Il Papa all'ambasciatore bulgaro: nella costruzione dell'Europa, la cui anima sono i valori cristiani, i popoli non sacrifichino l'identità culturale
''Nel processo di costruzione europea, ogni popolo non deve sacrificare la propria identità culturale, ma trovare invece i modi farle portare dei frutti che arricchiscano l'insieme comunitario''. Lo ha detto Papa Benedetto XVI nel discorso rivolto questa mattina al nuovo ambasciatore bulgaro presso la Santa Sede, Nikola Kaludov (foto), ricevuto in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Diciotto anni, dallo smantellamento della Cortina di ferro simboleggiata dal Muro di Berlino, all’ingresso nelle istituzioni dell’Europa unita. Questo è il lasso di tempo che è servito alla Bulgaria post-comunista per scrivere la sua storia più recente. Benedetto XVI ha riconosciuto e apprezzato gli sforzi compiuti dallo Stato est europeo per arrivare all’integrazione comunitaria nel 2007. Il Pontefice ha sottolineato l'antica tradizione cristiana del Paese, ''un tesoro di valori e convinzioni che deve spingere la Bulgaria come gli altri Paesi europei a creare condizioni per una riuscita globalizzazione, anche al di fuori dei confini continentali''. ''Perchè essa possa essere vissuta positivamente - ha chiesto il Papa - è necessario che essa serva 'tutto l'uomo e tutti gli uomini'''. Un principio, sottolinea, ''che ho voluto fortemente sottolineare nella mia recente Enciclica "Caritas in veritate": è essenziale che lo sviluppo legittimamente ricercato non sia solo economico, ma tenga conto di tutta la persona umana'' in quanto ''la misura dell'uomo non risiede nei suoi averi, ma nello sviluppo del suo essere secondo le potenzialità che la natura nasconde''. In questo senso, ha proseguito il Pontefice, perché lo sviluppo dell'uomo e della società risulti autentico, esso “deve necessariamente includere una dimensione spirituale” ed etica, che si traduce - ha asserito Benedetto XVI – nell’assunzione da parte di “tutti i funzionari pubblici” di un “grande impegno morale”, perché “gestiscano la parte di autorità loro affidata in modo efficace e disinteressato. La cultura cristiana che permea profondamente il vostro popolo - ha riaffermato il Papa al cospetto del diplomatico bulgaro - non è solo un tesoro del passato da preservare, ma garanzia per un futuro molto promettente in quanto protegge l’uomo dalle tentazioni che sempre minacciano di fargli dimenticare la sua propria grandezza e l'unità del genere umano e le esigenze di solidarietà che essa comporta”. Ricordando all’inizio del suo discorso le “buone relazioni” esistenti tra la Bulgaria e la Santa Sede - alle quali contribuì in maniera determinante il viaggio apostolico di Papa Wojtyla nel 2002 - Benedetto XVI ha auspicato che le basi di questo rapporto siano rafforzate ed ampliate ed ha pure assicurato che la Chiesa bulgara “intende operare per il benessere di tutta la popolazione”, attraverso tutte le sue strutture. Questo, ha soggiunto il Papa, nel segno di un dialogo tra le numerose espressioni religiose del Paese. “Tale dialogo, perché sia sincero e costruttivo, richiede - ha indicato - una conoscenza e una reciproca stima che il potere pubblico può facilitare notevolmente per il rispetto che esso reca alle stesse diverse famiglie spirituali”. Da parte sua, ha concluso Benedetto XVI, la “comunità cattolica esprime la volontà di essere aperta a tutti con generosità e di lavorare con tutti, (…) di impegnarsi con coraggio cooperando quanto più strettamente possibile con tutti i cittadini di buona volontà per testimoniare ad ogni livello la dignità che Dio ha inscritto nell'essere dell'uomo”.