Di fronte al relativismo che domina la cultura contemporanea, serve una formazione che promuova l’uomo nella sua integralità: è l’esortazione di Benedetto XVI rivolta ai membri delle Pontificie Accademie, ricevuti stamani in occasione della loro XIV Seduta Pubblica, incentrata sul tema “La formazione teologica del presbitero”. Nell’ambito dell’evento, è stato consegnato il Premio delle Pontificie Accademie, a nome del Papa, al dr. John R. Mortensen, dell’Università americana di Cheyenne. “L’odierna cultura – ha osservato Benedetto XVI - risente fortemente di una visione dominata dal relativismo e dal soggettivismo”. Ed ha denunciato quei “metodi e atteggiamenti talora superficiali e perfino banali, che danneggiano la serietà della ricerca e della riflessione”. Per questo, è stato il suo richiamo, si fa “urgente e necessario” ricreare le condizioni essenziali “di una reale capacità di approfondimento nello studio e nella ricerca”. In tale contesto, le Pontificie Accademie devono favorire una formazione “che promuova l’uomo nella sua integralità e completezza”. “Alla carenza di punti di riferimento ideali e morali, che penalizza particolarmente la convivenza civile e soprattutto la formazione delle giovani generazioni, deve corrispondere un’offerta ideale e pratica di valori e di verità, di ragioni forti di vita e di speranza, che possa e debba interessare tutti, soprattutto i giovani”. “Tale impegno – ha sottolineato – deve essere particolarmente cogente nell’ambito della formazione dei candidati al ministero ordinato, come esige l’Anno Sacerdotale e come conferma la felice scelta di dedicargli la vostra annuale Seduta Pubblica”. Il Papa ha così constatato che “la cultura contemporanea e, ancor più gli stessi credenti” sollecitano continuamente “la riflessione e l’azione della Chiesa nei vari ambiti in cui emergono nuove problematiche”, specie nella ricerca filosofica e teologica propria delle Pontificie Accademie: “In questi delicati spazi di ricerca e di impegno, siete chiamati a offrire un contributo qualificato, competente e appassionato, affinché tutta la Chiesa, e in particolare la Santa Sede, possa disporre di occasioni, di linguaggi e di mezzi adeguati per dialogare con le culture contemporanee e rispondere efficacemente alle domande e alle sfide che l’interpellano nei vari ambiti del sapere e dell’esperienza umana”. Ricordando l'incontro con gli artisti in Cappella Sistina, lo scorso 21 novembre, il Papa ha definito "delicato e importante" il "dialogo tra la fede cristiana e la creatività artistica". Nel loro compito, ha poi affermato, le Pontificie Accademie possono ispirarsi al modello, “sempre attuale”, di San Tommaso d’Aquino di cui ricorre oggi la memoria liturgica: “Egli, infatti, riuscì ad instaurare un confronto fruttuoso sia con il pensiero arabo, sia con quello ebraico del suo tempo, e, facendo tesoro della tradizione filosofica greca, produsse una straordinaria sintesi teologica, armonizzando pienamente la ragione e la fede”. Il “Doctor Angelicus”, ha soggiunto il Papa, “lasciò già nei suoi contemporanei un ricordo profondo e indelebile, proprio per la straordinaria finezza e acutezza della sua intelligenza e la grandezza e originalità del suo genio, oltre che per la luminosa santità della vita”. Fiduciosi nella possibilità della “ragione umana” e nella piena fedeltà all’immutabile deposito della fede, è stata la sua esortazione, occorre come fece San Tommaso d’Aquino, “attingere sempre alle ricchezze della Tradizione, nella costante ricerca della “verità delle cose”. “Per questo, è necessario che le Pontificie Accademie siano oggi più che mai Istituzioni vitali e vivaci, capaci di percepire acutamente sia le domande della società e delle culture, sia i bisogni e le attese della Chiesa, per offrire un adeguato e valido contributo e così promuovere, con tutte le energie ed i mezzi a disposizione, un autentico umanesimo cristiano”. All'inizio dell'udienza, l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Consiglio di Coordinamento tra Accademie Pontificie, ha rivolto un breve saluto a Benedetto XVI, nel quale ha evidenziato come l'incontro avvenga nella memoria di san Tommaso d'Aquino. Era stato proprio il grande domenicano nella Summa Theologiae a definire lo studio teologico come "un'impronta in noi della scienza divina". "Le Accademie Pontificie - ha detto il presule - già attraverso il loro numero settenario, simbolo biblico di perfezione, desiderano esprimere il loro anelito alla ricerca di una pienezza spirituale e intellettuale. L'immagine con cui potrebbero essere raffigurate - ha aggiunto - è quella dell'arcobaleno multicolore così come lo descriveva un sapiente biblico, il Siracide". "In esso - ha spiegato - le iridescenze sono molteplici e variegate, ma insieme creano armonia. Tre, però, sono le principali fasce di colore che spiccano nell'arco simbolico di queste sette istituzioni pontificie". Ecco allora che monsignor Ravasi ha presentato al Papa le sette realtà da lui coordinate: "C'è innanzitutto la teologia, che anima ben quattro Accademie: da quelle di San Tommaso d'Aquino e di Teologia - quest'ultima sta celebrando proprio in questi giorni il suo quinto Forum Internazionale sul tema della luce, Lumen Christi - alle due che si collegano più specificamente alla mariologia. C'è, poi, l'orizzonte delle Accademie che risalgono alle nostre radici storiche e spirituali attraverso l'archeologia e la memoria dei martiri cristiani delle origini. Infine, ecco l'arte in tutta la ricchezza delle sue forme espressive, esaltata dalla più antica Accademia presente, quella dei Virtuosi al Pantheon". Riferendosi nuovamente al Dottore Angelico, l'arcivescovo ha ricordato come "egli confessava che "tra gli impegni a cui si possa dedicare un uomo, nessuno è più perfetto, più sublime, più fruttuoso e più dolce della ricerca della Sapienza". Ed esortando al rigore dell'analisi, ammoniva che "il sapiente onora l'intelletto perché, tra le realtà umane, è quella a cui Dio riserva l'amore più intenso". Per questo invocava Dio di "penetrare le tenebre del mio intelletto con un raggio della tua luce, allontanando da me le doppie tenebre in mezzo alle quali sono nato, quelle del peccato e dell'ignoranza"". Da qui la conclusione di monsignor Ravasi che "per rendere più viva, creativa e feconda questa ricerca della Sapienza, che è frutto di intelligenza, di fede e di amore", le Accademie attendono la parola del Papa per "ispirare" un nuovo "inizio, guidarne il progresso e coronare la fine".
Radio Vaticana, L'Osservatore Romano