E’ stato “blindato” dalla sicurezza, ma, appena ha potuto, ha dato larghe dimostrazioni della sua benevolenza e umanità. Domenica Papa Ratzinger, nel giorno memorabile della sua visita nella Tuscia, tra Viterbo e Bagnoregio, è stato tutelato da oltre duecento uomini, tra tiratori scelti, artificieri e cani antisabotaggio, senza considerare i carabinieri e gli agenti delle forze dell’ordine viterbesi. Più che in divisa, si è preferito operare in borghese. Con gli investigatori viterbesi, hanno operato la Gendarmeria vaticana e l’Ispettorato di polizia del Vaticano. A dare un’idea delle misure adottate, quell’uomo, visto da tutti durante la Santa Messa a Valle Faul accanto al Papa, vestito da diacono, ma che era anche un superpoliziotto. Il risultato, alla fine, è stato uno dei migliori servizi per la sicurezza del Papa mai realizzati. Questo, però, ha avuto i suoi inconvenienti: “Il Papa - confida il capofacchino, Sandro Rossi - voleva venire sotto la Macchina. Ma non gli è stato possibile”. L’impeccabile sicurezza, infatti, l’ha portato via. Ogni volta che, al Papa, è stato dato di avere un contatto diretto con la gente - con le anziane, le suore sulle carrozzine, i piccoli facchini di Santa Rosa - si è visto quanto, della sua tenerezza e umanità, possa concedersi ai fedeli, anche se il contatto dura appena un istante. “Dona pace e serenità - dice una ragazza - anche a chi non crede”. Corriere di Viterbo