giovedì 21 ottobre 2010

Mons. De Paolis: abbandonare sospetti e diffidenze e operare per il bene della Legione di Cristo, senza attardarsi sul passato e alimentare divisioni

Mons. Velasio De Paolis, il 'delegato pontificio' incaricato di controllare il rinnovamento della Legione dopo la fine della visita apostolica voluta da Papa Ratzinger, che sarà creato cardinale nel prossimo Concistoro, in una lettera sul ''cammino da percorrere'' indirizzata ai Legionari di Cristo e ai membri consacrati del Regnum Christi, il movimento laicale collegato alla Legione, scrive che il Papa, ''avviando questa nuova fase del cammino, ha rinnovato la sua fiducia nella Congregazione'', decidendo di farle continuare il suo percorso malgrado gli scandali e promuovendone la ''ricostruzione'' dall'interno. ''Tale fiducia - osserva il delegato di Benedetto XVI - potrà avere esito positivo solo se ad essa seguirà la fiducia dei Legionari, che sono caldamente invitati ad abbandonare sospetti e diffidenze e ad operare fattivamente e positivamente per il bene della Legione, senza attardarsi ancora sul passato e senza alimentare divisioni. Dopo la fase della visita apostolica, è seguita quella nuova della ricostruzione e del rinnovamento. E' quella nella quale siamo invitati ad inserirci''. Per i Legionari di Cristo si ''prospetta la necessità di una commissione di avvicinamento di coloro che in qualche modo avanzano pretese nei confronti della Legione''. Dopo gli scandali emersi sulla vita del fondatore della Legione, Marcial Maciel Degollado, che aveva abusato per decenni dei seminaristi oltre ad avere una 'vita parallela' che ha lasciato figli in varie parti del mondo, numerose vittime di abusi da parte di Maciel si sono fatti avanti per chiedere risarcimenti economici alla Legione; tra questi anche uno dei presunti figli del fondatore. Adesso, De Paolis annuncia di voler stabilire un gruppo di lavoro per coordinare tutte queste richieste centralmente. Sarà necessaria anche ''una commissione per i problemi di ordine economico''. ''Nella vicenda dei Legionari di Cristo si sta vivendo una specie di paradosso - scrive De Paolis -. Per gli Istituti religiosi in genere si lamenta che in nome del rinnovamento postconciliare richiesto dal Concilio, è venuta a mancare la disciplina e il senso dell'autorità, con una certa rilassatezza anche nella pratica dei consigli evangelici e con una crisi vocazionale impressionante, nonostante la ricchezza della teologia sulla vita religiosa che si è sviluppata in questo periodo; per i Legionari invece si tratta di aprirsi di più a questo rinnovamento postconciliare della disciplina e dell'esercizio dell'autorità''. Per De Paolis, ''il pericolo di andare oltre il segno e di innescare un meccanismo di disimpegno disciplinare e spirituale è reale; e serpeggia particolarmente tra qualche sacerdote o religioso. Questo pericolo è temuto dallo stesso Superiore Generale, il quale, esprimendo al Papa il suo impegno di obbedienza e di fedeltà, chiedeva però che l'istituto in questo cammino di rinnovamento sia preservato da questo pericolo, ossia dal pericolo che l'impegno per il rinnovamento si trasformi in indisciplinatezza e rilassatezza''. Di fronte alle rivelazioni sulla vita del fondatore, la ''grande maggioranza dei Legionari'' ha ''reagito positivamente riaffermando la gratitudine a Dio per la loro vocazione e scoprendo il tanto bene che la Legione aveva pure compiuto e sta tuttora compiendo''. ''La Legione del resto - scrive il commissario pontificio - è stata approvata dalla Chiesa e non può non essere ritenuta opera di Dio, al servizio del Suo Regno e della Chiesa. Le responsabilità del Fondatore non possono essere trasferite semplicemente sulla stessa Legione de Cristo''. Quanto al rapporto tra il suo carismatico fondatore e la stessa Legione, definita una ''questione molto delicata'', De Paolis afferma che ''la mancata distinzione tra norme costituzionali e norme di diritto ha forse nociuto all'individuazione del carisma stesso'' dell'ordine. ''Ma sembra innegabile - aggiunge - che esso risulta sufficientemente chiaro e preciso, ed e' quanto mai attuale. Si impone una riflessione ed approfondimento''. Il delegato affronta anche il complesso capitolo delle delle responsabilità dirette dei collaboratori di Maciel, oggi alla guida della Congregazione. ''Una difficoltà è ritornata più volte e da più parti - scrive De Paolis - secondo la quale gli attuali superiori non potevano non conoscere le colpe del Fondatore. Tacendole essi avrebbero mentito. Ma si sa che il problema non è tanto semplice''. ''Le diverse denuncie pubblicate sui giornali fin dagli anni 1990 erano ben note - prosegue - anche ai superiori della Congregazione. Ma altra cosa è avere le prove della fondatezza e più ancora la certezza di esse. Questa è avvenuta solo molto più tardi e gradualmente. In casi simili la comunicazione non è facile. Si impone l'esigenza di ritrovare la fiducia, per la necessaria collaborazione''. De Paolis ribadisce che ''i superiori rimangono in carica a norma delle costituzioni'' e che ''essi devono procedere in armonia con lo stesso Delegato Pontificio'' che 'commissaria' l'ordine. ''Ciò significa - chiarisce - che la prima istanza per una trattazione dei problemi della stessa Legione sono i superiori, ai quali i religiosi sono pertanto invitati prima di tutto a rivolgersi'' ma, sottolinea, anche che i superiori ''sono chiamati ad organizzare, stimolare, suscitare e impegnare tutti, attivamente e ordinatamente'' nel ''rinnovamento'' della Congregazione. ''A me pare - conclude de Paolis - che si può e si deve sperare in un positivo cammino di rinnovamento... Lo shock provocato dalle vicende del Fondatore è stato di un impatto terribile, in grado di distruggere la stessa Congregazione, come del resto tanti vaticinavano. Essa invece non solo sopravvive, ma è ancora quasi intatta nella sua vitalità''.