Rajiv Janine (nella foto con Benedetto XVI), diciottenne dello Sri Lanka, ha realizzato il suo sogno: presentarsi in piedi davanti al Papa, stringergli le mani, ricevere una carezza. Per un incidente ferroviario gli avevano amputato braccia e gambe. Una gara di solidarietà tutta italiana ha consentito di trovare i non pochi soldi necessari per le protesi. E ieri, al termine dell'Udienza generale a Castel Gandolfo, Rajiv ha finalmente incontrato il Papa. A Benedetto XVI il ragazzo ha raccontato la sua storia, chiedendo una benedizione non solo per stesso ma anche per il fratello che sta per diventare sacerdote e per la sorella suora nelle Filippine. Ad accompagnarlo la sorella più grande che non lo lascia mai per aiutarlo a vincere nella sua lotta per la vita. Secondo quanto rivelato da L'Osservatore Romano, il motore di questa operazione di solidarietà è stato don Giuseppe Iasso, parroco a Mercogliano in Irpinia, che da venticinque anni - ha detto al Papa dopo avergli presentato Rajiv - promuove iniziative per i poveri dello Sri Lanka. "Due villaggi, avamposti del dialogo interreligioso con buddisti, indù e musulmani, scuole, adozioni a distanza, ambulatori e ambulanze - spiega don Iasso - sono le nostre opere realizzate sempre in sintonia con le autorità civili e religiose”. “Sono progetti concreti e concordati con chi ha bisogno, non beneficenza fine a se stessa – osserva –. Tutto questo è possibile solo per la generosità degli italiani che ha raggiunto punte eccezionali dopo la tragedia dello tsunami che ha colpito lo Sri Lanka nel dicembre 2004". Anche i soldi per le protesi di Rajiv, dice il sacerdote, sono stati raccolti "mandando lettere e bussando alle porte dei parroci e delle famiglie. Alla fine i quarantamila euro sono arrivati. Tanti bambini hanno svuotato i loro salvadanai e un'anziana donna costretta sulla sedia a rotelle ci ha consegnato i risparmi di una vita". Riuscita l'operazione per le protesi, don Iasso ha preso carta e penna e in una lettera ha raccontato al Papa l'intera vicenda di Rajiv. "Gli ho aperto il mio cuore di sacerdote - confida - e Benedetto XVI ha voluto incontrare personalmente questo ragazzo per incoraggiarlo. La testimonianza di Rajiv, con la sua serenità nonostante il dolore e la disabilità, è per tutti coloro che soffrono un invito a non scoraggiarsi e a non perdere mai la speranza".Zenit