domenica 3 ottobre 2010

Il Papa: giovani, siate alberi che affondano le loro radici nel 'fiume' del bene! Non abbiate paura di contrastare il male e non cedete alla mafia!

Un lunghissimo applauso e canti festosi hanno accolto Benedetto XVI arrivato a Piazza Politeama per l'incontro con i giovani, ultima tappa della visita pastorale a Palermo. Ad attenderlo c'erano più di 20.000 persone. Già dal primo pomeriggio migliaia e migliaia di giovani hanno affollato l'area rigidamente transennata. Un immenso e colorato tappeto umano, che ha riempito la trepidante attesa con con vari momenti musicali come il canto "Emmanuel", l'inno della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, e poi ancora danze e mimi curati dai giovani del movimento francescano. Cori da stadio ed entusiasmo alle stelle hanno accompagnato tutto il percorso della papamobile, che ha effettuato il giro della piazza fino ad arrivare ai piedi del palco allestito all'imbocco di via Ruggero Settimo. Dalla festante platea si è levato un unico coro "Benedetto XVI, uno di noi".
“Questo è l’ultimo incontro della giornata, e in un certo senso, quello centrale": ha esordito così Benedetto XVI nel suo discorso. “Questo trovarsi insieme ha un valore e un senso cristiano”. "Il vostro, cari amici, è stato - ha detto il Papa - più di un saluto: è stata una condivisione di fede e di speranza. Vi ringrazio di cuore. Il vescovo di Roma va dovunque per confermare i cristiani nella fede, ma torna a casa a sua volta confermato". Il Papa ha offerto ai giovani siciliani l’esempio di Chiara Badano, beatificata il 25 settembre a Roma, “morta nel 1990, a causa di una malattia inguaribile”, ma dopo aver vissuto “diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede”. Gli ultimi due anni di Chiara sono stati “pieni anche di dolore, ma sempre nell’amore e nella luce”, sicuramente per “una grazia di Dio”, che è stata, però, “anche preparata e accompagnata dalla collaborazione umana”, quella di Chiara stessa, dei suoi genitori e dei suoi amici. Prima di tutto “i genitori, la famiglia”. I genitori della Beata Chiara Badano “sono testimoni del fatto fondamentale, che spiega tutto: la loro figlia era ricolma della luce di Dio! E questa luce, che viene dalla fede e dall’amore, l’hanno accesa loro per primi”. Il primo messaggio del Pontefice è questo: il rapporto tra i genitori e i figli “è fondamentale” perché è “la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione”.
La famiglia è fondamentale perché “lì germoglia nell’anima umana la prima percezione del senso della vita” e i genitori “sono i primi collaboratori di Dio per la trasmissione della vita e della fede”. "Anche in Sicilia - ha detto in piazza Politeama - ci sono splendide testimonianze di giovani cresciuti come piante belle, rigogliose, dopo essere germogliate nella famiglia, con la grazia del Signore e la collaborazione umana. Penso alle venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magno, grande educatrice; ai Servi di Dio Rosario Livatino, Mario Giuseppe Restivo, e a tanti giovani che voi conoscete. Spesso la loro azione non fa notizia, perchè il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia". Il Papa ha presentato l’immagine dell’albero “molto significativa per rappresentare l’uomo”. "Cari giovani di Sicilia, siate alberi che affondano le loro radici nel 'fiume' del bene! Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra!". Poi l'appello: "Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i vostri vescovi hanno detto!". “L’immagine dell’albero – ha affermato il Papa - dice che ognuno di noi ha bisogno di un terreno fertile in cui affondare le proprie radici, un terreno ricco di sostanze nutritive che fanno crescere la persona: sono i valori, ma sono soprattutto l’amore e la fede, la conoscenza del vero volto di Dio, la consapevolezza che Lui ci ama infinitamente, fedelmente, pazientemente, fino a dare la vita per noi”. In questo senso la famiglia è “piccola Chiesa”, perché “trasmette Dio, trasmette l’amore di Cristo, in forza del sacramento del matrimonio. L’amore divino che ha unito l’uomo e la donna, e che li ha resi genitori, è capace di suscitare nel cuore dei figli il germoglio della fede, cioè la luce del senso profondo della vita”. Ma la famiglia, per essere “piccola Chiesa”, deve vivere ben inserita nella “grande Chiesa”, cioè “nella famiglia di Dio che Cristo è venuto a formare”, anche attraverso i movimenti e le associazioni ecclesiali che “non servono se stessi, ma Cristo e la Chiesa”.
"Cari amici - ha continuato - conosco le vostre difficoltà nell'attuale contesto sociale, che sono le difficoltà dei giovani e delle famiglie di oggi, in particolare nel sud d'Italia. E conosco anche l'impegno con cui voi cercate di reagire e di affrontare questi problemi, affiancati dai vostri sacerdoti, che sono per voi autentici padri e fratelli nella fede, come è stato don Pino Puglisi". "Ringrazio Dio - ha poi detto - di avervi incontrato, perchè dove ci sono giovani e famiglie che scelgono la via del Vangelo, c'è speranza. E voi siete segno di speranza non solo per la Sicilia, ma per tutta l'Italia. Io vi ho portato una testimonianza di santità, e voi mi offrite la vostra: i volti dei tanti giovani di questa terra che hanno amato Cristo con radicalità evangelica; i vostri stessi volti, come un mosaico! Ecco il dono più grande che abbiamo ricevuto: essere Chiesa, essere in Cristo segno e strumento di unità, di pace, di vera libertà". "Nessuno - ha concluso il Pontefice - può toglierci questa gioia! Nessuno può toglierci questa forza! Coraggio, cari giovani e famiglie di Sicilia! Siate santi! Alla scuola di Maria, nostra Madre, mettetevi a piena disposizione di Dio, lasciatevi plasmare dalla sua Parola e dal suo Spirito, e sarete ancora, e sempre più, sale e luce di questa vostra amata terra". All'inizio dell'incontro, il Pontefice è stato salutato dal vescovo di Caltanissetta, mons. Mario Russotto, delegato della Pastorale per la Famiglia e per i Giovani della Conferenza Episcopale siciliana, che ha affermato che i giovani siciliani hanno accettato di “farsi profeti della sfida del Vangelo nella società, portando la Chiesa fuori dal tempio”, “nella giustizia e nella legalità, nella responsabilità etica e della solidarietà”. “Gesù si fida dei giovani”, che insieme alle famiglie desiderano “ritrovare lo sguardo del coraggio”, “farsi riflesso della luce di Cristo Signore” ed essere “bussola di orientamento verso il senso alto della vita”, ha aggiunto. Il vescovo ha quindi offerto tre doni al Papa: due volumi con le riflessioni regionali degli ultimi anni su gioventù e famiglia, intitolati “I giovani e la sfida della fede in Sicilia” e “Famiglia, luce di Vangelo nella società”, e un quaderno con la descrizione di laici del XX secolo, giovani e sposi, dal titolo “Isola bella”. Hanno poi salutato il Papa due giovani, Giorgia, studentessa liceale, e David, studente universitario. “Non vogliamo rinunciare al sogno di una Sicilia migliore”, “fecondata dal sangue di tanti martiri”, ha detto David.

Adnkronos, SIR, Zenit

VISITA PASTORALE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010) - IV - il testo integrale del discorso del Papa