Il Papa, sin dall’inizio del suo Pontificato, afferma la sua “decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II”, ai cui lavori partecipò come consulente dell’arcivescovo di Colonia. Nello stesso tempo non nasconde le difficoltà di recezione dei documenti conciliari nella comunità ecclesiale. Nel celebre discorso alla Curia Romana ne spiega i motivi: “I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L'una ha causato confusione, l'altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti. Da una parte esiste un'interpretazione che vorrei chiamare ‘ermeneutica della discontinuità e della rottura’; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall'altra parte c'è l'‘ermeneutica della riforma’, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino” [Alla Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi (22 dicembre 2005)].
Il Papa ricorda che, nel definire in modo nuovo il rapporto tra Chiesa ed epoca moderna, il Concilio aveva manifestato di fatto “una qualche forma di discontinuità” rispetto al passato, ma in realtà senza mai abbandonare “la continuità nei principi”, in una felice “sintesi di fedeltà e dinamica”.
“Il Concilio Vaticano II, con la nuova definizione del rapporto tra la fede della Chiesa e certi elementi essenziali del pensiero moderno, ha rivisto o anche corretto alcune decisioni storiche, ma in questa apparente discontinuità ha invece mantenuto ed approfondito la sua intima natura e la sua vera identità” [Alla Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi (22 dicembre 2005)].
Nella Lettera ai vescovi cattolici per la questione lefebvriana del 10 marzo 2009 Benedetto XVI richiama tutti a rispettare il Concilio: i tradizionalisti non devono “congelare” l’autorità magisteriale al 1962; e a quanti “si segnalano come grandi difensori” del Vaticano II ricorda che questo evento “porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa”, perciò “chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive”. Il Papa ribadisce che “la Chiesa è, tanto prima quanto dopo il Concilio, la stessa Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica in cammino attraverso i tempi; essa prosegue ‘il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio’”, annunziando la morte e risurrezione di Cristo per la salvezza di tutti gli uomini.
“Cari fratelli e sorelle, mentre vi invito a riprendere tra le mani questi documenti, vi esorto a pregare insieme con me la Vergine Maria, affinché aiuti tutti i credenti in Cristo a tenere sempre vivo lo spirito del Concilio Vaticano II, per contribuire ad instaurare nel mondo quella fraternità universale che risponde alla volontà di Dio sull’uomo, creato a immagine di Dio” (Angelus, 30 ottobre 2005).
Radio Vaticana