“L’attesa di questo giorno si fa oggi esplosione di gioia che la vostra Santità può percepire vedendo lo sguardo commosso e il volto proteso verso la sua persona diquanti siamo riuniti: grazie Santo Padre”: ha iniziato così il suo saluto a Benedetto XVI l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, dopo quello del sindaco. “Non possiamo nascondere che la Sicilia sia caratterizzata da ferite profonde, antiche e nuove, personali e comunitarie che incidono nel tessuto sociale". “Un crescente tasso di disoccupazione, il disagio delle fasce sociali più deboli, i numerosi problemi amministrativi ed economici, non cessano di condizionare pesantemente la vita della nostra isola, spesso scenari di drammi che la criminalità organizzata approfittando di questo humus consuma a danno dell’intero tessuto sociale e inevitabile e inevitabilmente delle sinfole coscienze”, ha aggiunto il prelato. “Come non ricordare che in questo momento – ha sottolineato mons. Romeo – quanti nel desiderio di garantire un futuro migliore ai propri familiari hanno dovuto cercare nuove occasioni di lavoro in altre regioni e all’estero, sorretti dalla forza della fede?” Ci sono “tanti elementi” che fanno si’ che in Sicilia “i giovani non guardino al futuro con speranza”, “tanto immobilismo sociale e culturale come pure una gestione politica discontinua e poco attenta ai problemi della disoccupazione giovanile, rischiano di fare penetrare in loro il senso della sconfitta, il tarlo pericoloso dello scoraggiamento”. “I nostri giovani - ha aggiunto Romeo – sanno che il Santo Padre è consapevole del loro dolore e del loro smarrimento, di fronte al disorientamento che respirano da questa società che diviene troppo spesso sopraffazione, ingiustizia, violenza, morte e li sostiene e li accompagna con la sua preghiera e il suo prezioso Magistero”. Al termine, il presule ha regalato al Papa a nome di tutta la Chiesa in Sicilia una statua d'argento alta circa 70 centimetri, realizzata da un artista palermitano, che raffigura l'Immacolata, protettrice dell'Isola.
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