mercoledì 24 novembre 2010

Il Papa: un grande beneficio per la Chiesa dalla maternità spirituale di tante donne. Il Vecchio Continente non dimentichi mai le radici cristiane

Il Papa ha dedicato la catechesi dell'Udienza generale di questa mattina, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, a Santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, Patrona d’Italia e d’Europa. Benedetto XVI ricorda come Santa Caterina visse durante la travagliata epoca del XIV secolo, illuminando un periodo critico “per la vita della Chiesa e dell’intero tessuto sociale in Italia e in Europa”. “Anche nei momenti di maggiore difficoltà, il Signore non cessa di benedire il suo Popolo, suscitando Santi e Sante che scuotano le menti e i cuori provocando conversione e rinnovamento”. Caterina, terziaria domenicana e semi-analfabeta, era una mistica d’azione, tra estasi e missioni di pace nel continente europeo, ha ricordato il Papa, e “fece molto per sollecitare una riforma all’interno della Chiesa e per favorire la pace tra gli Stati”, tanto da spingere Giovanni Paolo II a nominarla compatrona d’Europa: “Il Vecchio Continente non dimentichi mai le radici cristiane, che sono alla base della convivenza, e continui ad attingere dal Vangelo i valori fondamentali che assicurano la giustizia e la concordia”. La “ricchezza” del suo insegnamento fu tale da indurre, inoltre, Paolo VI a dichiararla nel 1970 “dottore della Chiesa”, titolo che si aggiunse a quello di compatrona della città di Roma, assegnatale da Pio IX, e di patrona d’Italia, scelto per lei da Pio XII. Con le sue energiche esortazioni la Santa riuscì a far tornare i Papi a Roma da Avignone. Nello stesso tempo si dedicava ai più umili, i poveri, i malati, i carcerati. Attorno a Caterina, sottolinea Benedetto XVI, si andò costituendo una vera e propria famiglia spirituale e in molti la chiamavano “mamma”. “Anche oggi – ha aggiunto – la Chiesa riceve un grande beneficio dall’esercizio della maternità spirituale di tante donne, consacrate e laiche, che alimentano nelle anime il pensiero per Dio, rafforzano la fede della gente e orientano la vita cristiana verso vette sempre più elevate”. Come tanti Santi soffrì molto, in particolare a causa di diffidenze e incomprensioni nella sua stessa comunità. Durante una visione Gesù le donò un anello, visibile solo a lei, segno della sua intima unione con il Cristo. Successivamente avvenne il mistico scambio del cuore: “Il Signore Gesù le apparve con in mano un cuore umano rosso splendente, le aprì il petto, ve lo introdusse e disse: ‘Carissima figliola, come l’altro giorno presi il tuo cuore che tu mi offrivi, ecco che ora ti do il mio, e d’ora innanzi starà al posto che occupava il tuo’. Caterina ha vissuto veramente le parole di San Paolo, ‘...non vivo io, ma Cristo vive in me’”. “Come la Santa senese – afferma il Papa - ogni credente sente il bisogno di uniformarsi ai sentimenti del Cuore di Cristo per amare Dio e il prossimo come Cristo stesso ama”. Da questa dimensione cristocentrica, centro vitale di ogni autentica spiritualità, traeva il suo amore per l’Eucaristia, “straordinario dono di amore che Dio ci rinnova continuamente per nutrire il nostro cammino di fede”. Un altro tratto della spiritualità di Caterina, ha poi notato, è legato al dono delle lacrime: “Le lacrime esprimono una sensibilità squisita e profonda, capace di commozione e di tenerezza. Non pochi Santi hanno avuto il dono delle lacrime, rinnovando l’emozione di Gesù stesso, che non ha trattenuto e nascosto il suo pianto dinanzi al sepolcro dell’amico Lazzaro e al dolore di Marta e Maria, e alla vista di Gerusalemme, nei suoi ultimi giorni terreni...Secondo Caterina, le lacrime dei Santi si mescolano al Sangue di Cristo”. E proprio a partire dal suo amore per l’Eucaristia, “pur consapevole delle manchevolezze umane dei sacerdoti”, ebbe sempre un grandissimo rispetto per essi: “Essi dispensano, attraverso i Sacramenti e la Parola, la forza salvifica del Sangue di Cristo. La Santa senese ha invitato sempre i sacri ministri, anche il Papa, che chiamava ‘dolce Cristo in terra’, ad essere fedeli alle loro responsabilità, mossa sempre e solo dal suo amore profondo e costante per la Chiesa”. Prima di morire, a 33 anni, Caterina dice: ho avuto la singolarissima grazia di aver consumato e dato la vita nella Chiesa e per la Chiesa Santa: “Cari fratelli e sorelle, impariamo da Santa Caterina ad amare con coraggio, in modo intenso e sincero, Cristo e la Chiesa”.

Radio Vaticana, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa