venerdì 10 dicembre 2010

Cantalamessa: la fede nella vita eterna una delle condizioni di possibilità dell'evangelizzazione. La sua caduta soffoca e spegne la fede cristiana

Il “secondo scoglio che incontra l'evangelizzazione nel mondo moderno” è “la secolarizzazione”. Lo ha detto oggi padre Raniero Cantalamessa (nella foto con Benedetto XVI), predicatore della Casa Pontificia, nella sua seconda predica di Avvento tenuta questa mattina nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Papa. “La secolarizzazione – ha chiarito - è un fenomeno complesso e ambivalente. Può indicare l'autonomia delle realtà terrene e la separazione tra regno di Dio e regno di Cesare e, in questo senso, essa, non solo non è contro il Vangelo, ma trova in esso una delle sue radici profonde. Può, però, indicare anche tutto un insieme di atteggiamenti contrari alla religione e alla fede per il quale si preferisce usare il termine di secolarismo. Il secolarismo sta alla secolarizzazione come lo scientismo sta alla scientificità e il razionalismo alla razionalità”. Nella sua meditazione padre Cantalamessa ha preso il termine nel suo significato primordiale: “Secolarizzazione, come secolarismo, derivano infatti dalla parola ‘saeculum’ che nel linguaggio comune ha finito per indicare il tempo presente (‘l'eone attuale’, secondo la Bibbia), in opposizione all'eternità (l'eone futuro, o ‘i secoli dei secoli’, della Bibbia). In questo senso, secolarismo è un sinonimo di temporalismo, di riduzione del reale alla sola dimensione terrena”. “La caduta dell'orizzonte dell'eternità – ha spiegato padre Cantalamessa - ha sulla la fede cristiana l'effetto che ha la sabbia gettata su una fiamma: la soffoca, la spegne. La fede nella vita eterna costituisce una delle condizioni di possibilità dell'evangelizzazione”. Però, a poco a poco “è caduto sulla parola eternità l'oblio e il silenzio. Il materialismo e il consumismo hanno fatto il resto nelle società opulente, facendo perfino apparire sconveniente che si parli ancora di eternità fra persone colte e al passo con i tempi”. Tutto questo “ha avuto un chiaro contraccolpo sulla fede dei credenti che si è fatta, su questo punto, timida e reticente”. Qual è la conseguenza pratica di questa eclisse dell'idea di eternità? “Il desiderio naturale di vivere sempre, distorto, diventa desiderio, o frenesia, di vivere bene , cioè piacevolmente, anche a spese degli altri, se necessario”, ha osservato padre Cantalamessa. Comunque, la risposta più efficace al secolarismo “non consiste nel combattere l'errore contrario, ma nel far risplendere di nuovo davanti agli uomini la certezza della vita eterna, facendo leva sulla forza intrinseca che possiede la verità quando è accompagnata dalla testimonianza della vita”. Per il credente, “l'eternità non è solo una speranza, è anche una presenza. Ne facciamo l'esperienza ogni volta che facciamo un vero atto di fede in Cristo”. L'anelito all'eternità è il “desiderio più profondo, anche se represso, del cuore umano”. L'unica risposta valida a questo problema “è quella che si fonda sulla fede nell'incarnazione di Dio”.“Ci sono domande che gli uomini non cessano di porsi da che mondo è mondo e gli uomini di oggi non fanno eccezione: 'Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo'”. La fede rinnovata nell'eternità “non ci serve solo per l’evangelizzazione, cioè per l’annuncio da fare agli altri; ci serve, prima ancora, per imprimere un nuovo slancio al nostro cammino verso la santità”. “L’affievolirsi dell'idea di eternità agisce anche sui credenti, diminuendo in essi la capacità di affrontare con coraggio la sofferenza e le prove della vita”, ha concluso padre Cantalamessa.