venerdì 24 aprile 2009

Il Papa in Terra Santa. Il parroco palestinese: la kefiah in dono a Benedetto XVI per dirgli ‘sei il benvenuto’. E' l'ora della pace

''Vieni, sei il benvenuto'': queste le parole dei due ragazzi palestinesi che mercoledì, al termine dell'Udienza generale, hanno regalato a Papa Benedetto XVI - che se l'è messa al collo per qualche secondo - una kefiah (foto). A raccontarlo all'agenzia Asca è don Faysal Hijazim, parroco della della chiesa di Nostra Signora di Fatima a cui appartengono i due giovani. La parrocchia sorge a Beit Sahour, la cittadina vicino Betlemme che sorge nella località biblica nota come ''Campo dei pastori'': il luogo dove, secondo la tradizione, gli angeli vennero ad annunciare ai pastori la nascita di Gesù. Don Faysal, insieme con una ventina di giovani della sua parrocchia, è da vari giorni in Italia per una serie di incontri alla vigilia del pellegrinaggio di Papa Benedetto XVI in Terra Santa, dall'8 al 15 maggio. ''Vedere il Papa e parlare con lui, consegnargli la kefiah - racconta - è stata una cosa molto importante per la nostra terra, per i cristiani e i musulmani che la abitano, per attirare l'attenzione del Papa alla sofferenza del popolo palestinese. Lo aspettiamo in Terra Santa presto''. Il parroco racconta l'attesa dei cristiani di Terra Santa, prevalentemente palestinesi, per l'arrivo del Pontefice, malgrado le ''paure'' che l'hanno preceduta. ''La gente - spiega - è contenta, vuole vederlo nella nostra terra, ed è pronta riceverlo con grande speranza, perchè permetterà di avvicinare la speranza a questa terra''. Le ''paure'', aggiunge, sono quelle della comunità cristiana in Palestina ed Israele, un ''piccolo gregge'', una ''comunita' piccolissima'' che temeva di ritrovarsi un pò dimenticata in mezzo alle molteplici questioni che il Papa dovrà affrontare in Terra Santa, a cominciare dal dialogo con i musulmani, gli ebrei e gli ortodossi. ''Noi - spiega don Faysal - vogliamo che il Papa, come nostro capo, ci aiuti ad approfondire la nostra fede, ad essere cristiani. E che ci aiuti con la sua presenza e con le sue parole a portare la pace''. La situazione dei cristiani che troverà il Pontefice è, come noto, non facile. Un problema centrale per la vita dei cristiani, come per quella di tutti i palestinesi, è quello dei ''diritti umani'', a cominciare dalla ''umiliazione che affrontiamo quotidianamente ai checkpoint'', dalla ''mancanza di libertà alle frontiere''. ''Dei giovani che sono con me - spiega don Faysal - 16 su 17 non erano mai usciti da Betlemme. Per loro essere all'udienza con il Papa è stato un momento importantissimo, hanno riscoperto la loro dignità umana''. Ci sono poi le questioni della ''libertà religiosa'' e la ''mancanza di lavoro''. Ma il problema più grande, per il parroco, è ''l'insicurezza che viviamo, la mancanza di futuro, di speranza nel futuro''. Per questo, molti cristiani emigrano e stanno a poco a poco sparendo dalla Palestina: ''I giovani che erano con me si chiedevano perchè non potevano provare a trasferirsi in Italia''. La speranza è che il viaggio del Papa possa creare un'occasione per aprire un dialogo anche con gli ebrei: ''Nella nostra zona i rapporti con i musulmani sono ottimi. Ma con gli ebrei non abbiamo nessun dialogo. Gli unici che incontriamo sono i soldati. E così nella nostra mente l'ebreo è il soldato. E' una situazione di guerra''. La parrocchia di Beit Sahour ha anche consegnato a Papa Ratzinger una lettera, firmata lo scorso 8 marzo da molti cristiani palestinesi, che chiede al Pontefice di non dimenticare, in occasione del suo pellegrinaggio, ''il grado di prostrazione, umiliazione e oppressione che i cristiani, in quanto palestinesi, vivono da decenni soprattutto nei Territori occupati''. ''Non è più questo - è la conclusione - il tempo di parlare di 'processo di pace'. Questa è l'ora della pace. L'ora di restituire la libertà ai prigionieri, la terra ai proprietari, la sicurezza a tutti''. Un appello per la pace condiviso anche da don Faysal, che conclude chiedendo a tutti cristiani: ''Veniteci a trovare, come il Papa''.