“I discepoli non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi, ma chiedono la grazia della fede, che orienti e illumini tutta la vita; chiedono la grazia di riconoscere Dio e di poter stare in relazione intima con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio, dell’amore e della speranza”. Il Pontefice ha citato poi l’immagine paradossale a cui ricorre Gesù per esprimere l’incredibile vitalità della fede. Come una leva muove molto più del proprio peso, così la fede, anche un pizzico di fede, è in grado di compiere cose impensabili, straordinarie, come sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare. Benedetto XVI ha parlato quindi della testimonianza del profeta Abacuc nella prima lettura. Egli implora il Signore a partire da una situazione tremenda di violenza, d’iniquità e di oppressione; e proprio in questa situazione difficile e di insicurezza, il profeta introduce una visione che offre uno spaccato del progetto che Dio sta tracciando e sta attuando nella storia: “’Soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede’. L’empio, colui che non agisce secondo Dio, confida nel proprio potere, ma si appoggia su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà, è destinato a cadere; il giusto, invece, confida in una realtà nascosta ma solida, confida in Dio e per questo avrà la vita”. Fede che deve essere la giusta guida nella quotidianità di ognuno di noi, insomma, la salda roccia su cui edificare la vita. Benedetto XVI non ha mancato di sottolineare che nei secoli passati la Chiesa palermitana è stata arricchita ed animata da una fede fervida, che ha trovato la sua più alta e riuscita espressione nei Santi e nelle Sante. Ha fatto riferimento alla tanto amata Santa Rosalia, patrona della città, ad Agata e Lucia, ha esaltato il grande senso religioso di questa terra, che ha sempre ispirato e orientato la vita familiare, alimentando valori, quali la capacità di donazione e di solidarietà verso gli altri, specialmente i sofferenti, e l’innato rispetto per la vita, che costituiscono una preziosa eredità da custodire gelosamente e da rilanciare ancor più ai nostri giorni.
Nel Vangelo "Gesù ci invita ad essere umili" ma non ci ha chiesto di essere timidi. "Davanti a Dio - ha aggiunto il Papa - non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa". Secondo Benedetto XVI, "questa è un'illusione che può nascere in tutti, anche nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio. Dobbiamo dire, come ci suggerisce Gesù: 'Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare'". "Questo - ha affermato Papa Ratzinger - è un atteggiamento di umiltà che ci mette veramente al nostro posto e permette al Signore di essere molto generoso con noi". "Ci promette - infatti - che 'si cingerà le sue vesti, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci'". "Cari amici - ha detto - se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità". Benedetto XVI ha parlato poi l’apostolo Paolo, che nella seconda lettura odierna, introduce nuovamente il concetto della fede. L’esempio che porta è quello di Timoteo, invitato ad avere fede e, per mezzo di essa, ad esercitare la carità. Il Pontefice ha sottolineato che la Sicilia è stata tra le prime regioni d’Italia ad accogliere la fede degli Apostoli, a ricevere l’annunzio della Parola di Dio, ad aderire alla fede in modo così generoso che, anche in mezzo a difficoltà e persecuzioni, è sempre germogliato in essa il fiore della santità: “La Sicilia è stata ed è terra di Santi, appartenenti ad ogni condizione di vita, che hanno vissuto il Vangelo con semplicità ed integralità. A voi, fedeli laici, ripeto: non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili!”. La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, ha poi aggiunto il Papa, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra. E quando incontrate l’opposizione del mondo, sentite le parole dell’Apostolo: “Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro”. “Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce! La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare. Invece, chi è saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa, è capace di portare la forza dirompente del Vangelo”. Così si sono comportati i Santi e le Sante, fioriti, nel corso dei secoli, a Palermo e in tutta la Sicilia, come pure laici e sacerdoti di oggi a voi ben noti, come, ad esempio, don Pino Puglisi. Siano essi a custodirvi sempre uniti e ad alimentare in ciascuno il desiderio di proclamare, con le parole e con le opere, la presenza e l’amore di Cristo: “Popolo di Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro! Fa’ emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai! Vivi con coraggio i valori del Vangelo per far risplendere la luce del bene! Con la forza di Dio tutto è possibile!”.
Apcom, Agi, Radio Vaticana
VISITA PASTORALE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010) - I - il testo integrale dell'omelia del Papa