venerdì 8 gennaio 2010

Natale 2009. Nel Magistero di Benedetto XVI la grandezza di un Dio che si fa Bambino e l'invito a tornare piccoli per accoglierlo nei nostri cuori

Amore e luce: è il binomio che ricorre costantemente nelle omelie ed Angelus di Benedetto XVI nelle celebrazioni natalizie di quest’anno. Dalla Messa della Notte all’Epifania, il Papa mostra ai fedeli la grandezza di un Dio che si fa Bambino. E ci invita a tornare noi stessi piccoli, umili per accogliere la luce del Signore nel nostro cuore.
A Natale, celebriamo la forza di un Bambino che irradia con la sua luce d’amore tutta l’umanità. Nella Messa della Notte, il Papa invita l’uomo di oggi a far spazio a questo amore, ad accogliere Dio, ad affrettarsi come i pastori diretti a Betlemme: "Dio è importante, la realtà più importante in assoluto nella nostra vita. Proprio questa priorità ci insegnano i pastori. Da loro vogliamo imparare a non lasciarci schiacciare da tutte le cose urgenti della vita quotidiana. Da loro vogliamo apprendere la libertà interiore di mettere in secondo piano altre occupazioni – per quanto importanti esse siano – per avviarci verso Dio, per lasciarlo entrare nella nostra vita e nel nostro tempo” (24 dicembre 2009: Santa Messa della Notte nella Solennità della Natività del Signore).
Nella Notte di Natale, afferma ancora il Papa, assistiamo alla novità straordinaria di una Parola che si è fatta carne in un piccolo bambino inerme: "Il segno di Dio, il segno che viene dato ai pastori e a noi, non è un miracolo emozionante. Il segno di Dio è la sua umiltà. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo; diventa bambino; si lascia toccare e chiede il nostro amore. Quanto desidereremmo noi uomini un segno diverso, imponente, inconfutabile del potere di Dio e della sua grandezza. Ma il suo segno ci invita alla fede e all’amore, e pertanto ci dà speranza: così è Dio" (24 dicembre 2009: Santa Messa della Notte nella Solennità della Natività del Signore).
E il giorno dopo, nel messaggio natalizio, il Papa mette l’accento sulla luce che promana dalla grotta di Betlemme, una luce di speranza che squarcia le tenebre: “La luce del primo Natale fu come un fuoco acceso nella notte. Tutt’intorno era buio, mentre nella grotta risplendeva la luce vera ‘che illumina ogni uomo’ (Gv 1,9). Eppure tutto avviene nella semplicità e nel nascondimento, secondo lo stile con il quale Dio opera nell’intera storia della salvezza. Dio ama accendere luci circoscritte, per rischiarare poi a largo raggio” ("Urbi et Orbi" - Natale 2009).
Questo amore, questo Bambino, ribadisce il Santo Padre, la Chiesa non lo tiene per sé ma lo offre a quanti lo cercano con cuore sincero. E il 26 dicembre, memoria di Santo Stefano protomartire, ricorda che quel Bimbo, che vagisce nella mangiatoia, chiede a ognuno di noi di testimoniare con coraggio il suo Vangelo, anche a costo della propria vita. Il giorno dopo, nella Solennità della Santa Famiglia, il Papa sottolinea dunque che, con la nascita di Gesù, la famiglia umana diventa icona di Dio. Un Dio-amore che ha cambiato il corso della storia dell’uomo.
"Con l’incarnazione del Figlio di Dio, l’eternità è entrata nel tempo, e la storia dell’uomo si è aperta al compimento nell’assoluto di Dio. Il tempo è stato - per così dire - 'toccato' da Cristo, il Figlio di Dio e di Maria, e da lui ha ricevuto significati nuovi e sorprendenti: è diventato tempo di salvezza e di grazia" (31 dicembre 2009: Celebrazione dei Vespri e Te Deum di ringraziamento per l'anno trascorso).
Proprio Maria, osserva il Papa il primo gennaio nella Solennità della Madre di Dio, è la prima a vedere il volto di Dio, “fatto uomo nel piccolo frutto del suo grembo”: “La madre ha un rapporto tutto speciale, unico e in qualche modo esclusivo con il figlio appena nato. Il primo volto che il bambino vede è quello della madre, e questo sguardo è decisivo per il suo rapporto con la vita, con se stesso, con gli altri, con Dio; è decisivo anche perché egli possa diventare un ‘figlio della pace’” (1° gennaio 2010: Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio).
L’umiltà di Maria e l’umiltà dei Magi, che si inginocchiano davanti al Bambino nella mangiatoia, dopo un lungo viaggio alla ricerca della verità. Manca oggi, avverte il Papa nella Solennità dell’Epifania, “la capacità evangelica di essere bambini nel cuore, di stupirsi, e di uscire da sé per incamminarsi sulla strada che indica la stella, la strada di Dio”.
“Alla fine, quello che manca è l'umiltà autentica, che sa sottomettersi a ciò che è più grande, ma anche il coraggio autentico, che porta a credere a ciò che è veramente grande, anche se si manifesta in un Bambino inerme…Vogliamo, allora, chiedere a Lui di darci un cuore saggio e innocente, che ci consenta di vedere la stella della sua misericordia, di incamminarci sulla sua strada, per trovarlo ed essere inondati dalla grande luce e dalla vera gioia che egli ha portato in questo mondo” (6 gennaio 2010: Solennità dell'Epifania del Signore).

Radio Vaticana