sabato 20 novembre 2010

Il Papa: nella Chiesa nessuno è padrone. La logica del chinarsi per lavare i piedi, del servizio, la logica della Croce alla base dell’autorità

Benedetto XVI ha presieduto questa mattina, in una Basilica di San Pietro gremita di fedeli, il Concistoro ordinario pubblico, il terzo del suo Pontificato, durante il quale ha creato 24 nuovi cardinali, portandone il Collegio a 203 membri, 121 dei quali elettori. Ai nuovi porporati, il Papa ha rammentato che il loro essere “singolari e preziosi collaboratori” del Successore di Pietro non è il coronamento di “una propria ambizione”, bensì un atto di umiltà e di servizio a Cristo e alla Chiesa. Nella Chiesa non vale il modello umano del dominio, ma la “logica del chinarsi a lavare i piedi”, la “logica del servizio”. Nell'omelia tutta improntata al senso del nuovo ministero che da oggi sono chiamati ad assumere, Benedetto XVI ha ricordato la radice di quel vincolo di “speciale comunione e affetto” che lega i nuovi porporati al Papa. Il Papa ha preso spunto dal brano evangelico per ricordare ai nuovi cardinali quale deve essere lo stile di vita della comunità cristiana basata sulla carità, “il tessuto che unisce tutte le membra del Corpo di Cristo”. Nel testo evangelico letto durante la cerimonia “Gesù è in cammino verso Gerusalemme e preannunzia per la terza volta, indicandola ai discepoli, la via attraverso la quale intende portare a compimento l’opera affidatagli dal Padre: è la via dell’umile dono di sé fino al sacrificio della vita, la via della Passione, la via della Croce”. “Gesù, che conosce il cuore dell’uomo, non rimane turbato per questa richiesta, ma ne mette subito in luce la portata profonda: ‘voi non sapete quello che chiedete’; poi guida i due fratelli a comprendere che cosa comporta mettersi alla sua sequela”. Qual è allora la via che deve percorrere chi vuole essere discepolo? “E’ la via del Maestro, è la via della totale obbedienza a Dio”, ha spiegato il Santo Padre.
D’altra parte, “neppure sperimentare il calice della sofferenza e il battesimo della morte dà diritto ai primi posti, perché ciò è ‘per coloro per i quali è stato preparato’, è nelle mani del Padre Celeste; l’uomo non deve calcolare, deve semplicemente abbandonarsi a Dio, senza pretese, conformandosi alla sua volontà”. Benedetto XVI ha poi affermato: “Ogni ministero ecclesiale è sempre risposta ad una chiamata di Dio, non è mai frutto di un proprio progetto o di una propria ambizione, ma è conformare la propria volontà a quella del Padre che è nei Cieli, come Cristo al Getsèmani. Nella Chiesa nessuno è padrone, ma tutti sono chiamati, tutti sono inviati, tutti sono raggiunti e guidati dalla grazia divina”. La disputa tra Giacomo e Giovanni per il primato e l’indignazione degli altri Apostoli, ha osservato ancora il Papa, “sollevano una questione centrale a cui Gesù vuole rispondere: chi è grande, chi è ‘primo’ per Dio?”. “Anzitutto – ha precisato Benedetto XVI - lo sguardo va al comportamento che corrono il rischio di assumere ‘coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni’: ‘dominare ed opprimere’. Gesù indica ai discepoli un modo completamente diverso: ‘Tra voi, però, non è così’. La sua comunità segue un’altra regola, un’altra logica, un altro modello: ‘Chi vuole diventare grande tra di voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra di voi sarà schiavo di tutti’”. “Il criterio della grandezza e del primato secondo Dio non è il dominio, ma il servizio; la diaconia è la legge fondamentale del discepolo e della comunità cristiana, e ci lascia intravedere qualcosa della ‘Signoria di Dio’".
"E’ un messaggio che vale per gli Apostoli, vale per tutta la Chiesa, vale soprattutto per coloro che hanno compiti di guida nel Popolo di Dio. Non è la logica del dominio, del potere secondo i criteri umani, ma la logica del chinarsi per lavare i piedi, la logica del servizio, la logica della Croce che è alla base di ogni esercizio dell’autorità. In ogni tempo la Chiesa è impegnata a conformarsi a questa logica e a testimoniarla per far trasparire la vera "Signoria di Dio", quella dell’amore”. “Venerati Fratelli eletti alla dignità cardinalizia – ha dichiarato il Santo Padre, rivolgendosi ai nuovi porporati -, la missione, a cui Dio vi chiama quest’oggi e che vi abilita ad un servizio ecclesiale ancora più carico di responsabilità, richiede una volontà sempre maggiore di assumere lo stile del Figlio di Dio, che è venuto in mezzo a noi come colui che serve. Si tratta di seguirlo nella sua donazione d’amore umile e totale alla Chiesa sua sposa, sulla Croce: è su quel legno che il chicco di frumento, lasciato cadere dal Padre sul campo del mondo, muore per diventare frutto maturo”. Per questo “occorre un radicamento ancora più profondo e saldo in Cristo. Il rapporto intimo con Lui, che trasforma sempre di più la vita in modo da poter dire con san Paolo ‘non vivo più io, ma Cristo vive in me’, costituisce l’esigenza primaria perché il nostro servizio sia sereno e gioioso e possa dare il frutto che si attende da noi il Signore”. Domani, il Pontefice, durante la concelebrazione nella solennità di Cristo Re, consegnerà ai nuovi cardinali l’anello. “Sarà un’ulteriore occasione – ha sostenuto il Benedetto XVI - nella quale ‘lodare il Signore, che rimane fedele per sempre’”. “Il suo Spirito – ha concluso - sostenga i nuovi porporati nell’impegno di servizio alla Chiesa, seguendo il Cristo della Croce anche, se necessario, usque ad effusionem sanguinis”, pronti sempre “a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi”.

Radio Vaticana, AsiaNews, SIR