giovedì 4 febbraio 2010

Gli interventi di Hans Pöttering e del card. Cordes alla conferenza stampa di presentazione del Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2010

L’Europa ha bisogno di “un nuovo spirito di solidarietà”, perché quest’ultima, nel mondo globalizzato e ancora gravato da povertà ed emergenze, deve trovare un “più giusto” equilibrio con i principi di libertà e uguaglianza. Ad affermarlo è stato Hans-Gert Pöttering, presidente emerito del Parlamento europeo e presidente della Fondazione “Konrad Adenauer”, al quale questa mattina nella Sala stampa vaticana è spettato l’onere di aprire gli interventi di presentazione del Messaggio del Papa per la Quaresima 2010 sul tema "La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo" (Rm 3, 21-22). Accanto a lui, il card. Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. “La solidarietà è il nuovo nome della pace”. La parafrasi della celebre frase di Paolo VI – che nel 1967 aveva scritto nella "Populorum progressio" “lo sviluppo è il nuovo nome della pace” – condensa il senso dell'intervento di Pöttering. La sua, come ha detto in apertura, è stata una riflessione sulle “diverse implicazioni politiche della lezione cristiana sulla giustizia”. Osservando come il crollo del sistema socialista di fine Novecento abbia dato spessore all’affermazione di Benedetto XVI per cui una forma di giustizia distributiva “svincolata dalla fede in Dio diventa ideologica”, Pöttering ha messo in chiaro che un principio trascurato dall’Europa nella sua crescita verso la libertà e l’uguaglianza è stato quello della fraternità: “Politicamente, si parla di 'solidarietà'. Teologicamente, abbiamo sempre parlato di carità. In queste parole - la carità, la solidarietà, la fraternità – si trova la chiave per una vera comprensione delle responsabilità dei cristiani nel mondo - una comprensione che è adeguata alla nostra epoca di globalizzazione. Solidarietà o carità implicano la responsabilità di difendere e tutelare la dignità universale di ogni essere umano in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi circostanza”. “Se vogliamo conservare la libertà, e se vogliamo aumentare la giustizia, allora – ha proseguito Pöttering – dobbiamo mettere il valore della fraternità e della solidarietà al centro del nostro pensiero politico”, si deve trasformarli in “progetto politico”. Tuttavia, ha ammesso, “il potere della solidarietà è piuttosto sbiadito all'interno dell'Europa dopo la riunificazione”. “Somme inimmaginabili”, ha affermato il presidente emerito dell’Europarlamento, sono state investite dagli Stati per fronteggiare la crisi finanziaria e di conseguenza, ha constatato, “l'attuazione della carità lascia molto a desiderare, soprattutto nella lotta contro la fame nel mondo”. Per questo, ha soggiunto: “L'Europa e la comunità internazionale hanno l'obbligo morale di assumere ulteriori responsabilità. Il 2010 come ‘Anno europeo per la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale’ offre la cornice ideale per un più forte ed efficace impegno dell'Unione Europea a fare di più per i più poveri del pianeta”. Ed è proprio qui, ha asserito Pöttering, “che la politica ha adottato il Messaggio quaresimale del Santo Padre: abbiamo bisogno di un nuovo spirito europeo di solidarietà”. Una solidarietà, ha ribadito, che “deve essere concreta” specie nei confronti di quei due miliardi di persone che vivono con meno di un dollaro e mezzo al giorno. Come esempio, Pöttering ha citato – e invitato ad estendere in tutto il mondo – il progetto dell’Oms "Unitaid" che combatte Aids, malaria, tubercolosi e altre malattie in 93 dei Paesi più poveri grazie soprattutto alle entrate ottenute dal sovrapprezzo di uno o due dollari imposto da alcune compagnie aeree sul costo dei propri biglietti, che in poco più di tre anni ha permesso di raccogliere un miliardo e mezzo di dollari. D’altra parte, ha concluso Pöttering, la giustizia e la pace hanno bisogno che i popoli siano rispettosi l’un l’altro delle proprie convinzioni più profonde, a partire da quelle religiose: “Il rispetto reciproco all’interno di un dialogo interculturale non significa chiudere gli occhi davanti a insormontabili contrasti. Tuttavia, saremo in grado di fermare il fanatismo nel mondo del XXI secolo solo se priveremo i fanatici, che vogliono cambiare il mondo attraverso la violenza, dei pretesti spirituali grazie ai quali si possono manipolare le persone di buona volontà. Abbiamo quindi bisogno di un dialogo sincero di solidarietà tra cristiani e musulmani, tra cristiani ed ebrei”. Anche il card. Cordes ha sottolineato, presentando in sintesi il Messaggio del Papa, come il suo fulcro sia il tema della giustizia. La stessa il cui appello, ha detto, “risuona ovunque nel mondo” e che in molte parti è negata come ad esempio in Darfur, la cui crisi il porporato ha ricordato citando i resoconti ascoltati all’ultimo Sinodo sulla Chiesa africana. “Nel passato – ha affermato il presidente di Cor Unum – i cristiani erano tra i primi a farsi promotori di una maggiore giustizia”. E lo stesso accade oggi, ma per “entrare nella giustizia”, ha ripetuto con le parole di Benedetto XVI, è “necessario uscire da quell’illusione di autosufficienza…che è l’origine stessa dell’ingiustizia”. “La parola del Papa è soprattutto una sfida alla nostra volontà a fidarsi di Dio e a credere in Lui. Mette quindi a tema ciò che nella discussione generale sulla giustizia e sulla pace viene facilmente dimenticato o taciuto. A un tale auto-isolamento lontano da Dio – si potrebbe parlare di un ‘autismo dell’uomo causato dalla secolarizzazione’ – Papa Benedetto contrappone il suo fermo riferimento a Dio e la sua offerta di amore”. E poco dopo, rispondendo alle domande dei giornalisti, il card. Cordes ha ripreso un’osservazione del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, per ribadire come il Messaggio del Papa per la prossima Quaresima derivi dalla "Caritas in veritate", dove è già presente il tentativo di evidenziare la “relazione tra mondo politico e mondo ecclesiale”:“Le due forze devono collaborare e correggersi l'una con l'altra. Io vedo, anche in questo, di nuovo, questa prospettiva del Papa che è molto interessante e che finalmente è basata sul concetto dell’uomo e dove la ragione deve sempre raggiungere la fede e la fede deve raggiungere la ragione”.