parte del Vaticano e a un suo presunto intervento che avrebbe contribuito a mettere in questione le direttive di protezione dei bambini volute dallo Stato e dai vescovi. ''La Santa Sede, mentre rigetta le accuse infondate, accoglie in spirito d'umiltà tutte le osservazioni e i suggerimenti obiettivi e utili per combattere con determinazione lo spaventoso crimine dell'abuso sessuale sui minori''. ''La Santa Sede - si legge nel testo - desidera ribadire che condivide la profonda preoccupazione e l'inquietudine espresse dalle Autorità irlandesi, dai cittadini irlandesi in generale e dai vescovi, sacerdoti, religiosi e laici d'Irlanda a riguardo dei criminali e peccaminosi atti di abuso sessuale perpetrati da membri del clero e da religiosi''. ''La Sede Apostolica - prosegue la risposta - è anche consapevole della comprensibile rabbia, della delusione e del senso di tradimento sperimentati da coloro, particolarmente le vittime e le loro famiglie, che sono stati segnati da questi vili e deplorevoli atti e dal modo in cui essi talvolta sono stati affrontati dalle autorità ecclesiastiche''. ''Per questo - si osserva - la Santa Sede desidera riaffermare il proprio dolore per ciò che è accaduto. Essa si augura che le misure che la Chiesa ha introdotto negli ultimi anni a livello universale, come anche in Irlanda, si dimostrino più efficaci nell'impedire il ripetersi di tali atti e contribuiscano alla guarigione di coloro che hanno sofferto per gli abusi, come pure a ristabilire la fiducia reciproca e la collaborazione tra le Autorità ecclesiastiche e quelle statali, che sono essenziali per combattere efficacemente il flagello dell'abuso''.
Radio Vaticana, Asca
RESPONSE TO MR EAMON GILMORE, TÁNAISTE AND MINISTER FOR FOREIGN AFFAIRS AND TRADE OF IRELAND, CONCERNING THE CLOYNE REPORT