lunedì 3 agosto 2009

Benedetto XVI: la bellezza vincerà il male e l'oscurità del mondo se avremo fede nel bene. La musica unica lingua che tutti possono capire

La musica come unica lingua che unisce l'umanità, divisa come la torre biblica di Babele, e che preconizza la vittoria di Dio, della bellezza e della bontà nel mondo. E' l'immagine utilizzata dal Papa a conclusione del concerto eseguito ieri in suo onore da un'orchestra bavarese, a Castel Gandolfo. Un'esecuzione apprezzata da Benedetto XVI, che si è rammaricato "dopo un concerto così bello" di non poter applaudire i musicisti a causa del gesso che gli immobilizza il polso destro. "Purtroppo, dopo gli avvenimenti della Torre di Babele, le lingue ci separano, creano barriere", ha detto il Papa. "Ma in questa ora abbiamo visto e sentito che c'è una parte del mondo non distrutta anche dopo la Torre e la superbia di Babele: è la musica, una lingua che noi tutti possiamo capire, che colpisce il cuore di noi tutti. E questo per noi non è solo una garanzia che la bontà, la bellezza della creazione di Dio non è distrutta, che noi siamo chiamati e capaci di lavorare per il bene, per il bello, ma è anche una promessa che il mondo futuro verrà, che Dio vince, che la bellezza e la bontà vincono". Salutando in tedesco gli artisti della Orchestra da Camera bavarese di Bad Bruckenau, diretta dall'oboista Albrecht Mayer, il Papa ha speso parole di elogio per lo strumento dell'oboe, secondo cui in esso può "fluire un intero cosmo musicale: l'abissalmente profondo e l'allegria, il serio e il faceto, l'alto e l'umile", rilevando "quanto sia straordinario che in siffatto pezzettino di Creazione si nasconda una grande promessa, se il maestro è capace di mantenerla". "Questo significa – ha aggiunto - che tutta la Creazione è piena di promesse e che è dato all’Uomo di sfogliare almeno qualche pagina di questo libro di promesse" usando "non soltanto le forze della ragione" ma anche quelle del cuore per "andare a ricercare le promesse più profonde". Ha poi descritto il fascino delle musiche ascoltate con la capacità quasi evangelica dei compositori di “tirar fuori dai loro tesori il vecchio e il nuovo” portando “a nuova luce le potenzialità di quanto già era stato donato”. “Un’ora di paradiso” - ha definito quindi la serata concertistica – che ha permesso di gustare “l’incontaminata bellezza e bontà della Creazione". "E questa – ha detto - non è una fuga dalle miserie di questo mondo e della quotidianità, perché noi possiamo far fronte al male e all’oscurità soltanto se crediamo nel bene, e riusciremo a credere al bene soltanto se lo potremo sperimentare e vivere come una realtà".

Apcom, Radio Vaticana