Alla fine di febbraio verrà annunciato il successore del card. Dionigi Tettamanzi, che a quanto sembra ha inutilmente tentato di ottenere da Benedetto XVI un’ulteriore proroga al suo mandato a Milano. Tettamanzi è ufficialmente scaduto il 14 marzo 2009; è ancora arcivescovo di Milano, per cui è oltre un anno e mezzo, dal suo “limite” ufficiale, e aveva suggerito a Papa Ratzinger un altro periodo di prorogatio. Il Papa, secondo voci di Curia, non è rimasto contento, e ha dato disposizione che il Nunzio in Italia annunciasse con lettera all’arcivescovo il pensionamento nei primi mesi del 2011. Intanto è partita la corsa per la successione. L’ha aperta ufficialmente Tettamanzi, in realtà, chiedendo al neo cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, Gianfranco Ravasi, di tenere un pontificale nel duomo di Milano. In pratica, l’ha “lanciato” come suo successore. L'arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi gli ha rivolto questo saluto in Duomo: "Molti tra i presenti, o forse tutti, sacerdoti, persone consacrate, fedeli laici e anche non credenti - ha detto - hanno trovato in te, direttamente o tramite i tuoi scritti, un autentico maestro della Parola. Tu ci hai insegnato a vedere la Parola di Dio come il Verbo che si fa carne nella cultura dell'uomo. Partendo dalle parole, dai concetti, dai simboli, dai sentimenti, persino dai sogni degli uomini - con tutte le infinite sfumature che l'esperienza umana assume nel corso del tempo e nello spazio - Dio si è rivelato con la potenza della sua Parola”. In quella che è stata la sua prima uscita pubblica da cardinale, Ravasi ha voluto ricordare il suo legame con la città e la diocesi ambrosiana. "Sono felice di essere oggi qui in Duomo dove ho mosso i miei primi passi da sacerdote", ha detto parlando a braccio dal pulpito e ringraziando Tettamanzi per le parole di affetto che gli ha rivolto all'inizio della celebrazione. “Nella nostra città - ha affermato Ravasi parlando di Milano - ci sono dei bassifondi dove si annidano gli spettri del male”, ovvero “la solitudine, l'indifferenza, l'odio, le paure e in particolare la paura dell'altro, difficile da vincere e su cui spesso il nostro arcivescovo è intervenuto”. E ha concluso: “La mia diletta città potrebbe fare benissimo a meno di me, ma sono io che non posso fare a meno di essa perché mi pulsa nelle vene e nel sangue”. In Curia però si fa notare che il suo rapporto con la Milano-bene è sempre stato molto forte, mentre i contatti con le parrocchie e le altre realtà di base della più grande diocesi del mondo non sembravano così intensi. Ma Ravasi non è il solo candidato. Il segretario di stato, il card. Tarcisio Bertone, avrebbe un suo nome “in pectore”: quello di mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza. A un curriculum culturale molto interessante, che comprende L’Institut Catholique e la Sorbona, unisce l’origine piemontese, che lo rende certamente idoneo a Milano, e un rapporto con il Segretario di Stato, che fu suo vescovo a Vercelli per alcuni anni, e che lo ha consacrato vescovo il 16 febbraio del 2008 a Piacenza, dove ha iniziato il suo ministero episcopale. E il Papa che cosa pensa? Si adatterà a una delle due opzioni precostituite, oppure opterà per un suo candidato?
Marco Tosatti, San Pietro e dintorni