domenica 11 luglio 2010

Il Papa: trasformare la nostra mentalità secondo la logica di Cristo, quella della carità. Dio è amore, rendergli culto significa servire i fratelli

"Da qualche giorno ho lasciato Roma per il soggiorno estivo di Castel Gandolfo. Ringrazio Dio che mi offre questa possibilità di riposo. Ai cari abitanti di questa bella cittadina, dove torno sempre volentieri, rivolgo il mio cordiale saluto". Con queste parole Papa Benedetto XVI ha aperto il suo primo Angelus dalla residenza pontificia di Castel Gandolfo dove si trova dal pomeriggio di mercoledì per trascorrere un periodo di riposo. Il Pontefice si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico per recitare l'Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti. Ispirato dal Vangelo odierno, il Papa si è soffermato sulla risposta che Gesu dà ad un dottore della Legge che gli chiede: “Maestro che cosa devo fare per ereditare la vita eterna? “Amare Dio con tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze, e amare il prossimo come se stessi”, risponde il figlio di Dio. Ma chi è il mio prossimo? Chiede ancora il dottore della Legge e Gesù risponde con la parabola del ‘buon Samaritano’, “per indicare – ha spiegato Benedetto XVI - che sta a noi farci ‘prossimo’ di chiunque abbia bisogno di aiuto”. “La parabola, pertanto, deve indurci a trasformare la nostra mentalità secondo la logica di Cristo, che è la logica della carità: Dio è amore, e rendergli culto significa servire i fratelli con amore sincero e generoso”. “Questo racconto evangelico – ha osservato il Papa - offre il ‘criterio di misura’, cioè “l’universalità dell’amore che si volge verso il bisognoso incontrato ‘per caso’, chiunque egli sia”. “Accanto a questa regola universale, vi è anche un’esigenza specificamente ecclesiale: che “nella Chiesa stessa, in quanto famiglia, nessun membro soffra perché nel bisogno”. Il cristiano dunque ha “‘un cuore che vede’ dove c’è bisogno di amore, e agisce in modo conseguente”. "Affidiamo alla Vergine Maria il nostro cammino di fede - ha detto ancora il Pontefice - e, in particolare, questo tempo di vacanze, affinché i nostri cuori non perdano mai di vista la Parola di Dio e i fratelli in difficoltà".
Benedetto XVI ha quindi ricordato San Benedetto da Norcia, patrono d'Europa e del suo pontificato. La folla di pellegrini nel cortile del Palazzo Apostolico ha salutato con un lungo applauso la ricorrenza dell'onomastico del Papa. E un gruppo di suore ha intonato 'Buon onomastico Santità'. "Desidero anche ricordare che oggi la Chiesa fa memoria di San Benedetto da Norcia, padre e legislatore del monachesimo occidentale - ha aggiunto -. Egli, come narra San Gregorio Magno, 'fu un uomo di vita santa...di nome e per grazia'. 'Scrisse una Regola per i monaci, specchio di un magistero incarnato nella sua persona: infatti il santo non poté nel modo più assoluto insegnare diversamente da come visse'. Il Papa Paolo VI proclamò San Benedetto Patrono d'Europa il 24 ottobre 1964, riconoscendone l'opera meravigliosa svolta per la formazione della civiltà europea". "Il suo motto 'ora et labora' - ha detto il Pontefice su San Benedetto nei saluti in lingua polacca - è una risposta adeguata alla domanda che abbiamo udito nell'odierna Santa Messa: 'Maestro, che cosa devo fare per avere la vita eterna?'. Il nostro lavoro e la nostra preghiera ci conducano a un gioioso incontro con Dio, che sarà la nostra ricompensa nell'eternità".

Apcom, Radio Vaticana